Sindaco, dicci cosa è accaduto veramente all'ENI
Il nuovo incidente verificatosi nei giorni scorsi all'interno dell'Eni, con la fuoriuscita di fumo nero dalle torce della Raffineria, ha fatto prendere carta e penna ai consiglieri comunali del Partito democratico (Dante Capriulo, Anna Rita Lemma, Gianni Fabrizio, Gianni Florido, Piero Bitetti, Enzo Di Gregorio e Vincenzo Baio) i quali hanno rivolto al sindaco Stefàno, al presidente del Consiglio comunale, Gina Lupo, e all'assessore all'Ambiente, Sebastiano Romeo, una interrogazione urgente con risposta scritta.
Nell'interrogazione, i sette consiglieri del Pd chiedono ai destinatari dell'iniziativa «di relazionare, per quanto a vostra conoscenza, su cosa sia precisamente accaduto nell'importante azienda di raffinazione sita nel Comune di Taranto» ma anche di spiegare «quali potenziali rischi si innescano in episodi del genere» e se «vi sono pericoli sanitari per la popolazione».
Non solo, i consiglieri comunali del Pd chiedono anche di poter sapere «a che punto è l'elaborazione del documento sui Rischi d'incidente rilevanti (Rir) di cui il Comune è a tutt'oggi sprovvisto». Come si ricorderà, nella mattinata del 6 ottobre le torce di emergenza della raffineria Eni sono entrate in funzione sprigionando fiamme altissime che, bruciando, producevano un fumo denso e nero che, sospinto dal vento, si è diretto verso la città. Contemporaneamente, nell'area interessata ma anche in molte zone della città, l'odore di gas era fortissimo.
Una situazione, la seconda verificatasi nel giro di poche settimane, che ha visto l'immediata reazione delle istituzioni e della magistratura. Le prime, hanno visto l'assessore regionale all'Ambiente, Michele Losappio, che ha deciso di convocare nei prossimi giorni un incontro con i responsabili dell'impianto petrolifero per capire la cause alla base dell'interruzione dell'energia elettrica e le misure adottate dalla direzione della raffineria. Ma anche a livello parlamentare va registrata l'interrogazione dell'onorevole Carmelo Patarino che al ministro all'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha chiesto di sapere quali sono le iniziative che si vogliono adottare «per affrontare, in maniera determinata e con intenti risolutivi, l'annosa questione che rappresenta una grave e pericoloso patologia con la quale è costretta a fare i conti la comunità ionica anche con pesanti costi di vite umane».
Ma anche la Procura di Taranto non è rimasta a guardare. Preso atto di quanto riportato dagli organi di stampa, il procuratore capo Francesco Sebastio ha dato il via ad un monitoraggio della situazione allo scopo di raccogliere quanti più elementi possibili per capire cosa sia realmente successo. E l'altro ieri il tribunale di via Marche è stato teatro di un incontro al quale sono intervenuti i responsabili dell'Arpa, dello Spesal, del Dipartimento di prevenzione dell'Asl e di un dirigente dello stesso stabilimento petrolifero. Quella avviata dalla magistratura non è una vera e propria inchiesta anche perchè al momento non è stata formulata ancora alcuna ipotesi di reato. Certo è che, comunque, nell'ufficio del prossimo procuratore capo sta prendendo corpo un ampio carteggio sull'intera vicenda.
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