«Non lasciate morire la città di cancro»
L’Ail non si occupa di problemi ambientali ma di assistenza agli ammalati, e casomai, quindi, del risvolto negativo che i problemi ambientali possono avere sulla salute. Lo precisa subito la presidente Paola D’Andria, mentre presenta la nuova iniziativa, a cura della sezione di Taranto dell’Associazione contro le Leucemie, i Linfomi e il Mieloma, ma supportata da più mani: Comitato per Taranto e PeaceLink, perché si tratta di un appello, perché si parla di emissioni di diossina. Dalle rilevazioni dell’Arpa Puglia, se a giugno 2007 l’Ilva produceva 2,4 nanogrammi per metro cubo d’aria, a febbraio 2008 si parlava di 7 nanogrammi per metro cubo.
“Il diritto alla salute è l’unico inalienabile e non comprimibile – recita l’appello -. Lo Stato italiano e gli Enti locali non possono restare inerti dinnanzi a questo scempio! Non lasciate che i cittadini di Taranto muoiano di cancro”.
L’appello si può firmare sul sito www.ail.taranto.it.
In tal modo è possibile unirsi alla richiesta inoltrata al presidente del Consiglio dei
Ministri, al Ministro dell’Ambiente e a tutti i rappresentanti italiani presso le Istituzioni Europee, a tutti i parlamentari e senatori, al presidente della Regione Puglia, al Prefetto, al presidente della Provincia e al Sindaco di Taranto: “Predisposizione, e brevissimo termine, di un monitoraggio 24 ore su 24, ad opera dell’Arpa Puglia, delle emissioni inquinanti degli impianti Ilva, Eni, della centrale Edison, dell’Eni Power e della Cementir. Riduzione, in applicazione della normativa comunitaria, attraverso la modifica del Dlgs 152/2006, o attraverso la stipula di specifici accordi d’intesa tra lo Stato, la Regione Puglia, Provincia e Comune, e i gestori degli impianti industriali.
Potenziamento del registro Tumori della Provincia Ionica, al fine di avere a disposizione dei dati di incidenza e mortalità per neoplasie ‘scientificamente rilevanti’. Non rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) all’Ilva se non dopo l’indicazione (produzione di dati e documenti) da parte della società, delle tecnologie utilizzate per prevenire o ridurre le emissioni inquinanti (in particolare benzene, PCDDPCDF –diossine- polveri metalliche e IPA), delle misure previste per controllare tali emissioni, e infine delle migliori tecniche disponibili utilizzate per prevenire o ridurre tali emissioni”.
Questa è una sfida iniziata tempo fa: già nel 2007 fu inoltrata una lettera alle istituzioni, cui non è seguita risposta alcuna, e dall’invio di massa di email di quei cittadini che hanno supportato la richiesta di prestare attenzione al caso di Taranto, inoltrate alla posta del parlamentare Paolo Guzzanti, unico effetto sortito è stato
sollevare una sorta di fastidio da parte di quest’ultimo, che ha “diffidato” dal continuare l’invio delle mail, vivendole come ‘aggressione fisica e violazione della privacy’, e definendola una strategia ‘imbecille e perdente’.
L’interesse scaturito, anche da parte della Regione e della Provincia, “è stato relativo all’intasamento della posta, non al problema da affrontare – ha spiegato Paola D’Andria -. Abbiamo iniziato un percorso con altre associazioni, e insieme abbiamo avuto l’idea della raccolta firme, avendo riscontrato, in occasione degli incontri con le istituzioni, una sorta di solitudine, la sensazione che eravamo lì a rappresentare solo noi stessi”. Comitato per Taranto, PeaceLink, Ail, vicendevolmente si supportano “rappresentando coloro che non possono dialogare con le istituzioni.
Da quando è partita l’iniziativa sono state raccolte già 7 mila firme, - 100 solo nella mattinata di ieri - per affrontare un problema di carattere sanitario”. In supporto ci sono “specialisti che hanno riscontrato dati oggettivi, è quindi un problema medico-sanitario posto anche da loro, che deve venire alla luce”.
Nell’ultimo numero della rivista ‘Obiettivo Salute’, come specifica il direttore Marcello De Stefano, “abbiamo pubblicato un’editoriale nel quale si invita Berlusconi a tenere il Consiglio dei Ministri qui a Taranto, come analogamente fatto a Napoli. Oltre che curare coloro che sono già ammalati, l’Ail si sforza di spingere tutti verso l’ottenimento di una città più vivibile”. D’Andria, concludendo riporta l’importanza del diritto alla salute: “Non chiediamo all’Ilva di andare via da Taranto, ma di funzionare
rispettando le regole, valide in tutto il mondo, e di rispettarle prima per i lavoratori poi per i cittadini: l’industria può convivere con il rispetto della salute e dell’ambiente. Che piaccia o no siamo la voce dei tarantini, e chiediamo questo”.
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