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«Scrivi che il vento sta cambiando»

Cronaca di una passeggiata nel centro storico in compagnia del Sindaco Palazzo tra buona amministrazione e propaganda.
17 ottobre 2008
Fonte: Extra Magazine - 17 ottobre 2008

Martina Franca
L’appuntamento era per le sedici e trenta davanti al Palazzo Ducale. Il sindaco Palazzo, accompagnato del fido Quero, dal capo dei vigili Cito, dall’agente Manzari, da Bruno, responsabile dell’igiene pubblica, dal famigerato Zippo del blog Liberamartina e dal sottoscritto, ha deciso di toccare con mano quello di cui tutti parlano: il degrado del centro storico. Un argomento che il nostro giornale ha già affrontato con un reportage del nostro collaboratore Lillo, ma che è arrivato alle orecchie del nostro novello Santommaso attraverso un blog.

Questo non significa che il nostro sindaco bazzichi la rete e i social network ma che grazie ad un particolare giro di contatti, la notizia che il nostro centro storico stia marcendo ha varcato finalmente le porte del Palazzo.

Sul blog Liberamartina è stato pubblicato lo stralcio di un giornale di annunci che come al solito conteneva l’offerta di servizi da parte di allegre signorine, alcune di queste site a Martina Franca. Questa è stata la goccia che ha permesso ai blogger di paragonare il centro storico martinese al quartiere a luci rosse di Amsterdam. A questo si deve poi aggiungere la drammatica testimonianza del consigliere Di Re che durante una passeggiata per le viuzze bianche durante una notte di estate ha visto un ragazzo drogarsi. Una serie di colpi che ha messo a dura prova la cattolicissima e perbenissima cittadina tarantina e il sindaco, in qualità dei rappresentante della popolazione, ha deciso di scendere in campo.

Prima tappa: Vico La Favorita
La prima tappa della passeggiata è stata in Vico La Favorita, dove gli abitanti, in particolare donne anziane, sono scese per strada per esporre al sindaco e alla delegazione comunale quello che secondo loro non andava. Sembrava che per anni avessero tenuto tutto dentro, e che finalmente potessero sfogarsi, raccontare a voce alta di situazioni insostenibili, cercare un conforto e finalmente una soluzione. Ci sono i drogati, che in un vicolo cieco nascosto alla vista, passano i pomeriggi e le sere a consumare droga. Per questo una signora non può scendere di casa. Poi la spazzatura, sacchetti lasciati agli angoli delle case che attirano topi e scarafaggi. Poi è stata segnalata una casa occupata, un appartamento di proprietà comunale che è stato abusivamente occupato da una famiglia e, dall’espressione fatta da Cito, si desume che fosse una cosa nota.

Seconda tappa: Via Cirillo
Il sindaco, spinto dal fido Quero, si attarda con una comitiva di turisti tedeschi che fanno i complimenti per la città. Dopo le foto di rito, si riparte alla scoperta dei misteri all’ombra del barocco.

Terza Tappa: Via Cavour
Passo dopo passo la situazione ormai pare chiara: il reale problema del centro storico è il traffico. Il paragone con il film di Benigni Johnny Stecchino appare scontato, infatti non lo faremo. Attraverso le attente osservazioni della carovana, si capisce che il secondo problema, in ordine di importanza è quello dell’igiene: troppa spazzatura per strada.

Quarta tappa: Via Arco Fumarola angolo Via Buonarroti
Altro crocicchio trafficato, altro capannello di gente. La strada che sale dall’arco di San Francesco, già porta di San Nicola, e che porta direttamente in Piazza Immacolata, è una delle più trafficate del paese vecchio. Le persone che fermano il sindaco sono molte e tutte con un problema diverso, spesso l’uno il contrario dell’altro. Veniamo bloccati e quindi rapiti da due ingegneri che hanno uno studio da quelle parti. Lontani dal traffico e dalla plebe, in questi saloni restaurati ed abbelliti con ornamenti kitsch, con parole forbite e precise, questi due ingegneri spiegano al sindaco cosa dovrebbe fare per risolvere i disagi incontrati finora, assicurando che, qualora l’amministrazione comunale decidesse di restaurare la porta di San Francesco, loro parteciperebbero alle spese.

Quinta tappa: chiesa di San Nicola fuori le mura
L’ultima stazione della Viacrucis ci porta fuori le mura del borgo antico, a vedere un’antica chiesa bizantina totalmente abbandonata, nascosta in un vicolo dalle parti di piazza Mario Pagano. A fianco ad essa c’è una costruzione anch’essa di una certa età, che non gode di ottima salute. Simbolo dell’abbandono e della noncuranza, queste due strutture, di un valore storico e artistico probabilmente ormai incalcolabile, giacciono come vivai per erbacce e topi, nell’oblio completo di chi dovrebbe recuperarle salvaguardarle e valorizzarle.

I fatti e la propaganda: non solo siringhe
È vero che il centro storico martinese è luogo di disagio e di situazioni particolari. Camminando per le vie bianche quello che salta all’occhio immediatamente è che è un microcosmo particolare, autonomo per certi versi. La città e i suoi problemi non penetrano all’interno, apparentemente, perché poi riflettendo ci accorgiamo che così non è.

Mentre una parte della carovana di San Tommaso cercava siringhe per dimostrare la presenza di drogati, non si accorgevano che alle loro spalle era in opera un ampliamento di una casa con blocchetti e cemento, uno dei modi meno indicati per rendere omaggio al tanto inflazionato barocco. Un muro di blocchetti nel centro storico è possibile per due cause: la prima è che l’Ufficio Tecnico abbia fatto un errore, la seconda è che, considerando il livello di imboscamento della zona, il costruttore potrebbe aver pensato di avere bisogno di autorizzazione.

Situazioni del genere ce ne sono tante, e tanti i brutti esempi da riportare, dalle porte di anticorodal dei più svariati colori ai portali di ingresso di stile dorico. Uno su tutti è l’albergo di un ex noto politico di spicco di Martina e della Provincia che, nel candore della casbah martinese, spicca con il suo giallo canarino proprio di fronte ad un pregevolissimo esempio di architettura bizantina. Ad esso, come se non bastasse, si accompagna lo sventramento di un’antica piazza per il posizionamento di una cabina elettrica sotterranea. E mentre i nostri rappresentanti avevano gli occhi chini a cercar droga, non si accorgevano che sulle loro teste si ergevano arroganti le migliori forme di abusivismo e di scempio.

Questo per la mancanza di controlli, da una parte e dall’altra, la gravissima mancanza di regolamentazione edilizia, tipica forma di Alzheimer martinese. La mancanza di un piano regolatore, impedisce non solo il rispetto della tipologia di abitazione locale, ma rende inutili qualsiasi estemporaneo intervento in campo viabilistico e in quello della raccolta dei rifiuti. Se da un lato i cittadini residenti nel centro storico hanno diritto di parcheggiare la macchina nelle più immediate vicinanze della loro abitazione, dall’altro non è possibile assistere a gare di corsa tra i vicoli e a parcheggi improvvisati.

Chi partecipava alla Viacrucis, ripeteva a gran voce parole come ZTL (zona a traffico limitato) e gravi sanzioni, ma senza una pianificazione, un lavoro a monte, rimane tutto solo teoria. Lo stesso vale per i rifiuti: non esiste nel centro storico un solo cestino dove gettare una carta, una cicca, una bottiglietta d’acqua. A parte tre cestini sistemati in prossimità del Palazzo ducale e altri tre vicino San Martino, nel resto della città vecchia è meglio non avere nulla da buttare.

Metafisica del problema
Tutti ci tenevano a sottolineare che non è colpa degli albanesi. Non solo, si correggevano in seguito. A parte questo momento di buonismo e di integrazionismo da Porta a Porta, la presenza dei cittadini extracomunitari ha un poco ravvivato le vie del borgo, destinate altrimenti all’abbandono totale. Non solo, ma la loro presenza, la presenza delle loro famiglie, garantisce che le forme di criminalità non dilaghino incontrastate, come la presenza della prostituzione che, nonostante l’assidua ricerca non sono state trovate. Il centro storico è stato abbandonato, lasciato alle spalle per troppo tempo e ora si cerca di capire che forma aveva il vaso che è stato rotto. Si guarda Ostuni, Cisternino, Locorotondo, e li si invidia un po’. Gli amministratori danno la colpa ai commercianti, questi agli amministratori, e nel frattempo a Martina è sempre novembre. Per cambiare pagina, non serve solo farsi vedere in giro, ma serve progettare il futuro, incominciando dalla pianificazione urbanistica.

Il vento sta cambiando, forse, per ora è stata solo una passeggiata.

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