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Inquinamento: quella lezione del dott. Franco Sebastio

La diossina fa morire, ma la cosa non è poi tanto importante sino a quando però tocca agli altri! E' un veleno che assorbiamo e assimiliamo continuamente senza esserne consci sino a quando non fa sentire con prepotenza i suoi effetti venefici.
20 ottobre 2008
Michele Lazzaro
Fonte: Corriere del Giorno

- Mio caro direttore,
sabato scorso, mentre preparavo il mattutino caffè che tutti i giorni son solito prendere con la mia Signora, guardavo, ad intervalli, con superficiale interesse un programma trasmesso sulla TV nazionale, RAI-1 di cui non conosco il titolo.

Ad un certo punto, sulla parte inferiore dello schermo una ben visibile informazione che, nella mia sbadataggine, non sono riuscito a leggere completamente; l’unica cosa che ho percepito è stato il nome della mia città: Taranto.

E’ chiaro che la mia superficialità e la mia distrazione si sono annullate e la mia attenzione si è limpidamente puntualizzata sul programma televisivo dove si è brevemente ma chiaramente parlato di Taranto e della sua diossina, quel veleno silenzioso che le grandi industrie spargono sulla nostra terra da anni e le cui conseguenze io penso non siano correttamente conosciute dalla maggior parte della nostra gente.

Sì, va bene, fa morire, ma la cosa non è poi tanto importante sino a quando però tocca agli altri! In merito a questo modo di pensare, richiamo, dalla mia memoria, un breve colloquio che ebbi qualche anno fa (i Parchi Primari dell’Ilva erano stati posti sotto sequestro conservativo) con il dr. Sebastio, cui rubai pochi minuti al termine di un congresso cui avevo assistito e che si era avvalso di un suo prezioso intervento.

Parlando del numero dei tumori, il nostro rapido incontro si concluse in questo modo: Dr. Sebastio: Secondo lei, di quanto dovrebbero ridursi i tumori per essere accettabili? Io (un po’ confuso): Ma…veramente …penso… Dr. Sebastio: No senta, le do una mano: una riduzione del 50 per cento per lei andrebbe bene? Io (quasi tranquillo) : Beh, una limitazione…. così significativa potrebbe comportare…. Dr. Sebastio: Anzi no! Veda la aiuto ancora di più; un caso all’anno, che ne dice? Io (sparato e sicuro): Sono certo che questo sarebbe proprio l’ottimo, Sig. Giudice! Dr. Sebastio: Va bene, quest’anno tocca a suo f iglio! Io, (suppongo con gli occhi sbarrati) rimasi muto, mentre lui, con un sorriso sornione, mi salutò ed andò via.

Mi aveva dato una lezione che non potrò mai dimenticare e che trovo utile trasmettere a quanti ancora oggi la pensano come io la pensavo alcuni anni fa. La diossina che si sparge sul territorio tarantino costituisce un veleno che noi assorbiamo ed assimiliamo continuamente senza esserne consci sino a quando non fa sentire con prepotenza i suoi effetti venefici.

Che PeaceLink evidenziasse la presenza di questo veleno, pubblicizzando i risultati ottenuti facendo analizzare il formaggio pecorino della nostra terra, fu per tutti una sorpresa. E le formali conseguenze si concretizzeranno nell’abbattimento delle pecore e capre controllate e risultate positive (circa 1200 capi). Ma quanta di quella carne e di quei prodotti caseari abbiamo sinora ingerito? E nessuno sapeva niente dei valori di diossina presente nei nostri alimenti prima di allora?

E’ strano, ma fra le e.mail pervenutemi negli ultimi tempi, ve n’è una, particolarmente interessante e datata 19 settembre, che personalmente mi ha fatto riflettere tanto! In esso viene da “qualcuno” evidenziato come gli Enti Centrali abbiano tenuto nell’ombra i risultati di 17 ricerche sull’inquinamento, effettuate dal 2002 al 2007, e ben 72 analisi sulla diossina e i PCB siano risultati sistematicamente “a norma”.

Questo “qualcuno” è sempre lui: PeaceLink, a firma del suo Presidente, il prof. Alessandro Marescotti che mi pregia della sua amicizia . Se poi a questo veleno aggiungiamo le varie polveri ed emissioni diffuse di cui l’Ilva, l’Eni , la Cementir e le altre industrie ci fanno dono, io penso che una trasmissione televisiva potrebbe tranquillamente andare in onda col titolo “Taranto: inquinamenti e diossine a go-go”.

Ti saluto cordialmente

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