Allarme diossina negli animali, test in centinaia di allevamenti
TARANTO - Controlli in un centinaio di allevamenti della provincia di Taranto. Per scovare altri animali contaminati da diossine. E´ la direttiva saltata fuori da un summit tenuto nei giorni scorsi. Un vertice operativo tra Regione, Arpa, Asl di Taranto al quale hanno preso parte anche alcuni esperti dell´istituto zooprofilattico di Teramo. Proprio dall´Abruzzo sino ad oggi sono piovuti i responsi che hanno imposto il vincolo sanitario ad otto allevamenti. Al centro della riunione l´ultimo caso di positività alla sostanza tossica. La capra appartiene ad un allevamento che dista oltre dieci chilometri dalla zona industriale in cui svettano anche gli impianti dell´Ilva.
Un imponente agglomerato di camini e ciminiere epicentro dell´emergenza. Quel segnale inquietante allarga in maniera esponenziale l´area in cui potrebbe aver agito il veleno silenzioso che si è trasformato in un incubo per Taranto. Per questo si è deciso di allargare la rete dei controlli. Il raggio degli accertamenti è stato portato a venti chilometri dalla zona industriale a ridosso della città. "Faremo prelievi in un centinaio di allevamenti" � conferma Michele Conversano, responsabile del centro multizonale di prevenzione di Taranto. "Controlleremo il latte � spiega � e in caso di positività anche il foraggio".
In attesa di questa nuova e più ampia mappatura si fanno i conti con le prime conseguenze della contaminazione. Le diossine a novembre faranno strage di pecore, capre ed agnellini. Fino ad ora sono più di 1300 i capi di bestiame per i quali è stata decretata la morte. Per abbatterli, però, vanno risolte alcune complicazioni. A cominciare dall´individuazione di un macello che garantisca il corretto smaltimento delle carcasse. Sarebbe una beffa, infatti, ritrovarsi sulle tavole quelle carni infette. Intanto, però, negli ovili continuano a nascere agnelli da capi contaminati. E´ come se fossero già carne da macello.
La nuova raffica di test è seguita con attenzione anche dalla procura di Taranto che da quest´estate ha aperto un fascicolo con l´ipotesi di avvelenamento di sostanze alimentari. L´inchiesta è condotta dal procuratore Franco Sebastio e dal sostituto Mariano Buccoliero. I due magistrati hanno affidato una perizia ad un pool di tre periti. Il loro compito è quello di individuare con certezza la fonte dei veleni che hanno inquinato gli otto allevamenti sottoposti a vincolo sanitario.
Intanto la città si spacca sul referendum per la chiusura dello stabilimento siderurgico promosso da Taranto Futura. Dopo la sentenza con la quale il Tar di Lecce ha imposto al Comune di avviare le procedure per la consultazione su base territoriale, il comitato sta facendo incetta di adesioni.
"Stiamo raccogliendo centinaia di consensi" dice l´avvocato Nicola Russo, del comitato referendario. "La gente ha compreso che i posti di lavoro non si possono barattare con la salute. L´emergenza ambientale � conclude � oramai è nota. E´ giunto il momento di passare ai fatti". Fredda, invece, la reazione della classe politica, poco incline a condividere la battaglia per la chiusura del siderurgico. Fanno paura quei tredicimila posti che potrebbero svanire con la gigantesca fabbrica. "E´ un pericolo che non esiste" � taglia corto Nicola Russo. "In caso di chiusura gli operai sarebbero impiegati nella bonifica della zona".
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