Taranto Sociale

Lista Taranto

Archivio pubblico

Sia la città a chiedere i danni al gruppo Riva

Davvero non c’è da meravigliarsi di nulla in questa città. E’ un’amara riflessione, perché se la rabbia non corroborasse il pensiero, forse rassegnarsi sarebbe cosa semplice. Emilio Riva, patron dell’Ilva, ha presentato il suo conto.
23 ottobre 2008
Marcello Di Noi
Fonte: TarantOggi

Emilio Riva
Davvero non c’è da meravigliarsi di nulla in questa città. E’ un’amara riflessione, perché se la rabbia non corroborasse il pensiero, forse rassegnarsi sarebbe cosa semplice. Emilio Riva, patron dell’Ilva, ha presentato il suo conto: 100mila euro per una scritta, con lo spray, che lo ha, secondo le tesi sue e dell’avvocato suo, danneggiato.

Libero di averlo fatto: rispettiamo i diritti di tutti i cittadini. Però, è scandaloso come nessuno abbia commentato una richiesta simile. O meglio: nessuno, almeno fino a ieri, abbia pensato che una simile presa di posizione dell’ing. Riva cozzi con quanto egli stesso produce a danno della nostra città.

Pensate: Riva si è presentato in aula, forse per guardare in faccia l’imputata (una sindacalista), probabilmente per farle sentire tutta la pressione dall’alto del potere di cui gode. Noi azzardiamo: con il disprezzo di chi possiede il potere. Eppure, qualche giorno fa, Riva era dall’altra parte, così come ormai spesso gli accade. …in questi anni, perché imputato nella triste vicenda della gru-assassina: in aula, però, non c’era. Già questo comportamento dovrebbe far riflettere un po’ tutti noi. E sul ‘malloppo’? Centomila euro che, bontà sua, andrebbero in beneficenza nel caso il giudice dichiarasse colpevole la sindacalista.

E già, come al solito Riva si dimostra un benefattore: a fine mese dispensa stipendi. Le famiglie dovrebbero ringraziarlo, no? Eppure, noi ci sentiamo indignati. Perché a fronte di una richiesta simile, la città dovrebbe finalmente, a questo punto, presentare il conto in viale Certosa, a Milano. Centomila euro per una scritta con lo spray: quanto, allora, bisognerebbe chiedere all’Ilva per aver contribuito, pesantemente, ad ammorbare l’aria della nostra città, del nostro territorio? E quanto, ancora, bisognerebbe chiedere al ‘signore dell’acciaio’ sulle decine di morti bianche, veri e propri omicidi (d’accordo, colposi) perché non sono state rispettate le norme di sicurezza? E quanto, scusate il replay, bisognerebbe chiedere per le tante morti silenziose, e cioè per quella gente, tanta gente, che ha combattuto, spessissimo perdendo, contro il veleno respirato nei polmoni, purtroppo, lasciandoci la vita?

Insomma, che risarcimento danni dovrebbe chiedere questa città al gruppo Riva? In proporzione, miliardario (in euro, s’intende), non ci sono dubbi. E, per favore, lasciamo stare i soloni che predicano bene e razzolano male: in questa città, diciamola tutta, c’è gente che s’appella alle migliaia di dipendenti che, se Riva lasciasse Taranto, diventerebbero di colpo disoccupati. A questa gente andrebbe ricordato come esista un principio fondamentale sancito in sede europea: chi inquina, paga il conto. E se l’Italia sta subendo l’ennesima procedura d’infrazione sull’inquinamento proprio per i veleni sparati dall’Ilva, qualcosa vorrà pur dire: tra un po’ ci ritroveremo – noi cittadini italiani – a dover sborsare centinaia di milioni di euro di multa all’Europa. E non li pagherà certo Riva, che in alcune istituzioni può vantare poderose amicizie. Che già, va aggiunto, non pagherà i capi di bestiame abbattuti perché contaminati dalla diossina, e probabilmente non pagherà neanche quelli che, in futuro, saranno scoperti perché inquinati.

Taranto è ormai un caso nazionale per i livelli d’inquinamento: la pressione dei mass media aumenta, oramai ne parlano tutti. Possibile che non si smuovano le acque? Il problema è che tutti quanti insieme bisognerebbe assumere una posizione forte. Lo abbiamo già scritto, lo ripetiamo ancora: la Regione Puglia – ieri Losappio ha per l’ennesima volta bacchettato l’Ilva – non va lasciata sola. E se il ‘signore dell’acciaio’ facesse ancora finta di nulla, allora sarebbe opportuno assumere decisioni forti, a costo di arrivare al braccio di ferro. No, non bisogna avere paura, se non si hanno scheletri nell’armadio: l’Ilva ha raddoppiato i suoi utili, non può sempre sottrarsi né tantomeno paventare blocchi occupazionali.

Speriamo solo, se qualcuno ci sente, di non dover ascoltare le solite cantilene: Emilio Riva “Bisogna dialogare”, “I livelli occupazionali hanno numeri importanti con cui fare i conti”, “L’Ilva ha promesso di…”, “Nessuno dimentichi che bisognerebbe prendersela anche con l’Iri”, scordando in quest’ultimo caso che il gruppo Riva è a Taranto ormai da metà degli anni ’90, eccetera eccetera. E’ il caso di dire basta: Taranto è ‘sputtanata’ a livello mondiale, non è proprio il caso di piegare sempre e sistematicamente la testa. Lo avete capito o no, cari politici e politicanti di professione?

Articoli correlati

  • E’ stato sottostimato l’impatto sanitario dell'ILVA
    Ecologia
    L'ISS ha sollevato puntuali obiezioni sulla metodologia adottata per la VIS

    E’ stato sottostimato l’impatto sanitario dell'ILVA

    Acciaierie d'Italia aveva commissionato uno studio per valutare l'impatto sanitario in uno scenario di 6 e di 8 milioni di tonnellate di acciaio annue sostenendo che grazie all'adozione delle migliori tecnologie le emissioni "post operam" sarebbero rientrate sotto la soglia di rischio.
    28 febbraio 2025 - Alessandro Marescotti
  • Domenico Iannacone a Taranto: la vita che si fa racconto
    Cultura
    Ha raccontato l'Ilva dal punto di vista delle vittime

    Domenico Iannacone a Taranto: la vita che si fa racconto

    Le storie non esistono se non vengono raccontate. Questo è il cuore del suo lavoro: portare alla luce le esistenze sommerse, le lotte quotidiane, i dolori nascosti ma condivisi. Ha la capacità di entrare in punta di piedi nelle vite degli altri e di restituirle con rispetto e profondità.
    27 febbraio 2025 - Alessandro Marescotti
  • Il balsamo d’acciaio che tutela l’ambiente
    Taranto Sociale
    L'unguento che lenisce le affezioni delle vie respiratorie con un tocco di polveri sottili e benzene

    Il balsamo d’acciaio che tutela l’ambiente

    I 400 milioni che erano destinati alla tutela ambientale e alla bonifica delle aree contaminate vengono dirottati per sostenere la produzione dell’ILVA. Il DDL 1359 evidenzia che "il rischio chiusura dello stabilimento sia quello più rilevante e significativo anche dal punto di vista ambientale".
    13 febbraio 2025 - Alessandro Marescotti
  • Grazie Meloni!
    Editoriale
    Trasferiti fondi dalle bonifiche ambientali alla produzione di acciaio ILVA

    Grazie Meloni!

    Da Vicks VapoRub a ILVA VapoRub, il nuovo unguento per uso inalatorio è pronto per tutti i bambini di Taranto. Il governo stanzia 400 milioni per questo trattamento balsamico nelle affezioni delle vie respiratorie. La motivazione è che chiudere l'ILVA provocherebbe un "rilevante rischio ambientale".
    12 febbraio 2025 - Alessandro Marescotti
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.30 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)