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«L'ENI in mano hai rumeni, ma questi non sanno nulla di sicurezza»

Intervista a Roberto Basile, segretario provinciale della Uilm. La denuncia al prefetto Pironti. Ieri sono arrivati i primi trenta, In totale saranno una settantina. Non conoscono l’italiano e apprendono le norme sulla sicurezza da un filmato
22 ottobre 2008
Fonte: Taranto Sera

Raffineria ENI di Taranto
TARANTO - Mandati allo sbaraglio, verrebbe da dire leggendo la denuncia dei sindacati. Lavoratori rumeni assunti dalle ditte dell’appalto che entrano nella raffineria senza avere cognizione - affermano Fim, Fiom e Uilm - delle più elementari norme n materia di sicurezza.

Detto qualche giorno dopo i black out che si sono verificati alla raffineria non è incoraggiante. Quelle colonne di fumo e di fuoco che si sono sollevate dalle torce d’ emergenza hanno fatto conoscere alla città l’esistenza di un altro “mostro”, la raffineria, appunto, sulla quale finora le attenzioni sono state assai blande. Ora c’è questa storia dei lavoratori rumeni.

Una circostanza che preoccupa i sindacati ma anche gli stessi colleghi che con queste braccia provenienti dall’est europeo dovranno lavorare gomito a gomito. «Non sono in discussione i lavoratori in quanto tali — scrivono al prefetto Fim, Fiom e Uilm — ma la loro preparazione e la loro sicurezza nel coinvolgimento di attività senza avere nemmeno le basi di comprensione della lingua e di conoscenza del processo di produzione e delle più elementari regole vigenti sul territorio nazionale.

La cosa più allarmante è che si fa visionare a questi lavoratori un filmato in italiano, laddove firmano di aver preso visione e consapevolezza di quelle che sono le specificità e la regolamentazione dei processi di sicurezza all’interno della stessa Raffineria». Ma c’è anche un altro aspetto: quello dei tarantini che sono a spasso: «In questo territorio c’è una larga maggioranza di lavoratori in attesa di occupazione, problema drammatico al quale si trovano solo soluzioni marginali».

Al prefetto viene chiesto di convocare con urgenza un incontro con la direzione Eni di Taranto proprio per affrontare i problemi legati alla sicurezza degli impianti e alla incolumità delle persone. All’Eni si chiede di definire quale direzione intende percorrere in merito al mercato degli appalti e alla trasparenza. Della questione, oltre al prefetto, sono state interessati l’ Ispettorato del Lavoro, la Asl, la Commissione territoriale regionale sulle sicurezza e sull’ambiente. L’Eni, quindi, diventa un caso. Per il 31 ottobre confermato lo sciopero già proclamato dai sindacati di categoria.

Basile, cosa sta accadendo all’Eni?

«Dopo le denunce sui problemi di sicurezza, per tutta risposta l’azienda ha dato l’ok alle aziende dell’appalto per l’ingresso in raffineria di lavoratori stranieri. Nel caso specifico si tratta di rumeni».

Vi mettete a discriminare?

«Niente affatto. Il problema non è il lavoratore, ma la sicurezza degli impianti. Stamattina (ieri per chi legge, ndr) li abbiamo attesi ai cancelli e abbiamo fatto loro qualche domanda. Questi poveretti non conoscevano l’italiano e non hanno alcuna preparazione specifica».

Ma verranno pure addestrati in qualche modo...

«Sì, abbiamo scoperto che il si fa assistere ad un filmato in italiano nel quale viene illustrato come ci si dive comportare sugli impianti. Mi dite come fa un lavoratore che non ha preparazione e non conosce l’italiano a firmare successivamente di aver preso conoscenza delle norme di sicurezza all’interno dello stabilimento?».

Cosa non vi piace di questa storia?

«C’è un problema di incolumità di questi lavoratori ma anche degli altri che lavorano in stabilimento. Infine c’è un problema sociale».

Cioè?

«Questi lavoratori rumeni dove alloggiano, che contratto di lavoro hanno? In un territorio dove ci sono professionalità senza lavoro ci sembra assurdo ricorrere a queste misure. E non è un problema di nazionalità. Alla raffineria lavorano già olandesi, tedeschi... ma conoscono l’italiano e sono preparati. Per questo chiediamo al prefetto di intervenire».

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