I sindacati contro l’Eni
Cgil, Cisl e Uil territoriali, nel condividere le ragioni dello sciopero indetto per il 31 ottobre da Filcem Cgil, Femca Cisl e Uilcem Uil, dei lavoratori dipendenti della Raffineria Eni S.p.A. di Taranto, sottolineano – attraverso una nota - come dette ragioni attengono a questioni che non riguardano solo ed unicamente gli stessi lavoratori, quanto anche i destini socio-economici e ambientali del territorio.
L’avvenuta mortificazione delle relazioni industriali in azienda, lontani anni luce dalla migliore tradizione Eni a Taranto, aggravata da atteggiamenti unilaterali e autoritari che sembrano nascondere le difficoltà gestionali dell’attuale management, sembra inopinatamente legarsi tanto al venir meno degli impegni declamati in materia di raddoppio produttivo della Raffineria, quanto alle difficoltà di dare corso a investimenti progettuali per la promozione di una sempre maggiore sicurezza, ex D. Lgs. n. 334/99 (Direttiva Seveso), anche alla luce dell’ultima sequenza di incidenti, che hanno provocato notevole allarme nella popolazione.
Situazione, quest’ultima, che se non recuperata, può rischiare seriamente di mettere in discussione lo stesso piano di sicurezza aziendale. Cgil, Cisl e Uil ritengono, pertanto, che la Direzione Eni S.p.A. di Taranto, debba sciogliere i nodi sopra richiamati, senza più provvedimenti sommari - che vanno respinti al mittente - ma individuando nella efficienza gestionale dello stabilimento e nel corretto controllo dei processi produttivi, la risposta funzionale alla ricomposizione virtuosa delle relazioni industriali e alla esigibilità della domanda del territorio ionico, di sicurezza, di sostenibilità ambientale e di una nuova stagione di sviluppo.
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