Malpelo di La7, quando la tv graffia
La prima puntata di “Malpelo”, la trasmissione de “La7” andata in onda giovedì sera, dedicata all’emergenza ambientale tarantina, non è stato soltanto uno splendido esempio di giornalismo d’inchiesta, ma anche un efficace pugno allo stomaco, talmente energico da lasciare senza fiato. L’ex iena Alessandro Sortino ha saputo raccontare i drammi della nostra città usando un linguaggio diretto e graffiante, ritmo incalzante, toni aspri ma sempre appropriati.
Le immagini hanno fatto il resto, suscitando un caleidoscopio di emozioni in chi possiede un minimo di sensibilità: rabbia per l’imminente soppressione di oltre mille capi di bestiame contaminato dalla diossina; angoscia per il continuo stillicidio di vite umane, minate dal cancro e da altre patologie; imbarazzo davanti all’approssimazione con cui i rappresentanti istituzionali si rapportano al problema; impotenza al cospetto di un colosso industriale come l’Ilva, che rappresenta un asse portante dell’economia nazionale e che quindi, agli occhi del potere politico, ha un peso specifico maggiore rispetto alla città; indignazione per l’arroganza manifestata dalla famiglia Riva nei confronti di un giornalista che faceva soltanto il suo dovere e di una città che, come minimo, merita delle spiegazioni.
I Riva, raggiunti nel corso di una riunione di FederAcciai, hanno preferito negarsi ai microfoni, volgere lo sguardo altrove, voltare le spalle davanti ad una semplice domanda: “Siete preoccupati per la situazione ambientale di Taranto?”. Emilio Riva, il patron, si è lasciato sfuggire una risposta incredibile: “Io non sono al corrente. Parli con mio figlio”.
Seppure trasmesso in tarda serata, “Malpelo” ha fatto centro. Nel giro di poche ore il forum dedicato al programma, nel sito de “La7”, si è riempito di commenti, di plauso di cittadini ionici e non solo. C’è chi ringrazia la redazione per il lavoro svolto al servizio della verità, chi esprime il dolore per la perdita di un proprio caro, chi chiede esplicitamente la chiusura dello stabilimento, chi si vergogna della classe politica locale. C’è anche l’interessante testimonianza di un triestino che scrive: “Venite a Trieste, precisamente nel rione di Servola. C’è la stessa avvilente situazione di Taranto… se non peggiore, con un altro impianto ex – Italsider. E’ da anni che ci lamentiamo, cerchiamo di ottenere qualcosa, ma nulla”.
A Genova, come sappiano, è andata diversamente. Il capitolo inquinamento è stato
chiuso da tempo. Ma noi, a quanto pare, continuiamo ad essere figli di un dio minore.
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