L'ilva e il suo piano anti diossina
La Regione prepara la legge anti diossina. E l´Ilva risponde: il presidente della società, Emilio Riva, ha inviato una lettera al Governatore Vendola, al ministero e a tutti gli enti locali, chiedendo loro di accelerare le autorizzazioni necessarie a realizzare l´impianto Urea, quello che permetterebbe di limitare le emissioni inquinanti. «Vi confermiamo - scrive il presidente dell´industria siderurgica -il nostro impegno all´esecuzione nel più breve tempo possibile di tutti gli interventi e in particolare all´impianto Urea già ordinato.
E´ necessario però - continua - che vengano prontamente rilasciate da parte delle amministrazioni pubbliche competenti tutte le autorizzazione necessarie, da tempo noi richieste, per la realizzazione degli impianto e per il loro funzionamento».
Un sì era arrivato nei giorni scorsi dal ministero. «D´altronde - dice Riva - non c´è alcun ostacolo al rilascio di queste autorizzazione il piano di caratterizzazione, da tempo eseguito e consegnato al ministero, ha evidenziato che i terreni non sono contaminati e le analisi dell´Arpa confermano pienamente questa situazione».
L´utilizzo della tecnologia Urea permetterebbe la diminuzione degli attuali 7 nanogrammi al metro cubo di diossina emessi a 3-3,5. Praticamente gli inquinanti sarebbero dimezzati. Si tratta dei valori che la stessa Ilva ha dimostrato sperimentalmente di poter utilizzare lo scorso anno. Nella richiesta di Aia (Autorizzazione integrata ambientale) ai tecnici del ministero viene però indicata come raggiungibile quella soglia soltanto dopo un anno dall´autorizzazione. «Una posizione inspiegabile» secondo la Regione. Che ha deciso di fare da sola.
Il presidente Nichi Vendola, dopo una riunione con i suoi tecnici sabato pomeriggio, ha deciso infatti di portare in consiglio nel giro di poche settimane una legge che imponga all´Ilva, così come alle altre aziende che lavorano in Puglia, una riduzione delle emissioni inquinanti.
Per quanto riguarda l´Ilva è previsto uno step ai 3-3,5 nanogrammi di diossina subito dopo l´approvazione della norma. Un secondo step sarebbe poi fissato dopo un paio d´anni e costringerebbe l´azienda a scendere sotto il nanogrammo di emissioni. In pratica, la legge ripercorrebbe la proposta pugliese in sede di Aia. «Una legge di buon senso» la definiscono i tecnici pugliesi, «che non metta un cappio al collo di Riva ma nello stesso tempo obblighi la proprietà dell´Ilva a investire per ridurre le emissioni».
«Con la legge - spiega il Governatore - vogliamo obbligare l´Ilva a investire su salute e ambiente, vogliamo convincerli a fare ciò che avrebbe dovuto fare già da tanto tempo: l´Ilva - sostiene Vendola - un debito enorme con la città. Un debito che rappresenta una voragine nella quale sono state risucchiate tante esistenze. Ora deve schivare sé stessa e la propria pigrizia, mentalità, lo deve come un atto minimo di risarcimento nei confronti della città, anche per dimostrare che i grandi attori dell´impresa industriale sappiano rispondere alle domande di modernità».
A una legge regionale sta lavorando anche il gruppo di Sinistra democratica, pensando però a quanto già deciso in Friuli. A Trieste, infatti, la regione Friuli ha imposto alla ferriera un limite di 0,4 nanogrammi.
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