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Crisi Ilva, nuovi tagli in vista

La crisi dell'acciaio è alle porte per la congiuntura internazionale e l'Ilva adeguerà produzione e forza lavoro alla nuova situazione. Occupazione Rallentata l'attività del treno nastri, resta fermo l'altoforno 4. Si va verso la cassa integrazione
29 ottobre 2008
Cesare Bechis
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

- TARANTO — Ieri, durante la riunione organizzata con i sindacati nella sede milanese dell'azienda per parlare del rinnovo del contratto integrativo, al centro del confronto è finito il momento critico dell'industria mondiale. I rappresentanti di Ilva non hanno fatto cifre né prospettato iniziative. Hanno lasciato però capire che la produzione dovrà necessariamente essere modu-lata alla domanda ridotta di questa fase e, di conseguenza, anche i lavoratori saranno impiegati a seconda delle necessità produttive.

Un nuovo incontro nel quale l'azienda illustrerà le decisioni operative da attuare nelle prossime settimane è in programma domani a Taranto mentre al 21 novembre è stata spostata la discussione sul contratto. Ieri a Milano l'incontro ha visto attorno al tavolo i dirigenti del gruppo Riva, De Biase e Biagiotti, i rappresentanti dei sindacati nazionali e locali di ognuna delle fabbriche Ilva in Italia.

L'azienda ha delineato lo scenario internazionale confermando la progressiva riduzione della domanda di acciaio e il peggioramento degli affari nelle ultime due settimane a causa della crisi nei settori dell'automobile e degli elettrodomestici. Ha ammesso che gli ordinativi sono sostanzialmente congelati in attesa della ripresa, attesa in ogni caso non prima di qualche mese, e che la produzione di acciaio è in calo ovunque.

A Taranto le ultime venti navi sono state caricate la settimana scorsa e stoccati sul molo giacciono coils e tubi in eccesso rispetto alla domanda. L'azienda ha già messo in ferie forzate 180 dipendenti e rallentata l'attività al Treno nastri 1 e al laminatoio a freddo mentre non riprenderà a funzionare neanche a dicembre, secondo il programma originario, l'altoforno 4 ora in fase di ristrutturazione.

Queste misure sono in vigore da un paio di settimane proprio per adeguare ritmi e produzione al rallentamento complessivo dei mercati, ma sono in agguato interventi più severi per fronteggiare quella che appare come una crisi molto grave. In altre parole i sindacati si aspettano la cassa integrazione anche se non sono ancora note le aree produttive che saranno interessate da questo provvedimento.

Ieri, durante l'incontro a Milano, Fim, Fiom e Uilm hanno accettato la sospensione della trattativa sul contratto integrativo ma non il suo rinvio di sei mesi come chiesto dal gruppo Riva e hanno messo momentaneamente da parte le rivendicazioni salariali. Hanno però chiesto di non separare i due argomenti perché anche in periodo temporanei di crisi possono essere gettate le basi per migliorare le condizioni di lavoro e di busta paga dei lavoratori.

La discussione completa sul contratto dovrà, in ogni caso, attendere che lo sfondo internazionale si chiarisca per mettere a disposizione dell'azienda e delle organizzazioni sindacali gli elementi utili a chiudere la trattativa. Questa non riguarda soltanto gli aspetti retributivi ma anche la sicurezza nella fabbrica e il miglioramento delle condizioni ambientali diventato quanto mai attuale dopo le ultime prese di posizione del ministero dell'Ambiente e dell'azienda che ha sollecitato gli enti locali a concedere le autorizzazioni necessarie a realizzare gli interventi migliorativi.

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