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Audizione Ilva in Consiglio regionale: l’Ilva contesta i dati

L’azienda ha smentito che il caso di cancro di un ragazzo di 13 anni sia conseguenza della diossina. “Non è deontologicamente corretto associare ad una patologia gravissima una causa specifica. Si tratta di una dichiarazione da procurato allarme, della quale dovrebbe occuparsi la Procura della Repubblica.
29 ottobre 2008

“L’audizione dei rappresentanti dell’Ilva è solo il primo momento di un approfondimento sul rapporto tra l’insediamento industriale e l’ambiente. Stiamo affrontando seriamente il problema”. Il presidente della commissione permanente all’ambiente del Consiglio regionale, Pietro Mita, ha interpretato così l’audizione dei responsabili dello stabilimento tarantino, incontrando i giornalisti al termine della riunione. Nell’audizione, richiesta dal consigliere regionale ionico Cosimo Borraccino (PdCI), l’azienda è stata rappresentata dal responsabile delle relazioni istituzionali dello stabilimento di Taranto Girolamo Archinà e da Gaetano Di Tursi, responsabile delle emissioni in atmosfera.

“E’ stata una riunione molto ricca – ha dichiarato il presidente Mita – mi astengo dal dare giudizi ma devo prendere atto che le dichiarazioni contrastano con la percezione media dell’opinione pubblica. Il rappresentante dell’Ilva è arrivato documentatissimo ed ha fornito il punto di vista dell’azienda, negando con molta perentorietà il rapporto di causalità tra le emissioni e le patologie e in qualche caso le morti”.

Si è trattato del primo di una serie di incontri, ha spiegato Mita, “per fornire elementi di valutazione al Consiglio regionale, secondo il mandato ricevuto dalla Conferenza dei capigruppo”.

L’azienda ha illustrato il proprio punto di vista, per “fare chiarezza e ripristinare la verità tecnico scientifica su un tema che ha grande impatto psicologico sulla popolazione”, ha detto Archinà nel corso dell’audizione, “per riportare alla consistenza reale i numeri diffusi in questo ultimo periodo, in un fenomeno mediatico di allarmismo assolutamente spregiudicato, che va ben oltre il problema”.
“Il 92% di diossina emessa è un dato falso”: l’Ilva sostiene che i dati Ines valgono solo per i singoli impianti, non possono essere utilizzati per elaborazioni statistiche. “Le emissioni di diossine nello stabilimento di Taranto sono almeno cento volte inferiori ai limiti di legge”, altra affermazione dell’ing. Archinà.

L’Ilva conferma tutti gli impegni assunti nell’intesa del 2006 e sollecita l’autorizzazione del Comune per la costruzione dell’impianto di Urea, che dovrebbe abbattere ulteriormente le emissioni. “Stiamo mantenendo la linea retta dell’atto d’intesa, riconfermato nell’ultimo accordo di programma. Vogliamo mantenere gli impegni e siamo in perfetta aderenza rispetto al cronoprogramma. Già eliminati i 949 trasformatori in PCB ereditati dalla privatizzazione, in anticipo di tre anni rispetto alla normativa. Impegnati circa 360milioni di euro sui 470 preventivati per l’adeguamento dello stabilimento alle linee Bat”.

“I risultati si cominciano a vedere – ha aggiunto – per la prima volta la concentrazione di PM10 è inferiore a 40. Del tutto dismesso e demolito l’agglomerato n.1, resta solo il camino, ma è inattivo. Il n.2 è servito da un elettrofiltro moderno (50 miliardi di investimento), che ha ridotto di 5 volte le emissioni. Parlare di aumento sarebbe quanto mai azzardato, semmai riduzione, anche se lieve. I camini sono collegati on line con Arpa Puglia e segnalano in tempo reale le emissioni”.
L’Ilva ha smentito che il caso doloroso di cancro di un ragazzo di 13 anni sia diretta conseguenza della diossina. “Non è deontologicamente corretto – per Archinà - associare ad una patologia gravissima una causa specifica. Si tratta di una dichiarazione da procurato allarme, della quale dovrebbe occuparsi la Procura della Repubblica”.

La conclusione al presidente Mita: “abbiamo iniziato un lavoro complesso, che intercetta un grande interesse istituzionale sull’argomento. Anche il Senato è stato coinvolto sulla problematica. In seguito la commissione ascolterà il governo regionale e l’Arpa. Pensiamo che anche la città di Taranto non possa non essere ascoltata, attraverso il suo primo cittadino, e sentiremo l’osservatorio epidemiologico. Siamo aperti peraltro ad ulteriori coinvolgimenti in itinere”.

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