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Consiglio regionale pugliese, commissione ambiente

Audizione Ilva, PeaceLink controbatte punto per punto

Queste dichiarazioni dell'Ilva ci turbano. Chi decide con quali dati si possono fare statistiche e con quali no? Avvertiamo il dovere di fare appello alla libertà di tutti i cittadini: non state zitti, questo è il momento di parlare, di alzare la testa e di far arrivare all'Italia intera la voce preoccupata e responsabile della città più inquinata d'Italia. Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero.
29 ottobre 2008

- Abbiamo appreso dal sito della Regione che dell'audizione dei rappresentanti dell'Ilva presso la commissione permanente all'ambiente del Consiglio regionale pugliese.

L'azienda è stata rappresentata dal responsabile delle relazioni istituzionali dello stabilimento di Taranto Girolamo Archinà e da Gaetano Di Tursi, responsabile delle emissioni in atmosfera.

Pietro Mita, presidente della Commissione ambiente, ha dichiarato: "Mi astengo dal dare giudizi ma devo prendere atto che le dichiarazioni contrastano con la percezione media dell'opinione pubblica. Il rappresentante dell'Ilva è arrivato documentatissimo ed ha fornito il punto di vista dell'azienda, negando con molta perentorietà il rapporto di causalità tra le emissioni e le patologie e in qualche caso le morti".

Ha detto il l'ing. Archinà nel corso dell'audizione: "Occorre fare chiarezza e ripristinare la verità tecnico scientifica su un tema che ha grande impatto psicologico sulla popolazione per riportare alla consistenza reale i numeri diffusi in questo ultimo periodo, in un fenomeno mediatico di allarmismo assolutamente spregiudicato, che va ben oltre il problema". E ha aggiunto: "Il 92% di diossina emessa è un dato falso": l'Ilva sostiene che i dati Ines valgono solo per i singoli impianti, non possono essere utilizzati per elaborazioni statistiche. "Le emissioni di diossine nello stabilimento di Taranto sono almeno cento volte inferiori ai limiti di legge", altra affermazione dell'ing. Archinà.

"I risultati si cominciano a vedere – ha aggiunto – per la prima volta la concentrazione di PM10 è inferiore a 40. Del tutto dismesso e demolito l'agglomerato n.1, resta solo il camino, ma è inattivo. Il n.2 è servito da un elettrofiltro moderno (50 miliardi di investimento), che ha ridotto di 5 volte le emissioni. Parlare di aumento sarebbe quanto mai azzardato, semmai riduzione, anche se lieve. I camini sono collegati on line con Arpa Puglia e segnalano in tempo reale le emissioni".
L'Ilva ha smentito che il caso doloroso di cancro di un ragazzo di 13 anni sia diretta conseguenza della diossina. "Non è deontologicamente corretto – per Archinà - associare ad una patologia gravissima una causa specifica. Si tratta di una dichiarazione da procurato allarme, della quale dovrebbe occuparsi la Procura della Repubblica".

Queste dichiarazioni dei dirigenti dell'Ilva ci turbano.

PeaceLink aveva sfidato l'Ilva ad un pubblico dibattito su questi dati. Perché non abbiamo mai avuto risposta? Noi riteniamo che se l'Ilva ha delle buone ragioni da esporre accetterebbe ben volentieri un pubblico contraddittorio. E invece niente. E quanto si è trattato per noi di presenziare ai tavoli di trattativa ambientali degli atti di intesa, siamo stati stati tenuti fuori dalla porta. Perché?

Ora il l'ing. Archinà sostiene che con i dati del registro INES (inventario Nazionale Emissioni e Loro Sorgenti) presenti sul sito del Ministero dell'Ambiente non si possono fare statistiche.

Chi decide con quali dati si possono fare statistiche e con quali no? L'Ilva? Per fortuna esiste ancora la libertà scientifica, garantita dall'articolo 33 della nostra Costituzione. Se l'Ilva avesse accettato di discuterne in pubblico avremmo spiegato i criteri metodologici con i quali abbiamo elaborato le nostre statistiche. Per il resto le nostre statistiche sono assolutamente corrette dal punto di vista matematico. Se poi l'ing. Archinà dispone di altri dati statistici sulle emissioni industriali li fornisca pubblicamente e compili le sue tabelle: noi per ora disponiamo solo dei dati del sito del Ministero dell'Ambiente e quelli elaboriamo.

Da quei dati emerge che Taranto è la città più inquinata d'Italia dal punto di vista delle emissioni industriali. Vi sono solidissime basi statistiche per dimostrare questa affermazione. Già la Magistratura di Taranto ha dato un giudizio sulla correttezza delle nostre elaborazioni statistiche, archiviando la querela di Riva sulla questione delle emissioni di mercurio dall'Ilva, con una argomentazione che dovrebbe far riflettere l'ing. Archinà:

"La notizia di reato è manifestamente infondata. I chiarimenti forniti dagli indagati appaiono pienamente condivisibili in punto di fatto e di diritto. E difatti, dalla lettura del comunicato stampa si evince la volontà di rendere edotta la cittadinanza in relazione a un tema, inquinamento ambientale, di notevole interesse pubblico. I risultati citati sono stati divulgati con citazione della fonte di provenienza, tra l'altro liberamente consultabile, e con l'avvertenza che gli stessi dati erano stati disaggregati e statisticamente elaborati" (sost. Procuratore della Repubblica dott. Francesco De Giorgi).

Da "indagati" siamo diventati "vincitori" in una vicenda sgradevole perché per noi toccava il diritto di elaborazione statistica dei dati e il diritto di libera espressione del pensiero.

Per quanto riguarda i dati sulle polveri Ilva, vorremmo che i controllati non fossero i controllori di se stessi e che le centraline di rilevamento fossero gestite da un ente terzo e non dall'Ilva stessa. E anche il software e il collegamento on line con l'Arpa dovrebbe a nostro parere essere gestito da un ente terzo e non dall'Ilva. Solo così avremmo una totale fiducia sui dati delle polveri dell'Ilva.

Il fatto poi che in passato le emissioni di diossina siano state 5 volte superiori non ci rassicura ma anzi aggrava il problema perché significa che ne abbiamo bioaccumulato molta di più diossina di quanto avessimo ipotizzato: questo "scoop" dell'Ilva rende urgente l'adozione di misure di contenimento ancora più drastiche in quanto la diossina degli anni passati non svanisce ma si accumula a quella che viene emessa attualmente. Il fatto che le emissioni di diossina siano aumentate recentemente lo documenta non un'associazione ambientalista ma l'Arpa Puglia in quanto la seconda campagna di rilevazione del 2008 ha dato un valore medio di 6,9 ng TE/m3 contro il valore medio di 3,9 TE/m3 della campagna di rilevazione del 2007. I numeri non sono un'opinione e 6,9 è più di 3,9. Quanto alla diminuzione di emissioni con l'urea si tratta di una sperimentazione di pochi giorni che non ha avuto prosecuzione e quindi non abbiamo dati per ritenere che stiamo migliorando.

L'affermazione dell'ing. Archinà secondo il quale "le emissioni di diossine nello stabilimento di Taranto sono almeno cento volte inferiori ai limiti di legge" sono destinate a fare effetto su chi non sa che i limiti di legge nazionali sono irragionevolmente alti e che l'Ilva dovrebbe fermare nell'arco di 24 ore l'impianto di agglomerazione se fosse in Friuli Venezia Giulia, regione dove hanno adottato i limiti europei per la diossina. In un pubblico confronto di fronte a noi l'ing. Archinà si sarebbe risparmiato questa affermazione.

Quanto poi alla demolizione dell'impianto di agglomerazione n.1 si tratta di roba vecchia e stravecchia: solo chi non conosce l'impianto può pensare che quell'impianto sia stato demolito durante gli atti di intesa. L'ing. Archinà ha fatto un'ottima figura perché era assente ogni forma di contraddittorio. Se ci fosse stato il dott. Patrizio Mazza in contraddittorio non avrebbe tanto facilmente adombrato il reato di "procurato allarme, della quale dovrebbe occuparsi la Procura della Repubblica" (stando a quanto si apprende dal resoconto sul sito della Regione). Del resto già la magistratura tarantina (quando ha archiviato la querela di Riva contro di noi) ha affermato in proposito: "Appare, pertanto, inconferente il richiamo alle fattispecie dell'art. 656 e 658 c.p., a meno di non ritenere le stesse applicabili ogni volta che si dibatta pubblicamente su temi che potenzialmente possano ingenerare allarme in chi ascolta".

Che l'Ilva emetta sostanze che possono avere un effetto cancerogeno è cosa che non sostiene qualche ambientalista disinformato. Che il benzene sia cancerogeno è un dato. Che il benzopirene sia cancerogeno è un dato. Che la diossina sia cancerogena è un dato. Che il piombo sia cancerogeno è un altro dato. E' nostro diritto informare, sensibilizzare e "gridare" tutta la nostra preoccupazione per noi, per i nostri figli e per le future generazioni. Potrà non piacere, ma è un nostro diritto. E' l'articolo 21 della Costituzione che ce lo garantisce: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione".

La nostra lotta non vuole mancare di rispetto a nessuno. Ma avvertiamo il dovere di fare appello alla libertà di tutti i cittadini: non state zitti, questo è il momento di parlare, di alzare la testa e di far arrivare all'Italia intera la voce preoccupata e responsabile della città più inquinata d'Italia.

Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink

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