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E sull'inquinamento è bagarre politica

Tutti contro tutti. Francescato attacca Prestigiacomo, braccio di ferro tra Regione e gruppo siderurgico. Vendola «Per 10 anni i governi regionali di centrodestra non si sono minimamente preoccupati di effettuare alcun tipo di studio»
30 ottobre 2008
Francesco Strippoli
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

- BARI — Problemi di mercato a parte, per l'Ilva rimane alta la tensione anche sul versante dell'inquinamento. Ieri, in una giornata convulsa, se n'è avuta la riprova. Nell'ordine: il governatore Vendola e l'assessore Michele Losappio hanno replicato a una lettera scritta a Repubblica dalla ministra dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo; due dirigenti dell'Ilva sono stati ascoltati dalla quinta Commissione del consiglio regionale; la presidente dei Verdi, Grazia Francescato, ha denunciato sia l'atteggiamento della ministra che l'abnorme presenza di diossina (il 93% del totale nazionale) e di mercurio (49%) nell'area di Taranto. Con pronta replica dei rappresentanti del Siderurgico: «Il dato è falso e le emissioni di diossina, nello stabilimento di Taranto, sono cento volte inferiori ai limiti di legge».

La questione è resa più acuta dal fatto che Prestigiacomo ha deciso, ad agosto, di sostituire i componenti della commissione Ippc (integrated pollution prevention control) nominati dal precedente governo: è l'organismo che rilascia le Aia, ossia le autorizzazioni integrate ambientali sui siti industriali maggiormente inquinanti. A cosa si deve la decisione? Al fatto, scrive la ministra, che la precedente commissione si è mostrata inefficiente e quando ha finito di operare ha lasciato solo «4 pareri». La lettura dei Verdi (ne hanno parlato Francescato e l'assessore regionale Mimmo Lomelo) è un'altra: la decisione è un intento persecutorio nei confronti della Puglia, che ha scelto la strada della tutela rigorosa dell'ambiente.

Dalla commissione, segnalano i Verdi, spariscono tecnici prestigiosi nominati dall'ex ministro Pecoraro Scanio e arriva una pattuglia di giuristi, «buoni per blindare le decisioni, non per valutazioni accurate in materia ambientale». Alla Prestigiacomo che parla di autorizzazioni mai arrivate, Francescato replica con durezza: «Erano state avviate 78 istruttorie: se non fosse caduto il governo sarebbero state rilasciate 60-70 Aia. La verità è che la Prestigiacomo si trova in quel ruolo non per difendere l'ambiente, ma per tutelare gli interessi forti» dei grandi gruppi industriali.

Anche Vendola replica a muso duro. «Per 10 anni - dice - i governi regionali di centrodestra non si sono minimamente preoccupati di effettuare alcun tipo di studio. Noi abbiamo avviato una costante azione di monitoraggio. I risultati ci hanno spinto a chiedere una revisione dei limiti sulle emissioni di diossina: con atteggiamento identico, sia nei confronti di Prodi che di Berlusconi». Il governatore conferma la decisione, già manifestata nei giorni scorsi, di approvare una legge regionale che fissi dei limiti più rigorosi. Francescato («bravo Vendola, il governatore pugliese andrebbe clonato») ha anche segnalato il fatto che la Puglia resta nel mirino del governo nazionale riguardo alla possibile scelta di siti nucleari (sito e deposito scorie).

In commissione, l'Ilva ha stigmatizzato «il fenomeno mediatico di allarmismo spregiudicato» riguardo al siderurgico tarantino, anche con riferimento all'insorgenza delle malattie tumorali («certe notizie meriterebbero l'attenzione della Procura»). Nel corso dell'audizione, sollecitata da Mino Borraccino (Pdci), l'azienda ha sostenuto di stare rispettando il cronoprogramma per l'abbattimento dei fattori inquinanti; di aver impegnato già 360 dei 470 milioni previsti; che i dati sulle diossine rilevati non possono essere attribuiti a un solo stabilimento.

I risultati, secondo i dirigenti Girolamo Archinà e Gaetano Di Tursi, si cominciano a vedere: non solo rispetto al '95 (l'anno della privatizzazione), ma anche riguardo ai rilevamenti più recenti. Per esempio con il 40% in meno di produzione di Pm10. Il presidente della commissione Pietro Mita non commentare. «Del resto - osserva - dobbiamo ancora ascoltare l'Arpa, il governo regionale, il Comune di Taranto e l'Osservatorio epidemiologico». Tuttavia, l'impressione ricavata da Mita, è che «le dichiarazioni dell'Ilva contrastino con la percezione dell'opinione pubblica. E che suonino come eccessivamente perentorie nel negare il rapporto di causalità tra le emissioni inquinanti e le patologie e le morti registrate sul territorio ». Il lavoro della commissione sfocerà in una discussione Aula.

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