Ilva «Da tredici anni mai una crisi così»
TARANTO — «Non è una buona giornata per Taranto. Dal 1995, da quando lo stabilimento è in mano a Emilio Riva, questa è la prima cassa integrazione ». Non è allegro Rocco Palombella, segretario provinciale della Uilm, dopo l'incontro con i dirigenti dell'Ilva che hanno annunciato le prime misure restrittive nello stabilimento tarantino per fronteggiare la crisi internazionale dell'acciaio.
Dal primo dicembre, 2028 lavoratori saranno messi in cassa integrazione per tredici settimane e la produzione sarà ridotta del venti per cento. Il provvedimento riguarderà a rotazione operai e impiegati proprio per non colpire una sola categoria. A salario ridotto saranno messi i dipendenti diretti dell'Ilva impegnati sia nell'area a freddo che nell'area a caldo.
Pianta organica
Rimangono a regime pieno gli operai dei tubifici e delle lamiere e i lavoratori delle ditte appaltatrici perché saranno tutti impegnati nelle manutenzioni degli impianti che, di volta in volta, subiranno la frenata produttiva. La distribuzione degli esuberi riguarda l'area ghisa (355), l'acciaieria 1 (274), il treno nastri 1 e 2 (364), il laminatoio a freddo (200), la finitura nastri (139), servizi, manutenzioni e staff (696).
Il futuro
Nessuno è in grado di prevedere oggi cosa accadrà a fine febbraio, quando scadranno le tredici settimane di cassa integrazione. L'Ilva non ha potuto preannunciarlo ai sindacati e questa grande incertezza pesa sull'ambiente tarantino. Il rallentamento dei mercati internazionali dell'auto e degli elettrodomestici ha determinato un surplus di produzione da parte dell'Ilva rimasta invenduta. Sui piazzali giace poco più di un milione di tonnellate di coils e 150 mila tonnellate di tubi e lamiere.
«Evidentemente Riva sperava che la crisi fosse congiunturale - osserva Palombella - e che potesse continuare a produrre ai ritmi consueti e fare magazzino in attesa di riversare sul mercato il prodotto alla ripresa dell'economia. S'è rivelato un calcolo azzardato ». In ogni caso l'azienda ha confermato che proseguirà negli interventi di ambientalizzazione della fabbrica e che non bloccherà gli investimenti.
Diossina
L'Ilva, intanto, fornisce una precisazione sui dati relativi alle emissioni di diossina. Mesi fa Peacelink ha affermato, sulla scorta dei dati del registro Ines, che le emissioni taratine sono il 92 per cento del totale nazionale. Ieri il dirigente Girolamo Archinà, a Bari, ha detto che non è attendibile perché si riferisce esclusivamente alle emissioni dei soli cinque stabilimenti industriali italiani (dei 670 totali presenti nel registro) che hanno denunciato le proprie emissioni.
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