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Vertice top secret tra ARPA e ILVA si tratta sulle nuove centraline

I tecnici si sono incontrati per avviare il piano di lavori per l´abbattimento delle emissioni. Le prescrizioni Aia per costruire su un terreno inquinato sono sparite, ma il Comune insiste.
1 novembre 2008
Giuliano Foschini
Fonte: Repubblica

- Un incontro con l´Ilva. E le prime verifiche sulla questione del polonio: «Per il momento l´unica cosa certa - spiega il direttore Giorgio Assennato - è che non c´è alcun pericolo radioattivo per la salute delle persone». L´Arpa regionale ha affrontato ieri nuovamente il caso Taranto. In mattinata infatti c´è stato un incontro tra i tecnici dell´azienda e quelli dell´Agenzia regionale per l´azienda: una riunione informale, «uno scambio di opinioni» dicono, per cercare di mettere su un piano di monitoraggio delle emissioni.

Oggi, infatti, il Comune di Taranto è carente in quanto a centraline. L´idea è che sia la stessa Ilva a installarle per poi affidarne la gestione alla stessa Arpa. Assennato sull´argomento preferisce non esprimersi, «ci stiamo parlando» dice. Contemporaneamente però ha cominciato ad affrontare il presunto caso del polonio.

Ieri, infatti, l´Associazione italiana leucemie (Ail), il Comitato per Taranto e Peacelink hanno inviato una lettera al ministro dell´ Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e al presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, per chiedere loro di verificare se anche nel capoluogo jonico esista lo stesso pericolo inglese. «Nelle acciaierie del Regno Unito - osservano gli ambientalisti - hanno verificato che dai camini della diossina può uscire una significativa quantità di Piombo 210 e Polonio 210, isotopi radioattivi derivanti dal decadimento dell´Uranio 238, e le misurazioni della radioattività hanno dato valori superiori alla soglia di rilevanza». «Gli impianti britannici di agglomerazione - osservano ancora nella lettera inviata a Prestigiacomo e a Vendola - apparterrebbero alla stessa categoria (sinter plant) in cui rientra anche l´impianto di agglomerazione dell´Ilva di Taranto».

Nella lettera gli ambientalisti ricordano che «il governo britannico si è preoccupato della salute dei cittadini sia per la diossina sia per la radioattività prescrivendo limiti che in Italia non sono mai entrati in vigore» e chiedono di «controllare che anche a Taranto non vi sia questo pericolo radioattivo applicando, nel caso, il principio di precauzione che interviene quando in campo scientifico emerge un ragionevole dubbio».

Bene, secondo l´Arpa questo pericolo non esiste. «Il tipo di emissioni radioattive a cui si fa riferimento sono a bassissima tossicità - dice Assennato - e quindi non possono essere associate a problemi sanitario». A confermare questa tesi c´è uno studio fatto nel 2004 a disposizione dell´Arpa che conformerebbe le emissioni, «ma in misure minime e per nulla dannose». In ogni caso Assennato ha chiesto ai suoi tecnici nuovi accertamenti. Continua intanto la querelle tra Ilva, ministero e Arpa sulle autorizzazione per costruire l´impianto di Urea, necessario per diminuire le emissioni.

Ilva ha chiesto le autorizzazioni a costruire su un terreno potenzialmente inquinato. La commissione Aia ha dato il via libera, pur imponendo nove prescrizioni. Il 29, in una lettera del direttore del ministero Agricola quelle prescrizioni erano sparite. La palla è ora nelle mani del Comune che ha deciso di concedere sì l´autorizzazione ma tenendo sempre presenti le prescrizioni ambientali date dai tecnici dell´Aia.

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