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Tumori e inquinamento ecco i dati-record di Taranto

La lettura del Registro Tumori è istruttiva. Ma svela subito un’insidia. Ma è possibile segnalare un nesso causa-effetto fra aumento delle patologie tumorali e inquinamento industriale? La lettura che fornisce lo studio del Registro Tumori è univoca, e la risposta è affermativa.
2 novembre 2008
Marcello Cometti
Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno

- TARANTO - La conferma arriva dai dati ufficiali. A Taranto si muore più che in ogni altra città pugliese. E se la causa di morte è un tumore, a Taranto a prevalere sono quelle forme tumorali il cui nesso con l’inquinamento ambientale è più che documentato (polmone, pleura, vescica, ecc.).

Le cifre contenute nel Registro Tumori Jonico Salentino parlano chiaro: se la media regionale dei decessi è pari a 100, gli ultimi dati disponibili portano Taranto a quota 117 per tutte le cause di morte, a 129 per i tumori al polmone, a 474 per i tumori della pleura, a 124 per i tumori alla vescica.

In aumento rispetto alle medie regionali anche i tumori femmnili: per il tumore della mammella la mortalità dagli anni ’90 comincia a diminuire a livello regionale ma non per le donne residenti nel Comune di Taranto.

Il rapporto tra il numero di decessi osservati localmente e quelli attesi su base regionale per questo tumore presenta valori in crescita, e negli anni recenti raggiunge un +20%.

La mortalità per tumore all’utero si è invece ridotta notevolmente in questi trenta anni ma a Taranto i valori sono costantemente superiori a quelli regionali, nell’ultimo periodo del 20%. Per il tumore all’ovaio la mortalità risulta in aumento anche nella Regione, ma presenta valori più elevati tra le donne residenti a Taranto, dell’ordine di +30 %.

La lettura del Registro Tumori è istruttiva. Ma svela subito un’insidia. L’importante strumento di conoscenza e di monitoraggio sta acquisendo solo in questi mesi tutte le schede di dimissioni ospedaliera relative agli anni sino al 2007. Per rintracciare l’ultimo rapporto disponibile – curato dal prof. Giorgio Assennato – è necessario compiere un vero e proprio slalom, accedendo al sito di Arpa Puglia e di lì digitando le parole “Registro Tumori” nell’apposito motore di ricerca del portale.

Il rapporto che viene fuori è il più aggiornato, e contiene i dati sino al 2003. I dati confermano “la persistenza di una condizione di rischio aumentato di sviluppare patologie neoplastiche e specificamente quelle per cui è nota e ampiamente consolidata l’associazio - ne causale con fattori di rischio di tipo professionale e ambientale”.

Secondo l’analisi del Registro Tumori quei dati “ribadiscono la presenza di una condizione specificamente preoccupante a carico della cosiddetta area a rischio e, in particolare, del comune di Taranto. In quest’ultimo, infatti, per il sesso maschile, il tasso di incidenza dei tumori della cavità orale, del rinofaringe, del fegato, dell’apparato respiratorio nel suo complesso, di trachea, bronchi e polmoni, della pleura, dei tessuti molli e dei linfomi non Hodgkin è sistematicamente superiore al dato nazionale, nonché a quello osservato nel resto della provincia di Tarant o.

Ma è possibile segnalare un nesso causa-effetto fra aumento delle patologie tumorali e inquinamento industriale? La lettura che fornisce lo studio del Registro Tumori è univoca, e la risposta è affermativa.

“Gli eccessi evidenziati per entità e tipologia delle malattie interessate – afferma il prof. Assennato - suggeriscono un ruolo importante di pregresse esposizioni a fattori di rischio di natura professionale ed ambientale nella definizione della situazione epidemiologica.

Come è noto, dopo l’abitudine al fumo di sigaretta, i più importanti fattori di rischio per tumore polmonare sono le esposizioni ad inquinanti chimici di origine industriale, come gli idrocarburi policiclici aromatici.

Lo stesso discorso vale per il tumore alla vescica e ancora più incontestabile è l’associazione tra mesotelioma pleurico ed esposizione ad amianto. Anche per il linfoma non Hodgkin, in eccesso rispetto al dato nazionale nel sesso maschile a Taranto, è possibile individuare possibili fattori di rischio ambientale rappresentati dalle diossine e dai policlorobifenili, presenti come additivi in vernici e pesticidi ed emessi nell’aria da industrie quali inceneritori, cementifici e impianti di agglomerazione, come quello operante nello stabilimento siderurgico”.

• Vent'anni fa il primo all'arme dell'Oms

L'area jonica fiu definita nel 1986 «ad elevato rischio ambientale»

Taranto aveva record di mortalità già negli anni Settanta, a conferma del fatto che il collegamento qualità della vita-qualità dell’ambiente è problema che non nasce certo oggi, e – purtroppo – a conferma anche del fatto che in troppi, per troppi anni, hanno fatto finta di non vedere o di non sapere che i veleni dell’aria stavano minando alla base u n’intera popolazione.
Esiste un ricco corredo di studi, tutti di fonte più che autorevole, a testimoniare questo dato inoppugnabile. Una serie di allarmi che probabilmente sono stati sottovalutati troppo a lungo.

E’ appena il caso di citare i due studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla mortalità dell’area tarantina (uno del 1997, l’altro del 2001) che già evidenziavano un eccesso di mortalità, sia per tutte le cause sia per le patologie tumorali. E va anche ricordato che sin dal 1986 l’area studiata dall’Oms era stata definita ufficialmente “ad elevato rischio ambientale” con legge dello Stato, e successivamente (nel 1998) inclusa fra i 14 siti ad interesse nazionale ove necessitavano interventi di bonifica. Provvedimenti legislativi, questi, palesemente rimasti lettera morta, o quasi, visto l’inutile trascorrere degli anni sino ai giorni nostri senza nessun radicale intervento di bonifica o di contenimento delle emissioni inquinanti.

Così come andrebbe anche ricordato uno studio condotto nel 1993 da Minerba, Annicchiarico e Mancino su soggetti fumatori (“Mortalità per carcinoma del polmone a Taranto”), che evidenzia una maggior incidenza di tumore al polmone nei residenti a ridosso dell’ area industriale, ex USL TA/4, rispetto ai residenti nell’area meno prossima alla zona industriale, ex USL TA/5.

Il Comune di Taranto ha poi partecipato allo studio MISA-2 che ha analizzato lungo l’arco 1996-2002 gli effetti a breve termine dell’inquinamento atmosferico sulla salute dei residenti in 15 città italiane valutando la relazione tra livelli giornalieri degli inquinanti atmosferici ed eventi sanitari rilevanti: dallo studio è emersa una associazione tra i livelli giornalieri degli inquinanti dell’aria e la mortalità per tutte le cause naturali, la mortalità e i ricoveri per cause respiratorie e cerebrovascolari.

Un’altra analisi di grande interesse sulla mortalità a Taranto dal 1970 a tutto il 2004 è quella effettuata per conto dell’Istituto Superiore di Sanità nel 2007 dalla dott.ssa Maria Angela Vigotti, del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa e dell’I f c-Cnr, sempre di Pisa.

La dott.ssa Vigotti, insieme a Domenica Cavone (del dipartimento di Medicina interna e Medicina Pubblica dell’Università di Bari), a Antonella Bruni e Sante Minerba (entrambi dell’unità di Statistica ed Epidemiologia della Asl Taranto) e a Michele Conversano (dirigente del Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto), ha studiato il caso-Taranto, corredandolo di dati e cifre che lanciano ampi fasci di luce sullo stato di salute della popolazione ionica nell’ultimo trentennio.

Note:
Sono disponibili i documenti relativi al Registro Tumori Jonico Salentino

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