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Ilva, guerra sulla radioattività il ministro manda gli ispettori

Un giallo che già si è trasformato nell´ennesima polemica attorno all´Ilva. L´Arpa aveva sostenuto: nessun pericolo sul polonio. Ma Roma decide di agire. Il caso nasce dopo l'appello al presidente Vendola e al Ministro Prestigiacomo.
6 novembre 2008
Giuliano Foschini
Fonte: Repubblica

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Il caso nasce nei giorni scorsi quando una serie di associazioni ambientaliste scrissero al presidente della Regione, Nichi Vendola, e al ministro all´Ambiente, Stefania Prestigiacomo, lanciando un presunto allarme radioattività.

«Nelle acciaierie del Regno Unito - osservano gli ambientalisti nella loro relazione - hanno verificato che dai camini della diossina può uscire una significativa quantità di Piombo 210 e Polonio 210, isotopi radioattivi derivanti dal decadimento dell´Uranio 238, e le misurazioni della radioattività hanno dato valori superiori alla soglia di rilevanza».

Secondo le associazioni gli impianti britannici apparterrebbero alla stessa categoria dell´Ilva di Taranto. Ecco, quindi, che l´Ispra (l´Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale) ha deciso di inviare una squadra speciale a Taranto per effettuare una serie di analisi e verifiche sul rischio radioattività.

Proprio ieri, però, il direttore regionale dell´Arpa, Giorgio Assennato, ha inviato una nota in cui bolla come «inutilmente allarmistico l´allarme polonio». «È noto - scrive Assennato - che le materie prime delle acciaierie a ciclo integrale contengono sostanze con bassi livelli di radioattività di origine naturale. Per quanto riguarda i dati relativi allo stabilimento Ilva, nel 2004 è stato condotto, da Apat e dall´Arpa Veneto, uno studio riguardante le pressioni ambientali di tipo radiologico: le concentrazioni rilevate, allo stato delle conoscenze, in nessun modo possono tradursi in un rischio sanitario a carico dei lavoratori in quanto non sono tali da determinare un assorbimento di radiazioni degno di nota. Ecco perché appare ingiustificato l´allarme nella popolazione tarantina già sufficientemente provata».

Sulla base di questi dati, evidentemente riferendosi ai controlli dell´Ispra, parla «di controlli costosi e non motivati, che sarebbe meglio indirizzare verso il potenziamento delle attività di monitoraggio sulle reali priorità ambientali di Taranto». «Noi non abbiamo mai lanciato un allarme, chiedevamo soltanto una verifica. Lo spirito del nostro intervento - commenta però Alessandor Marescotti, presidente di Paecelink - era fare in modo che gli stessi limiti imposti in Gran Bretagna siano valutati anche nel caso di Tarano. L´intervento dell´Arpa ci sembra che ci dia ragione».

Intanto, però, la vicenda Ilva continua sui tavoli del ministero dell´Ambiente. Oggi tecnici dell´azienda incontreranno i commissari del nucleo che si sta occupando dell´Aia, l´Autorizzazion integrale ambientale. Entro marzo dovranno decidere se rilasciare o meno l´autorizzazione all´azienda. Probabilmente lo faranno anche prima: il cronoprogramma predisposto per gli incontri con le varie parti in causa è serrato.

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