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AIA, bocciati gli interventi ILVA sulla cokeria

È una bocciatura pesante quella decretata dall'Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (già Apat), in ordine al piano di adeguamento della Cokeria, presentato dall'Ilva nell'ambito dell'AIA.
8 novembre 2008
Fonte: Corriere del Giorno

- È una bocciatura pesante quella decretata dall'Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (già Apat), in ordine al piano di adeguamento della Cokeria, presentato dall'Ilva nell'ambito della procedura per l'Autorizzazione integrata ambientale (Aia). L'istituto, che è il braccio tecnico del ministero dell'Ambiente ha rilevato una serie di criticità cui l'azienda siderurgica dovrà rispondere nelle prossime riunioni della Commissione Ippc.

In primo luogo viene contestato che il “quadro delle informazioni necessarie ad una valutazione tecnica approfondita ed esaustiva è difficoltoso a causa della frammentarietà e delle non sempre coerenti informazioni contenute nei numerosi documenti”.

Numerose le carenze sul piano di monitoraggio. “Dal cronoprogramma - scrive Ispra -si evince che nel 2007 è stato previsto il monitoraggio di Ipa e Benzene nella fase di cokefazione ma non c'è alcuna evidenza a riguardo. Nella domanda di Aia, non sono stati presentati i risultati dei monitoraggi effettuati. Il gestore non esplicita se, nelle componenti di impianto in cui non prevede interventi di adeguamento, siano già adottate le migliori tecnologie disponobili o comunque raggiunte prestazioni ad esse comparabili”.

Anche in ordine alle emissioni diffuse sono state rilevate alcune incongruenze. “Per esempio - continua Ispra - relativamente al parametro Ipa, la stima proposta per il 2005 nella domanda di Aia è pari a 1.1 t/a, considerando il contributo delle sole emissioni diffuse, mentre nel rapporto Ines relativo allo stesso anno vengono dichiarati 22.58 t/a (presumibilmente considerando sia il contributo delle emissioni diffuse che di quelle convogliate).

Per quanto riguarda i parametri NOx e SOx, per i quali in entrambe le tabelle si fa riferimento al solo contributo delle emissioni convogliate, il dato riportato nella domanda di Aia è circa la metà di quello della dichiarazione Ines. Relativamente alle polveri il dato Ines, superiore a quello Aia, si riferisce esclusivamente alle emissioni puntuali e non vengono fornite informazioni relative alle emissioni diffuse.

Si manifestano inoltre riserve sulle modalità con le quali sono state effettuate dall’azienda le stime delle emissioni diffuse ed in particolar modo sulle elaborazioni eseguite per il calcolo dei fattori di emissione. Inoltre, indipendentemente dai dati quantitativi stimati dall’azienda sulle emissioni diffuse, vengono formulate una serie di prescrizioni finalizzate al maggiore contenimento possibile di tali emissioni, nonché viene richiesta l’adozione di specifiche procedure per la verifica dell’efficacia delle misure adottate”.

Lettera al Direttore del Corriere del Giorno
Per troppo tempo a Taranto i temi legati alla salute ed alla sicurezza di lavoratori ed abitanti sono stati ignorati o sottovalutati nonostante la presenza di realtà come Ilva, Cementir, raffineria, basi della Marina Militare, 9 impianti a rischio di incidente rilevante sottoposti alla Direttiva Seveso ed uno dei 12 porti militari italiani riconosciuti a rischio nucleare. Ormai da decenni sulle rive dei due mari si respira un mix di polveri sottili, anidride carbonica, ossidi di azoto e di carbonio, biossido di zolfo, mercurio, diossine ed idrocarburi policiclici aromatici, che ha prodotto ripercussioni tremende sulla salute della popolazione.

Gli effetti dell’inquinamento su ambiente e flora e fauna locali sono ampiamente noti,
ma niente sembra essere destinato a cambiare. La realtà è che la nostra città ha ampiamente contribuito al bene del sistema paese con quasi 50 anni di industria e più di un secolo di Marina Militare, ricevendo come unica contropartita inquinamento, vittime del lavoro, malattie, licenziati e cassaintegrati. Oramai il territorio jonico è diventato terra di nessuno, una discarica nazionale dove chiunque può contravvenire ai limiti imposti dalle nor mative europee ed internazionali riguardanti le emissioni nocive di ogni tipo(co2, diossine, ecc.) e dove si continuano a sottoscrivere ridicoli atti di intesa privi di vincoli.

Invece oggi diventa indispensabile prevedere per Taranto un moderno progetto di sviluppo ed un modello economico alternativo che pongano la salute e la dignità dei cittadini e dei lavoratori, al primo posto rispetto ai ricatti derivanti dal mantenimento dei livelli occupazionali.

Giuseppe Buonpensiero

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