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Diossina, è iniziata la sfida

Vendola: «E’ la prima volta che una Regione compie un tale azzardo con una propria legge». Prestigiacomo: «Lo stabilimento dà lavoro a mezza Taranto».
12 novembre 2008
Alessandra Congedo
Fonte: TarantOggi

Il cancro della mia città - Taranto

Il governatore Vendola è stato di parola. Ieri, infatti, la Giunta regionale ha approvato la legge anti-diossina, che pone dei limiti più severi rispetto a quelli previsti dalla norma nazionale, in sintonia con le misure adottate a livello europeo. Una svolta storica che però potrebbe essere vanificata dalla possibile mossa successiva del Governo Berlusconi, che potrebbe impugnare la legge per sospetta incostituzionalità. Alcuni esperti di diritto fanno notare che il titolo quinto della Costituzione italiana (riformato nel 2001), all’art. 117 c. 2 lett. S, colloca la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali tra le materie in cui lo Stato ha competenza legislativa esclusiva.

Non sarebbe pertanto ipotizzabile, in assenza di una legge quadro italiana in materia di diossine, alcun intervento legislativo regionale che risulti modificativo della vigente normativa nazionale. Ma la Regione ha comunque deciso di correre questo rischio. In base al disegno di legge presentato ieri mattina a Bari, nella sede del Consiglio Regionale, l’Ilva dovrà ridurre le emissioni di diossina (policlorodibenzodiossina) e furani (policlorodibenzofurani) fino ad un massimo di 2,5 nanogrammi a partire dal primo aprile del 2009.

Un limite che dal 31 dicembre 2010 dovrà scendere ulteriormente fino a 0,4 nanogrammi. In caso di violazioni, Riva avrà 60 giorni di tempo per rientrare nei limiti previsti, pena la chiusura degli impianti. Il tetto di 0,4 nanogrammi è il massimo consentito dal protocollo di Arhus approvato dall’Ue a febbraio 2004, recepito in Italia con la legge 125 del 2006, ma di fatto disatteso. «Abbiamo lavorato – ha spiegato Vendola - sulla base dell’esperienza friulana che ha sanato la situazione di uno stabilimento di gran lunga più piccolo del gigante Ilva”, lo stabilimento siderurgico Servola (ora gruppo Lucchini) a Trieste.

L'appello per la bonifica
«Oggi faccio un appello al Governo Berlusconi, che e’ quello di riprendere in mano un accordo tra enti locali e Governo nazionale per sottoscrivere il programma di bonifica integrale del sito inquinato di interesse nazionale di Taranto, sul modello del Protocollo che abbiamo siglato per la città di Brindisi».

Il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, lo ha annunciato presentando il disegno di legge regionale approvato ieri dalla Giunta regionale, ed ha aggiunto: «Invito il ministro Prestigiacomo, con spirito di amicizia, agli Stati Generali dell’Arpa, che si terranno a Taranto nel mese di dicembre e chiedo a tutti di convergere sull’ obiettivo. Penso che oggi, a partire dalle diossine si possa, nel giro di tempi accertati e rapidissimi, misurare un cambiamento che e’ il cambiamento nella qualita’ ambientale di quella città. Voglio concentrarmi su questo prima di qualunque altra cosa»

Siamo di fronte – ha proseguito il presidente della Regione - ad un salto di qualità politico e culturale. Per la prima volta una regione italiana compie l’azzardo di dotarsi di una legge che ignora i limiti massimi di emissioni tossiche consentite in Italia. Siamo consapevoli del rischio di scontrarci con il solito ‘apparente buon senso’ che sconsiglia interventi di tipo ambientalista in crisi economica. Ma è ora che lavoro è ambiente diventino un unico paradigma».

L’assessore regionale all’ambiente Michele Losappio, anche lui protagonista della conferenza stampa di ieri, ha auspicato una rapida approvazione della norma da parte del Consiglio ed ha aggiunto: «Siamo la prima Regione, che di fronte ad una legge nazionale lacunosa, troppo permissiva, interviene con una propria azione legislativa per difendere i cittadini».

Per Legambiente, intervenuta ieri con una nota firmata da Vittorio Cogliati Dezza, Francesco Tarantini e Lunetta Franco, “l’’ammodernamento dell’Ilva è una priorità non più rinviabile, per la tutela della salute degli abitanti di Taranto e il rilancio di un’industria più pulita e moderna”. Conclude Legambiente: «Condividiamo pienamente gli obiettivi indicati nella bozza di legge presentata dal presidente della Regione Puglia per tagliare le emissioni dello stabilimento siderurgico più inquinante d’Italia. Lo stabilimento Servola di Trieste, per il quale è previsto un limite massimo consentito di 0,4 nanogrammi per metro cubo di diossine, è la dimostrazione tangibile che è possibile produrre inquinando meno.

Il binomio ambiente versus lavoro è vecchio e superato: un alibi, ormai, per giustificare immobilismi e ritardare processi di innovazione. Oggi le tecnologie sono cambiate e investire in innovazione e sicurezza è uno dei primi passi da compiere per andare incontro alle esigenze occupazionali».

Losappio: “Ministro confindustriale!”

L’assessore all’Ecologia, Michele Losappio, ha subito replicato al ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo sulla questione dell’Ilva di Taranto e del DDL approvato ieri in Giunta. Una replica logica, specialmente perché lascia un po’ tutti interdetti l’immediatezza con cui la Prestigiacomo è intervenuta sulla vicenda.

Chiaro che si sta per aprire uno scontro istituzionale sul decreto legge regionale, che avrà ripercussioni e che non mancherà di scatenare polemiche: troppi gli interessi in gioco. “Nella presentazione del DDL sulle emissioni di diossina – spiega Losappio – il presidente Vendola ha lanciato al Ministro dell’Ambiente un appello alla collaborazione per quella che è la priorità riconosciutadai pugliesi: la tutela della salute. Il Ministro risponde subito, come se fosse il proprietario dell’Ilva, negando la praticabilità dei tempi e delle modalità indicate dalla Regione, senza peraltro fornire le motivazioni”.

“Ci aspettavamo – prosegue - una risposta da Emilio Riva, il no categorico al DDL della Regione contro le diossine proviene invece dal governo Berlusconi che evidentemente non intende modificare la più che permissiva normativa vigente ed è contrario a norme europee più attente al futuro dei cittadini, come quelle appunto indicate dal DDL della Giunta Vendola. La procedura di AIA – autorizzazione integrata ambientale – è del resto comunque indipendente dalle opzioni legislative. Ed anche per questo non si capisce lo zelo confindustriale della risposta ministeriale”.

Naturalmente, è facilmente comprensibile come lo scontro istituzionale potrebbe favorire la stessa azienda, forte dell’appoggio palese del governo Berlusconi: se il decreto legge non diventasse operativo perché a Roma si porranno di traverso, è chiaro che il gioco – passateci il termine – favorirebbe l’Ilva.

“La Regione comunque – conclude l’assessore – continuerà a fornire proposte e soluzioni nelle sedi competenti, con l’auspicio della migliore collaborazione possibile con lo Stato”.

Prestigiacomo “No agli annunci mediatici”

Il disegno di legge proposto da Vendola sull’Ilva di Taranto, se approvato dal Consiglio Regionale, implicherebbe la chiusura dello stabilimento entro quattro mesi. E’ un dato che il Presidente della Regione ben conosce e che rischia di innescare un problema sociale di enorme portata per Taranto e per la Puglia’’.

E’ questa l’immediata replica del Ministro per l’Ambiente Stefania Prestigiacomo dopo aver appreso dell’iniziativa adottata dalla giunta pugliese, guidata da Nichi Vendola. Anche se Giorgio Assennato, capodi Arpa Puglia, ha già smentito sulla tempistica: “Non ci vuole tanto tempo per adeguarsi alle norme...”. ‘’Sono sinceramente esterrefatta – sottolinea la Prestigiacomo - dall’iniziative di Vendola, il quale nelle riunioni al Ministero appare consapevole dei problemi e soddisfatto del livello di collaborazione messo in campo per risolverli, ma poi tornato in Puglia si mette a capo della protesta ambientalista producendo un disegno di legge che avrebbe come unica conseguenza immediata quello della cessazione delle attività di uno stabilimento che fra diretti ed indotto dà lavoro a mezza Taranto’’.

Il Ministero crede invece che su questa materia ‘’occorra agire con grande determinazione e senso di responsabilità, non inseguendo gli effetti annuncio mediatici. Va recuperato il tempo perduto e va imposta all’Ilva una scaletta di interventi tali da conseguire in tempi brevi l’abbattimento delle emissioni nocive in modo da raggiungere entro il 2012 il livello di 0,4 nanogrammi a metro cubo di policlorodibenzodiossina e policlorodibenzofurani come già previsto dalla normativa vigente e dall’Ue’’.

‘’Da parte del Ministero - conclude il Ministro - esiste e prosegue il massimo impegno per una soluzione positiva della vicenda sotto il profilo ambientale e prosegue la pressante interlocuzione con tutti i soggetti interessati, Ilva compresa’’.

Rocco Palese (Fi-Pdl) “Per strada 20mila persone”

Sul provvedimento della giunta Vendola c’è da registrare la nota del capogruppo di FIPDL, Rocco Palese. “Che l’Ilva riduca le immissioni di diossina è certamente auspicabile e in questo senso ben vengano anche i provvedimenti legislativi della Giunta regionale. Quel che non convince è la modalità improvvisamente rigida con cui il presidente Vendola pretende di raggiungere questo obiettivo”.

Continua l’esponente dell’opposizione: “L’Ilva è lì da 30 anni, Vendola governa da qua-si 4 anni e, finché al Governo nazionale c’è stata la sinistra, Vendola ha affrontato il problema Ilva con protocolli d’intesa, forse disattesi, ma dei quali non ha neanche mai preteso l’applicazione. Che fine ha fatto per esempio l’accordo di Programma sottoscritto nel 2003 dal precedente Governo regionale e che stanziava 60 milioni di euro per il risanamento ambientale di Taranto? Che fine hanno fatto quei soldi”? “Come mai solo oggi che il Governo nazionale è di centrodestra – insiste Palese, che offre anche una cifra drammatica sulle conseguenze - , Vendola decide di usare le maniere forti e tira fuori dal cilindro un DDL che, se approvato così com’è, provocherebbe di fatto la chiusura dell’Ilva e metterebbe per strada circa 20mila persone?

Compito delle Istituzioni deve essere certamente quello di affrontare l’emergenza ambientale, ma serve un piano di intervento organico, non solo per l’Ilva e non solo per la diossina ma anche per i gas e per le polveri sottili”.

Ilva, non c'è motivo di una legge regionale

BARI - La necessità di una legge regionale sulla riduzione delle emissioni di diossina “non è logicamente motivata” in presenza di “un percorso virtuoso attivato con gli atti di intesa e che stava dando già importanti risultati verso la eco-compatibilità dello stabilimento” di Taranto.

Lo sostiene in una nota il gruppo Riva, proprietario dell’Ilva. Se il disegno di legge fosse quello riportato dalla stampa, prosegue la nota, esso “non può che preoccupare l’Ilva”, poiché “i continui repentini mutamenti di orientamento contribuiscono unicamente a rallentare il raggiungimento degli obiettivi di ambientalizzazione”.

Secondo l’azienda, una legge simile “metterebbe subito a nudo anche l’intervento dell’impianto urea, ancora in attesa di autorizzazione”, la cui potenzialità è di “ridurre del 50% gli attuali di diossine”, e inoltre “non riuscirebbe a far rispettare il limite di 2,5 nanogrammi per metro cubo”. Il gruppo Riva giudica “non realistico” il termine previsto del 31 dicembre 2010 per conseguire il limite di 0,4 nanogrammi per metro cubo. Il gruppo conferma per l’Ilva tutti gli investimenti e “la validità strategica di un percorso condiviso”.

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