Fim-Cisl e Ilva: ognuno faccia il proprio mestiere
Stimato direttore,
ho letto con profondo sconcerto il pensiero espresso dalla Fim Cisl, per bocca del suo Segretario Bentivogli, circa la vicenda relativa al ddl regionale antidiossina. Mi verrebbe da dire che nulla di nuovo è per noi all'orizzonte giacchè se il Ministero dell'Ambiente si incarna maggiormente nell'avvocato difensore dell'Ilva piuttosto che nel suo ruolo istituzionalmente riservatogli, ahimè le parole della Fim Cisl non dovrebbero affatto stupire.
Resto comunque allibito di fronte all'ambiguità di costoro nel perpetrare una così ottusa difesa di una fabbrica che se non messa alle strette nell'attuazione minima dei diritti della popolazione civile e dei lavoratori al suo interno impiegati, ben poco avrebbe fatto. E questa, per noi tarantini, è una certezza tanto più grave se raffrontata agli immani guadagni della fabbrica di questi ultimi anni.
Quante volte è stato necessario ricordare all'Ilva gli impegni assunti in forma di accordi o atti di intesa si è perso il conto. Qunate volte la popolazione ha visto rinnegare i suoi diritti in nome del lavoro si è perso il conto.
Mi viene da dire al Segretario Bentivogli che il ruolo che egli dovrebbe rappresentare non è politico, giacchè di questo si tratta, ma pro o contro i diritti dei lavoratori. Non dovrebbe infatti essere il Sindacato o i Sindacati (doverosa distinzione in questo periodo) a rivendicare, di fronte alla volontà della popolazione attraverso i suoi rappresentanti politici, i diritti dei lavoratori attraverso quegli strumenti che la legge riconosce in nome della tutela occupazionale e in questo caso dopo la perpetuazione di scelte alquanto discutibili?
Ciò che voglio dire è che se dopo anni bui della coscienza civile del territorio avviene un risveglio che implica risultati anche drammatici, si dovrebbe poter contare, per attenuare le ipotetiche conseguenze della rivendicazione di tali diritti, sull'appoggio di quelle istituzioni come i sindacati che i lavoratori dovrebbero tutelare e che dovrebbero frapporsi tra essi e il datore di lavoro o i governi per l'erogazione di tutti gli strumenti di tutela a loro riservati.
La commistione dei ruoli non fa bene a nessuno e ancora di più contribuisce a rendere velenoso il clima da apoteosi che a Taranto si respirerebbe se l'Ilva appoggiata da sindacati e da parti politiche dovesse decidere di punire ancora una volte la città per aver richiesto l'attuazione dei diritti riservati a tutti i cittadini italiani.
Da parte governativa intravedo un atteggiamento alquanto ambiguo e spesso inquietante e perciò spero che in questa vicenda ognuno rispetti i propri ruoli o altrimenti la volontà della cittadinanza così limpida e inequivocabile rischierebbe di essere offuscata nel gioco della concorrenza e della difesa dei poteri.
Riconoscente
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