«Stop alla diossina» 15 mila no all'Ilva
TARANTO - Un'onda nuova, calda, corposa ha attraversato ieri la Taranto dell'Ilva. Diciotto associazioni ambientaliste, unite nella sigla Alta marea, e tanti, tantissimi cittadini, quasi 20mila persone, in corteo dall'Arsenale fino a piazza Garibaldi, hanno ribadito che diritti dell'ambiente e diritti del lavoro possono e devono stare insieme. Anche a Taranto, dove il lavoro si chiama Ilva. E ormai si sa, è un lavoro che uccide. Uccidono gli incidenti, 42 negli ultimi quattordici anni. E uccidono le emissioni inquinanti. Secondo dati Ines, nei cieli di Taranto viene riversato il 9 per cento della diossina prodotta in Europa. E secondo l'Arpa, la diossina viene in buona parte dai camini dell'Ilva.
Per tornare a una città sana, ieri hanno sfilato in molti. Le ragioni delle associazioni erano le stesse che hanno portato in piazza spontaneamente intere famiglie e molti bambini. Spiega Giuseppe Merico, coordinatore della rete Alta Marea: «Vogliamo realizzare il binomio perfetto: salvaguardia dei posti di lavoro in un'area salubre. Perché così come non si deve morire di cancro, non si deve morire di fame. Siamo in Europa, e in Europa si può».
Ma giorni fa Peacelink, tra le associazioni della rete, ha ridestato l'allarme sui livelli di inquinamento in città. Partendo da dati diffusi dall'Arpa, secondo cui a Taranto la quantità di benzopirene (il più cancerogeno tra gli idrocarburi policiclici aromatici, contenuto ad esempio nelle sigarette - in una sono circa 9 nanogrammi) rilevata in metro cubo di aria è pari 1,1 nanogrammi mentre il limite di legge è di 1 nanogrammo, Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink, precisa: «Da alcuni calcoli fatti, possiamo dire che al giorno un bambino che risiede nel quartiere Tamburi, uno dei più esposti all'inquinamento industriale, inala mediamente l'equivalente di benzopirene contenuto in un po' più di 2 sigarette. Vale a dire l'equivalente di 780 sigarette all'anno». Questo dato non si riscontra solo nel quartiere Tamburi. «Lì possiamo dire che l'inquinamento è fisso, ma è quando c'è vento dalla zona industriale si sposta sulla città e sulle periferie. Queste ultime hanno punti di concentrazione di benzoapirene sino a 1,19 nanogrammi per metro cubo».
Ma c'è un altro dato impressionante: «La quantità di sigarette fumate in maniera involontaria e supplementare dai lavoratori della cokeria». E qui Marescotti cita dati contenuti in una perizia commissionata dalla magistratura all'Asl nel 99-2000, secondo cui «in otto ore di lavoro quei lavoratori, nelle postazioni a minore esposizione, inalano l'equivalente di benzopirene contenuto in circa 350 sigarette, mentre si sale oltre le 6mila nei punti più critici della cokeria». Considerato poi che si fanno gli straordinari... Ma i dati sono fermi lì.
Taranto resta la provincia più inquinata d'Italia, seguita a distanza da Livorno, Nuoro, Venezia e Caltanissetta. Secondo l'Ines, Taranto produce il 92 per cento di diossine emesse in Italia e il 95 per cento di Ipa in atmosfera. A sfilare contro l'inquinamento ieri c'era anche l'Ail, l'associazione contro le leucemie. La presidente Paola D'Andria, precisa: «La situazione in città è drammatica. L'aumento di patologie tumorali è impressionante: ogni giorno incontriamo bambini e ragazzini che si ammalano di linfomi, giovani donne in gravidanza, anziani e operai Ilva».
Ma una reazione ieri a Taranto c'è stata. Emiliano, della rete Mo' avaste, dice che forse c'è stato qualcosa di più. «La rinuncia alla delega. Perché in piazza c'erano molti cittadini, al di là delle sigle e delle rappresentanze. L'importante ora è continuare, per uscire dalla contrapposizione diritti dell'ambiente diritti del lavoro».
Davide, del liceo Archita, uno dei tanti in corteo, si dice soddisfatto della partecipazione alla marcia contro l'inquinamento. «È stata grande, come non se ne sono viste a Taranto. In genere c'è indifferenza nei cittadini. Certo non credo che questa iniziativa possa far cambiare strategia a Riva, che comunque non deve inquinare. Ma può aiutare. Se solo noi cittadini fossimo più uniti, la situazione potrebbe cambiare». Al corteo, apolitico, hanno partecipato gli enti locali e i sindacati.
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