In aula le Morti Bianche
TARANTO - Approdano in tribunale, a distanza di un giorno l’uno dall’altro, i drammi di due morti bianche che hanno funestato la città di Taranto.
Si tratta degli incidenti, verificatisi nello stabilimento Ilva di Taranto, che sono costati la vita agli operai Silvio Murri e Luigi Di Leo. Quest’oggi, passaggio in aula per la morte del mottolese Di Leo.
L’incidente è avvenuto nel settembre 2005, al Deposito bramme 1: il giovane aveva concluso il suo turno di lavoro e stava attraversando il capannone per recarsi a timbrare per l’uscita, quando si sono scontrati due carri-ponte che trasportavano bramme. Una trave è caduta da uno dei carri e ha investito in pieno il povero Di Leo che morì sul colpo.
Ieri, invece, in via Marche è approdata la storia di Silvio Murri. Il 21 maggio di quattro anni fa Murri cadde da una impalcatura dell’acciaieria alle porte di Taranto. L’operaio aveva solo 38 anni, una moglie ed un figlioletto di otto anni. Il suo contratto di formazione e lavoro a dicembre dello stesso anno sarebbe stato trasformato in un rapporto a tempo indeterminato. Murri morì dopo nove lunghi giorni di agonia, salvando cinque vite perché furono donati gli organi.
La moglie di Silvio Murri, Patrizia, non ha mai smesso di chiedere giustizia per la morte del marito, chiedendo in diverse occasioni all’intera cittadinanza di essere al suo fianco in questa difficile battaglia non esitando ad esporsi anche in prima persona.
Il ventidue dicembre prossimo si attende la requisitoria del pubblico ministero per i tre imputati che sono ancora alla sbarra per il tragico incidente. Quindi, spazio alle arringhe della difesa ed alla sentenza. Un altro imputato, invece, ha già patteggiato la pena.
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