Diossina a Taranto, oggi abbattimento pecore contaminate
TARANTO - È previsto per oggi l'abbattimento delle 1600 pecore allevate in otto masserie tra Taranto e Statte e risultate contaminate dalla diossina prodotta in gran quantità dallo stabilimento siderurgico Ilva.
Lo rende noto il 'Codicì, ribadendo la richiesta che le pecore non siano uccise ma «utilizzate in altri contesti come le fattorie didattiche e la pet therapy».
«Intanto - commenta il segretario nazionale del 'Codicì, Ivano Giacomelli - la diossina si assume mangiando l'erba dove si posa; poi, si accumula nell'organismo, quindi se le pecore sono contaminate lo stesso vale per tutti i raccolti dell'aerea incriminata».
Sinora l'abbattimento - rileva il Codici - è stato l'unico sistema usato dalla Stato per risolvere le emergenze: «Il sistema di abbattimento - afferma Giacomelli - è costato 5 miliardi di risarcimenti dalla Bse, conosciuta meglio come 'mucca pazzà, all'aviaria».
Nel caso di Taranto - continua il presidente di 'Codicì - «è evidente che ci troviamo di fronte ad un tipo di emergenza sospetta, causata dalla mancanza o dalla carenza di controlli».
«Allo stato non vi è nessun elemento che possa mettere in correlazione tale contaminazione con la diossina prodotta in maniera univoca dallo stabilimento Ilva». È quanto precisa in una nota la stessa azienda siderurgica, riferendosi all'abbattimento, previsto a Taranto, di circa 1.600 pecore contaminate dalla diossina e allevate nelle campagne fra Taranto e Statte (Taranto).
L'Ilva aggiunge che «sono in corso accertamenti» e quindi «diffida chiunque dal porre tale correlazione fino a che gli esami non avranno stabilito la 'paternita» delle Pcb-diossinesimili che possono aver avuto prevalenza nella contaminazione«. L'azienda siderurgica sottolinea che nella stessa zona insistono» altre realtà industriali«, e che le analisi »consentiranno una piena tracciabilità delle sostanze contaminanti".
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