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Pecore contaminate uccise, la rabbia degli allevatori

Gli animali alla diossina soppressi per impedire che finissero sui mercati Pecore contaminate uccise la rabbia degli allevatori Un imprenditore "È stato atroce non ho mai visto tanto sangue nella mia vita"
12 dicembre 2008
Giovanni Di Meo
Fonte: Repubblica

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TARANTO - "Io ero lì dall´alba, mi sono mosso alle quattro dal mio paese, Crispiano. Ma ad un certo punto non ce l´ho fatta più, sono dovuto andare via da quell´orrore. Non ho mai visto tanto sangue, sembrava non finisse mai. Non posso dimenticare gli occhi di quelle povere bestie, e poi sembrava che davvero piangessero come persone, quando le massacravano". Parla con la voce rotta dalla rabbia e dal dolore Giuseppe Sperti. Settant´anni di cui oltre sessanta passati a fare la vita del pastore, Sperti è uno che nella vita ne ha viste tante. Ma ieri mattina c´erano anche le sue pecore, quelle rastrellate alla masseria Gerantella tra Taranto e Statte, al mattatoio di Conversano.

E lì è andata in scena la strage annunciata di pecore, capretti ed agnellini, uccisi perché colpevoli di pascolare troppo vicino alle fabbriche della zona industriale del capoluogo ionico: 1122 animali sono stati abbattuti perché contaminati dalla diossina, una mattanza necessaria secondo le autorità sanitarie per evitare che quella carne finisse sulle tavole dei consumatori. "Prima dell´una del pomeriggio era finito tutto" continua a raccontare Sperti.

"Quelle povere bestie sono state prima stordite con una scarica elettrica, e poi le hanno finite tagliando loro la gola. E´ stato atroce. Per loro e per noi, che adesso non sappiamo più cosa fare". Le carcasse degli animali, invece di finire nella catena alimentare, sono destinate alla discarica dove per loro c´è l´etichetta di "rifiuto di tipo 1", che altro non vuol dire se non rifiuto tossico ed altamente pericoloso.

Sono otto gli allevamenti compresi nell´area tra Taranto, il comune capoluogo, e Statte, il piccolo paese che per ultimo si è aggiunto all´elenco dei 29 comuni della provincia, che hanno visto deportate le loro bestie al mattatoio di Conversano. Tutti troppo vicini alle ciminiere del gigantesco polo industriale tarantino, tutti beneficiari di un rimborso che dovrà arrivare dalla Regione. "Ma noi - continua Sperti - non ci stiamo al fatto che le nostre pecore debbano pagare per tutti. Siamo pronti ad organizzarci e manifestare, perché i nostri non saranno agnelli sacrificali per l´inquinamento di Taranto".

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