Diossina, vertice in Procura
L'acquisizione di documenti, i controlli, le verifiche e le audizioni di persone informate sui fatti hanno portato l'inchiesta sulla presenza di diossina in sostanze alimentari ad un passo dalla sua definizione. Ormai gli organi inquirenti un'idea su cosa sia realmente successo (e su cosa sta ancora accadendo...) se la sono fatta. Ma ciò che servono sono le prove. Prove che potranno arrivare solo ed esclusivamente da quanto emergerà dalla consulenza tecnica disposta la scorsa estate. Una consulenza disposta con l'obiettivo di identificare i responsabili dell'inquietante fenomeno venuto alla ribalta nei primi mesi dell'anno a seguito delle denunce sporte dalle associazioni “PeaceLink” e “Bambini contro l'inquinamento”.
Il compito affidato dal procuratore dott. Franco Sebastio e dal suo sostituto dott. Mariano Buccoliero ai tre esperti è stato quello di monitorare non solo i terreni adiacenti all'area industriale, ma pure quelli che sembrano al “sicuro” da ipotetici inquinamenti. E non basta.
Ciò che i titolari del fascicolo hanno chiesto ai consulenti è di poter arrivare all'individuazione della “fonte”, all'individuazione del sito da cui poi (attraverso un meccanismo di produzione che deve essere debitamente ricostruito) si sprigiona la diossina. Un compito di non poco conto, un compito estremamente delicato, un compito i cui esiti potrebbero rivelarsi decisivi per la soluzione del caso.
Allo scopo di fare il punto sulla situazione proprio ieri mattina gli inquirenti ed i periti hanno dato vita ad un vertice, ad un incontro in cui sono state tracciate le ultime lineeguida di un'attività investigativa che, forse, entro il prossimo mese fornirà tutti gli elementi necessari per chiudere l'intera questione. Non ci sono conferme, ma sembra che gli esperti abbiano già svolto la maggior parte del lavoro assegnato dalla Procura.
Ad ogni modo, quanto emerso sinora non ha ancora permesso l'iscrizione sul registro degli indagati di alcun soggetto, così come non ha consentito la formulazione di un'ipotesi di reato precisa (si parla di avvelenamento di sostanze alimentari e di getto pericoloso di cose).
Una “lacuna” che però avrebbe le settimane contate. Già, perchè stando ad indiscrezioni, entro il prossimo mese ogni quesito troverà risposta. Dopodichè sarà tempo di confrontare questi risultati con quelli già prodotti dalle analisi effettuate dall'ARPA e dalla stessa ASL di Taranto. Il resto andrà a far parte di una storia (giudiziaria) tutta da scrivere.
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