«No» alla discarica dell'Ilva
Determina (...) di negare alla società Ilva spa stabilimento di Taranto, nella persona del legale rappresentante protempore, ing. Emilio Riva, l'autorizzazione all'esercizio del 1° modulo della discarica di 2^ categoria di tipo “C” sita in area cava Mater Gratiae del Comune di Taranto». Firmato: dott. Luigi Romandini, dirigente del Settore Ambiente ed Ecologia della Provincia. Si conclude così la determina dirigenziale che - almeno per il momento - pone una pietra sopra la nuova discarica per rifiuti speciali e pericolosi dell'Ilva. L'Ilva, al suo interno, ha un arcipelago di discariche: quattro lotti di tipo “2B” (rifiuti speciali non pericolosi); e la vecchia “2C” (rifiuti speciali pericolosi) ormai esaurita per cui veniva richiesto l'ampliamento, il secondo lotto.
Sulla vicenda si innestano una serie di contestazioni sulle competenze ad autorizzare: prima il Ministero, poi la Provincia, poi...forse qualcosa di misto, visto che sui grandi impianti, l'AIA (autorizzazione integrata ambientale) spetta nuovamente al Ministero. Intanto nulla può andare avanti senza la Via (valutazione impatto ambientale) e nel luglio del 2007 l'Ilva presenta alla Provincia la richiesta di autorizzazione per il nuovo impianto.
La Provincia avvia l'istruttoria e chiede i vari pareri prima di poter dare un giudizio. Un contenzioso è rappresentato dal fatto che l'Ilva è in possesso della Via dal 1995. Ma la valutazione d'impatto ambientale vale cinque anni, quindi quella del '95 è da ritenersi scaduta. Ma il Ministero dell'Ambiente dice che è valida lo stesso. Mistero, almeno per noi che non capiamo certe cose.
L'Ilva minaccia un ricorso contro la Provincia per i tempi troppo lunghi. Il 24 settembre 2008 la Provincia scrive una lettera a Riva con la quale comunica che si sta per concludere il procedimento amministrativo. Ma l'Ilva ha già presentato ricorso al Tar di Lecce che, il 19 novembre, dà ragione all'Ilva e impone alla Provincia di Taranto la chiusura della pratica entro il 15 dicembre scorso (la pubblicazione della sentenza è del 27 novembre).
Meno di venti giorni per decidere, insufficienti anche per convocare la conferenza dei servizi. Intanto l'Ilva preme e fa sapere che essa, dovendo smaltire i rifiuti fuori, ci rimette ingenti somme di danaro. Ma al competente settore provinciale si fa rilevare che manca gran parte della documentazione. L'Ilva minaccia azione per danni ma, in realtà, il 29 maggio del 2008 la Provincia aveva chiesto all'Ilva di presentare i vari pareri (Asl, Arpa, Sisp, e altro ancora). Pareri mai pervenuti.
In ambito provinciale si ipotizza persino la possibilità di dare parere positivo a condizione che l'Ilva (successivamente) faccia pervenire le autorizzazioni. E' come dare la patente a un cieco subordinandola al riottenimento della vista. Intanto la scadenza del 15 dicembre è prossima e il rischio è che il Tar, nell'inerzia della Provincia, nomini un commissario ad acta. Per carità: Taranto è ormai piena di commissari! Il dirigente del Settore, il dott. Luigi Romandini, nella data fissata dal Tar, emette per iscritto, con tanto di determina dirigenziale, il parere negativo: «...Considerato che la documentazione tecnica non è adeguata alle disposizioni... ecc.»; e che: «Al momento non è possibile adempiere (...) in quanto manca agli atti l'assenso espresso degli Enti addetti al controllo... ecc. » .
Per il momento la storia è chiusa, anche se l'Ilva, probabilmente, tenterà un nuovo ricorso al Tar. Oppure, più pragmaticamente, aspetterà marzo 2009 quando potrebbe avere l'Aia direttamente dal Ministero dell'Ambiente, superando, così, la Provincia. Staremo a vedere. Certo è che, se si verificasse quest'ultima ipotesi, allora sì che potremmo dire con sufficiente certezza che queste Province sono...Enti inutili.
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