L'emergenza rifiuti ha le ore contate
Cassonetti in fiamme a Gallipoli, mezzo migliaio di manifestanti in corteo a Nardò a difesa della locale discarica ormai chiusa e oggi, a Lecce, il vertice si spera risolutivo per togliere la monnezza dalle strade salentine. In prefettura ci saranno i rappresentanti delle Ato, le autorità di bacino, Provincia e Regione, per sciogliere i nodi irrisolti e restituire soluzioni accettabili per tutti, dopo il blocco della discarica di Ugento, presidiata dagli abitanti che non consentono il passaggio degli autoconferitori.
La protesta è esplosa all´indomani della decisione del commissario regionale per l´emergenza ambientale, il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, che il 30 dicembre scorso ha disposto lo smaltimento dei rifiuti provenienti dai 46 comuni dell´Ato Lecce due, nella discarica di Burgesi, nei pressi di Ugento, almeno fino al 31 gennaio prossimo. Cadeau di fine anno succeduto alla chiusura delle discariche tarantine di Fragagnano e Grottaglie che non è piaciuto ai presidianti, dato che la struttura - dicono - più volte sopraelevata in passato, è pressoché colma, e le condizioni igienico-sanitarie al limite del livello di guardia.
Tanto quanto basta per promettere picchetti a oltranza, mentre le ragioni della rivolta contagiano il Salento da un capo all´altro, più o meno pacificamente. Nella notte fra lunedì e martedì cinque cassonetti stracolmi di rifiuti sono stati dati alle fiamme a Gallipoli. Nella cittadina jonica, come in altri 69 comuni del Salento meridionale, da almeno due giorni la spazzatura non viene ritirata, situazione prossima ad esplodere anche altrove. Lo sanno i sindaci di Matino, Parabita e Casarano, dove protezione civile e vigili urbani sono stati mobilitati per pattugliamenti notturni.
E´ sfilata invece pacificamente per le strade di Nardò la marcia organizzata ieri dal Comitato per la tutela ambientale. Circa 500 i manifestanti scesi in piazza per dire "no" alla paventata riapertura della discarica di Castellino, che si trova a 400 metri di distanza da Nardò, a 250 metri in linea d´aria dall´ospedale e dalle abitazioni. In prima linea il sindaco Antonio Vaglio, alla guida di una giunta di centrosinistra, stesso ruolo ricoperto nel 94 quando, di notte, scese in strada per impedire che i camion provenienti dal Nord e da altri paesi europei scaricassero ancora rifiuti nella cava.
A Nardò, come altrove, non sfuggono le ragioni a monte dell´emergenza ambientale che esplode oggi, vedi i ritardi nella costruzione dei biotunnel e della discarica di servizio-soccorso a Poggiardo e Corigliano d´Otranto per l´Ato Lecce due, mentre ad Ugento (Ato Lecce tre), dove sono previsti biostabilizzatori e discarica, i lavori sono stati rallentati da problemi geologici.
L´unica piattaforma di smaltimento pronta ad entrare in funzione è quella dell´Ato Lecce uno a Cavallino, che prevede biostabilizzatori, discarica di servizio-soccorso e impianto per la produzione del cdr, mentre nel resto del Salento per il completamento del ciclo bisognerà attendere almeno la fine dell´anno.
Intanto i gruppi consiliari di opposizione di centro sinistra di Uggiano La Chiesa, Minervino di Lecce, Santa Cesarea Terme e Poggiardo, hanno chiesto le dimissioni del presidente dell´Ato Le/2, Silvano Macculi, e, ai sindaci dell´Ato Le/2, di intensificare la raccolta differenziata «spinta» dei rifiuti, in seguito all´emergenza creatasi nel territorio.
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