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Niente AIA con quella legge, il ministro attacca la regione

Il siderurgico non sarebbe pronto ad applicare le misure antinquinamento. Il Ministro vorrebbe fermare la legge voluta da Nichi Vendola. L´assessore Pelillo accusa: ora basta giocare col ricatto occupazionale
5 febbraio 2009
Fonte: Repubblica

Emilio Riva
«O la Regione revoca la legge sulla diossina o il governo non autorizzerà l´Ilva a proseguire la sua attività». Il ministro per l´Ambiente Stefania Prestigiacomo ha chiarito i contorni della vaga minaccia annunciata il giorno in cui il consiglio regionale pugliese impose al siderurgico di Taranto di abbassare le soglie delle sue emissioni nocive.

Per fermare la legge voluta da Nichi Vendola e approvata lo scorso dicembre ad ampia maggioranza, adesso il governo Berlusconi tenta di spaventare la Regione, ventilando l´ipotesi di una chiusura della fabbrica che offre lavoro a trentamila pugliesi.

Incontrando i sindacati, la Prestigiacomo ha lanciato un pesante avvertimento al governatore Nichi Vendola: l´Ilva avrebbe l´autorizzazione integrata ambientale (Aia) solo se la regione revocasse il provvedimento che, secondo il ministero per l´Ambiente, imporrebbe all´Ilva il rispetto di parametri ambientali che l´industria non sarebbe in grado di garantire nei tempi fissati dalla legge regionale. «Secondo il ministro- ha chiarito l´assessore regionale al Bilancio, Michele Pelillo - l´Ilva non è pronta ad applicare il metodo dell´Urea e il ministero dell´Ambiente non è in grado di concedere l´Aia».

Una decisione che segna, per l´assessore tarantino, una clamorosa retromarcia da parte dei vertici del siderurgico più grande e inquinante d´Europa. «Nonostante le rassicurazioni fornite pubblicamente in commissione Ambiente, non più di due mesi fa, è sorprendente che adesso l´Ilva dichiari di non essere in grado di rispettare il primo step previsto dalla legge regionale contro la diossina». Ma ancora più sorprendente è per il governo regionale che nessun esponente dell´Ilva abbia manifestato ancora ufficialmente questa perplessità alla regione, mentre il gruppo Riva avrebbe rappresentato il problema direttamente al governo Berlusconi. «L´Ilva o il ministro facciano chiarezza e smettano di giocare al solito teatro del ricatto occupazionale - ha ribadito Pelillo - non è possibile e non è moralmente sostenibile che sul diritto alla salute e sul diritto al lavoro si possa prendere altro tempo».

Invece sembra essere proprio questa la strategia del gruppo Riva che fa pesare come una spada di Damocle il ricorso pendente al Tar di Lecce sui lavori di adeguamento del siderurgico ai nuovi limiti di emissioni. Sono scaduti ieri, infatti, i termini concessi al gruppo Riva per richiedere un procedimento di urgenza per risolvere i problemi burocratici e ambientali che ancora impediscono la partenza dei lavori per l´Urea. Per il giudizio e per la partenza dei lavori saranno necessarie altre settimane di attesa.

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