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Copersalento, dall'olio ai rifiuti

L'azienda, i sospetti sull'inceneritore e una storia con molti passaggi di mano. Panoramica sulla Copersalento di Maglie, l'azienda le cui emissioni di diossina hanno scatenato una marea di polemiche.
22 marzo 2009
Francesco Strippoli
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

BARI — Da azienda per la produzione e la raffinazione di olio, a stabilimento per l'incenerimento di scarti di diverso tipo per la produzione di energia. In mezzo: vari passaggi di proprietà, polemiche politiche, preoccupazioni sui livelli di inquinamento.
Latte alla diossina
Tutto succede a Maglie, terra d'origine di Raffaele Fitto (ministro ed ex governatore). L'originaria società (Ol.Sa.) apparteneva anche alla sua famiglia. I soci sono tre: la metà delle quote sono in mano ai titolari (liguri) dell'allora famoso olio «Sasso », il 25% ai Fitto, l'ultimo quarto ad un'altra famiglia di Maglie. La ditta si occupa di produzione di olio di sansa e relativo raffinamento. Nell'81 la gestione (ma non la proprietà completa degli immobili) passa all'Agrisud: si tratta di un ente strumentale dell'Ersap, l'ente di sviluppo agricolo della Regione, poi liquidato e tuttora in liquidazione.

Agrisud gestisce fino all'88, in seguito nella guida dello stabilimento subentra la Copersalento. Quattro i soci: l'Ersap (di cui si è detto), la Coprol Coop (consorzio provinciale di produttori olivicoli), la famiglia Rampino (salentina), la famiglia Capurro (ligure di Rapallo). L'Ersap esce dalla compagine societaria nel '91 e la gestione rimane nelle mani delle parti private. «Nulla cambia - ricorda Antonio Fitto, sindaco di Maglie e zio di Raffaele - nell'attività dello stabilimento fino alla fine dei Novanta. In quegli anni avviene, per così dire, il mutamento dell'azienda».

Comincia la produzione di energia elettrica: per i primi anni l'azienda utilizza l'incenerimento della sansa (il residuo della spremitura delle olive). Poi passa ad utilizzare altri materiali. Negli anni Duemila (mentre Raffaele Fitto è presidente della Regione e si procede nella liquidazione dell'Ersap) si trasferisce alla Copersalento la proprietà di alcuni immobili che erano nel frattempo finiti nel patrimonio dell'Ente agricolo. Sul prezzo si scatenano polemiche politiche e vengono presentate varie interrogazioni consiliari. Polemiche a parte (che appartengono ad un altro versante della storia), sta di fatto che «nel 2003 - ricorda il sindaco - rimane nella compagine la sola famiglia Capurro e comincia la produzione di energia anche con l'uso del Cdr». Ossia combustibile da rifiuti.

L'attività prosegue, tra alti e bassi, fino all'aprile del 2008 quando «la Provincia rileva che i livelli di diossina hanno superato il limite consentito, ossia quelli previsti dalla procedura semplificata del decreto Ronchi». A luglio di quell'anno - riepiloga Antonio Fitto - la Copersalento abbandona l'uso del Cdr e «comincia ad utilizzare, assieme alla sansa disoleata, anche il cippato di legno ». Si tratta di residui della potatura degli alberi. L'azienda passa ancora di mano di lì a poco, nel novembre del 2008. Subentra nella proprietà la società Ecc di Cremona. Dopo una sospensione, riprende a lavorare nello stesso business nel gennaio del 2009. A marzo l'intervento della Provincia. Il resto è storia di queste settimane.

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