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Brindisi, per i rifiuti dell' Enel 10 arresti

Centomila tonnellate di rifiuti pericolosi sono state sequestrate dal Corpo forestale dello Stato nella frazione Lazzaro di Motta San Giovanni (Reggio Calabria). Dieci persone sono state arrestate. I rifiuti provenivano dall’attività della centrale termoelettrica dell’Enel a Brindisi
Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno - 12 maggio 2009

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REGGIO CALABRIA - Centomila tonnellate di rifiuti pericolosi provenienti dall’attività della centrale termoelettrica dell’Enel di Brindisi portati fino a Motta San Giovanni, a pochi chilometri da Reggio Calabria, nascosti in una cava ed utilizzati da un’industria di laterizi. Presenta risvolti clamorosi l’indagine condotta dal Corpo forestale dello Stato sotto le direttive della Procura della Repubblica di Reggio Calabria che ha portato all’arresto di dieci persone tra cui quattro funzionari dell’Enel, nei confronti dei quali è stata disposta la detenzione domiciliare. All’inchiesta, avviata oltre quattro anni fa, ha collaborato, l'Aisi, l’ex Sisde, che ha fornito supporto informativo al Corpo forestale.

Nell’ambito dell’operazione sono stati sequestrati beni mobili ed immobili per un valore di oltre sette milioni di euro, tra cui la cava e l’industria di laterizi che avrebbe utilizzato per la propria produzione i rifiuti pericolosi, oltre a 15 tir utilizzati per il trasporto del materiale dalla Puglia alla Calabria. I funzionari dell’Enel coinvolti nell’operazione sono Francesco Lemma, di 56 anni, responsabile dell’ufficio appalti e acquisti per l’Italia meridionale; Diego Baio (51), responsabile dell’Ufficio esercizio ambiente e sicurezza della centrale Enel di Brindisi, e Michele Palermo (52), funzionario dell’ufficio appalti e acquisti dell’Enel per l’Italia meridionale. Arrestato anche l’impiegato Carlo Aiello (45), responsabile della Linea movimentazione materiale.

L'Enel ha reso noto di avere “offerto la sua piena collaborazione alla magistratura fin dal 2007”, riferendo, in un comunicato, di avere anche avviato un’inchiesta interna “volta a verificare l’adeguatezza delle modalità seguite nell’affidamento dello smaltimento dei rifiuti”. Enel ha ribadito, inoltre, “la sua piena disponibilità a collaborare con gli inquirenti anche a tutela della propria reputazione”.

Secondo il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, che ha incontrato i giornalisti insieme al comandante regionale del Corpo Forestale, Vincenzo Caracciolo, “l'operazione del Corpo forestale non è certamente meno importante di quelle indirizzate contro il fenomeno mafioso ed il crimine organizzato. Purtroppo ancora una volta – ha aggiunto Pignatone – ci si trova dinanzi ad un fenomeno di entità massiccia in cui il sud e la Calabria in modo specifico finiscono per essere il punto di discarica di scarti industriali prodotti altrove. Non possiamo affermare che ci si trovi dinanzi ad una situazione di disastro ambientale, ma è pur vero che questa discarica, che aveva già ricevuto circa 100 mila tonnellate di rifiuti, si trova in una delle zone più belle della Calabria, peraltro indicata come zona di interesse comunitario”.

Ferma la presa di posizione, in merito all’inchiesta, da parte di Legambiente, che parla di “traffico immenso di rifiuti anche in senso letterale”, aggiungendo che “per occultare quell'enorme quantità di rifiuti speciali infatti, circa 4 mila tir debbono aver viaggiato in lungo e largo nelle regioni del sud Italia”.

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