Peacelink: dall'Ilva arsenico in mare
«L’iniziativa del sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno, rappresenta per noi un’importante attestazione del nostro ruolo». Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink, rilegge la lettera inviata dal primo cittadino che dà il via libera all’avvio di un’indagine per valutare gli effetti dell’esposizione all’arsenico sulla popolazione.
Marescotti, era proprio quello che avevate chiesto?
«Con le nostre denunce non abbiamo mai affermato che l’Ilva scarica in mare quantitativi di arsenico superiori a quanto previsto dalla legge e soprattutto non abbiamo mai detto che tutto questo causa delle patologie per le popolazione. Ci siamo basati su dei dati e su un confronto molto chiaro».
I dati, prego.
«Abbiamo assunto come riferimento i dati che la stessa Ilva aveva comunicato all’istituto Ines e che, quindi, erano depositati presso il ministero dell’Ambiente. Nel 2006, quindi, l’Ilva aveva dichiarato di scaricare in mar Grande 1.116 chili all’anno. Ma poi paradossalmente la stessa Ilva aveva detto che quei dati erano sovrastimati e non effettivi».
Sin qui, i dati...
«La nostra associazione, nel momento in cui ha fatto questa denuncia pubblica sulla presenza di arsenico in mare, si era anche preoccupata di analizzare quel che accadde a Gela. Lì l’azienda petrolchimica scaricava in mare 200 chili all’anno di arsenico (non 1.116...) eppure furono trovate tracce di arsenico nelle urine degli abitanti. Per questo, almeno per noi, è suonato il campanello d’allarme ed abbiamo chiesto un’indagine sulla popolazione. Poi, in realtà, quei dati del 2006 sono diventati ancora più preoccupanti».
A cosa si riferisce?
«Uno studio dell’Arpa del 2007, basato su dati reali non su sovrastime, aveva indicato in 2.600 chili all’anno la presenza di arsenico in mare. Ma c’è dell’altro».
Ha altri dati in suo possesso?
«Tra i documenti presentati dall’Ilva al ministero dell’Ambiente per ottenere l’Aia (autorizzazione integrata ambientale) la stessa azienda certificò di scaricare arsenico in mare per 3.320 chili all’anno. Scusi l’ironia ma è una sovrastima anche questa da parte dell’azienda?».
Ora quest’indagine dirà se questi quantitativi di arsenico danneggiano la salute o meno. Sa già come verrà effettuata?
«No. Anche se verrà esaminato un campione rappresentativo della popolazione e gli studi verranno elaborati dall’Università sfruttando una sinergia Arpa-Asl».
Ma tre anni fa non fu già effettuata un’indagine simile?
«Sì e lo ha ricordato recentemente Confindustria Taranto ma quell’indagine, di fatto, si chiudeva rimandando ad un altro esame più approfondito. Serviva altro per avere un quadro certo».
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