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Intervento di Alessandro Marescotti, Peacelink

"Ma Taranto non è più la città degli stupidi"

Questa città, nelle sue aree intellettualmente e socialmente più sensibili, si sta attrezzando per diventare invece una città dell´intelligenza sociale
24 settembre 2009
Fonte: Corriere del Giorno - 24 settembre 2009

Immaginiamo che un giorno a Taranto vengano sostituite in massa le vecchie auto senza marmitta catalitica. Ci opporremmo noi ambientalisti? No, benvenuta questa novità, anzi incoraggiamola!

Immaginiamo però che ogni vecchia auto venga sostituita con tre auto nuove. E che, alla fine di questa sostituzione, ogni bambino, invece di respirare i gas della vecchia auto rottamata, debba respirare i gas di tre nuovi fiammanti tubi di scappamento, contemporaneamente. Ci opporremmo noi ambientalisti? Sì, perché tre auto nuove, anche se ognuna inquinasse la metà, messe assieme, avrebbero un impatto ambientale pari complessivamente a una volta e mezza quella vecchia sostituita. Il vantaggio guadagnato con le nuove tecnologie verrebbe vanificato con un aumento delle auto in circolazione. Questa è, molto schematicamente, la situazione che rischia di crearsi con la nuova centrale Enipower a Taranto: più pulita a parità di potenza ma tre volte più potente della precedente.
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Ed è seguendo questo schema di ragionamento che Michele Tursi, sul Corriere del Giorno di martedì scorso, ha espresso un giudizio negativo, motivato e documentato, sulla nuova centrale dell´Enipower. Essa diventerà la spina dorsale energetica dello stabilimento Eni di Taranto e utilizzerà sicuramente tecnologie meno inquinanti. Ma triplicherà la potenza. "La sostituzione di una centrale alimentata ad olio combustibile con una a gas - ammette Tursi, ed io con lui - è oggettivamente conveniente in termini di impatto ambientale". La centrale Enipower oggi produce circa 85 MW. Ma lo scambio che viene proposto, precisa Tursi, alla città non è quello fra 85 MW ad olio combustibile e 85 MW a gas. E´ invece lo scambio con una megacentrale grande quanto tre centrali da 85 MW, per la precisione un "colosso" da 288 MW, se si considera la potenza complessiva che verrà messa in campo. E tutto questo aumento... perché?

Enipower punta a triplicare la produzione di energia a Taranto non per le esigenze energetiche della raffineria ma per venderla sul mercato dell'energia elettrica liberalizzata. Enipower lo ammette candidamente sul suo stesso sito web. Tursi parla di un 72% di energia elettrica che l´Eni venderebbe con il suo marchio sul mercato liberalizzato e del restante 28% da utilizzare per il funzionamento dello stabilimento. Quindi Taranto viene scelta per aumentare la produzione di energia nazionale, per un nuovo balzo in avanti quantitativo, quando invece Taranto è definita per legge "città ad alto rischio di crisi ambientale". Dovrebbe essere considerata come il malato che non può portare pesi eccessivi: e invece viene caricata sempre di più.

Condivido pertanto il richiamo che il giornalista del Corriere fa: "La prima condizione per avviare il processo, dettato dalla logica e dal buon senso, più che dai decreti e dalle deliberazioni, è che nell´area a rischio non sarebbero dovuti aumentare i carichi ambientali". Ma questo non è avvenuto, nonostante il decreto del Governo che nel ´98 dichiarò Taranto "a rischio ambientale". Anzi. "Dal ´98 ad oggi, infatti - scrive Tursi - i pesi ambientali sull´area a rischio sono cambiati e sono aumentati". La conclusione della sua analisi è di una linearità e semplicità che annichilisce qualunque obiezione: "Sì dunque alle nuove tecnologie con la sostituzione della vecchia centrale Enipower con una alimentata a gas. No all´aumento di tre volte e mezza della produzione che ne annullerebbe gli effetti positivi".

Ricordiamo che la nuova centrale aumenterebbe le emissioni di Co2, l´anidride carbonica responsabile del surriscaldamento del Pianeta (e non del "buco dell´ozono" come ha detto il Presidente della Provincia) di cui si sta discutendo a New York nel vertice Onu sul clima. Rincresce scrivere un intervento così scontato e così didattico. Così ripetitivo. Capita spesso di dover ripetere le cose, anche le più chiare, le più banali e le più ovvie. Ma a volte è l´unico sistema.

In questi giorni viene proiettato in tutto il mondo il film "The age of stupid", l´era dello stupido, dei registi Franny Armstrong e Lizzie Gillett. E' un film sul surriscaldamento del Pianeta che sembra proprio realizzato per tutti coloro che a Taranto continuano a voler aumentare le emissioni di Co2, accelerando l´effetto serra in atto. Sì. Taranto è considerata, nella mente di alcuni politici, "The city of stupid", la città dello stupido. Una città dove si può aumentare la pressione ambientale dicendo ai giornali che si inquina di meno. Ma il giochetto è finito.

Questa città, nelle sue aree intellettualmente e socialmente più sensibili, si sta attrezzando per diventare invece una città dell´intelligenza sociale, l´unica che permette di cooperare, condividere e far crescere il "capitale umano", ossia l'insieme di conoscenze, competenze, abilità finalizzate al raggiungimento dei migliori obiettivi sociali ed economici. Siamo di fronte ad una vulnerabilità sanitaria e ambientale preoccupante. E´ in questa ottica che chiediamo anche un "centro di eccellenza ambientale" su cui far leva per cambiare direzione, il Centro Ambiente e Salute di cui spesso parla il prof. Giorgio Assennato, Direttore Generale dell´Arpa Puglia.

Il tempo stringe. Le sfide che ci sovrastano non attendono. Noi proponiano il futuro, mentre altri stanno riproponendo un passato fallimentare. Non bastano alcuni alberi per assorbire le enormi emissioni di anidride carbonica. Occorre una svolta, quella che il presidente Obama sta prospettando con coraggio e lungimiranza. Non dobbiamo avere paura di questa strategia ecosostenibile. E´ un futuro che porta con sé nuovi posti di lavoro. E´ la green economy. E´ una prospettiva di ricerca per l´università. E´ un´apertura educativa per tutte le scuole.

Questo è il vero progetto strategico che abbiamo di fronte. Chi invece non sa, non vuole conoscere e non vuole ricercare, pensa che il vero progetto strategico sia bruciare gas e si accontenta di un "mostro" energetico. Tremila posti di lavoro per alcuni mesi di lavoro e per costruire qualcosa che contribuirà a far sciogliere prima le calotte polari. Mentre in Germania e in Cina decine di migliaia di tecnici stanno progettando e costruendo i pannelli solari che verranno installati a Taranto. Che beffa, che miopia. Ma noi non ci stiamo. E il 28 novembre, con il coordinamento di Altamarea, scenderemo in piazza per fare vedere che non siamo una città di ignoranti, che ci lasciamo alle spalle "the age of stupid" e che abbiamo in mente un nuovo modello di sviluppo, una prospettiva onesta e intelligente. A chi non lo ha capito diciamo: nulla sarà più come prima, la città si sta svegliando.

Alessandro Marescotti

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