Perché non credo al Rapporto Ambiente e Sicurezza dell'Ilva
Il Rapporto ILVA non fa emergere particolari criticità. Ma, attenzione, la situazione reale è ben diversa.
In riferimento a quanto oggi è stato diffuso dalla direzione Ilva di Taranto, nell'incontro tenutosi alle ore 10,00 presso lo stesso stabilimento, circa le problematiche ambientali e di sicurezza, intendo intervenire per esprimere le mie grosse e motivate perplessità, nonchè il mio più forte disappunto nel dover constatare che siano state fatte dichiarazioni che non esprimono nella concretezza quella che è la situazione reale. Infatti, il rapporto ambiente e sicurezza dell’ILVA non fa emergere, paradossalmente, particolari criticità, nonostante la situazione reale sia ben diversa e assai grave.
Ecco alcune legittime osservazioni:
A) Problema aria: il rapporto Ilva dedica ampio spazio ai macroinquinanti. Ma la vera criticità sono quelli come diossina e benzo(a)pirene. L’ILVA utilizza i dati delle centraline ARPA per far conoscere i parametri "codificati da normativa vigente". Quindi ancora non si fa sempre riferimento alle emissioni di diossina. Ma anche senza considerare il dato della diossina, occorreva soffermarsi sul dato del benzo(a)pirene che costituisce una criticità soprattutto per il quartiere Tamburi. Dai dati Arpa emerge, infatti, il notevole superamento del valori relativi al benzo(a)pirene, in particolare al quartiere Tamburi per l’anno 2008. Il benzo(a)pirene è cancerogeno e genotossico come la diossina. Sappiamo che il benzo(a)pirene viene emesso in notevole quantità anche dalla cokeria. Su questo dato di qualità dell’aria del quartiere Tamburi, il Rapporto Ilva non si sofferma. Tuttavia, le analisi dell’Arpa hanno rilevato (con il sistema wind-selector) la direzione di provenienza del benzo(a)pirene e questo è riscontrabile anche nel rapporto Arpa inviato al Sindaco. Lì emerge che quando il vento spira dall’area industriale al quartiere Tamburi si impennano sia i valori della diossina sia quelli del benzo(a)pirene.
B) Problema monitoraggio diossine: non si dice nulla sul campionamento in continuo (il controllo 24 ore su 24) di cui l’Ilva avrebbe già dovuto presentare il progetto in base all’articolo 3 della legge regionale antidiossina.
C) Problema bonifiche: questo problema è strategico perché rappresenta il lascito dello stabilimento siderurgico alle future generazioni. Sulla base dei dati delle “vecchie” caratterizzazioni del suolo dell’Ilva, tutto (o quasi) risulta a norma. Infatti, l’Ilva dichiara solo 16 superamenti su 5514 analisi del suolo e del sottosuolo. Ma sarebbe importante, alla luce di nuove analisi, verificare se effettivamente la situazione del suolo e del sottosuolo è diffusamente a norma. Sono stati recentemente resi noti dall’Arpa al Sindaco di Taranto, nella relazione del 7 settembre 2009, dei superamenti per i PCB nel suolo (“individuati da Arpa, ma non rilevati da Ilva”). Questo apre scenari del tutto nuovi. Il rapporto Ilva, invece, traccia un quadro di normalità piuttosto rassicurante. Dovranno essere le future generazioni a scoprire quale è la reale situazione del suolo e del sottosuolo dell’area del siderurgico?
Taranto, li 19 novembre 2009
Prof. Fabio Matacchiera
(già Pres. Ass. Caretta caretta)
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