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L’esponente di Peacelink: l’Aia all’Ilva rischia di non incidere sull’inquinamento. Si ricorra al giudice

De Marzo: "Marciare non basta più".

Dico ai Sindaci di Taranto e Statte: se sarà concessa all’Ilva un’autorizzazione integrata ambientale non adeguata alle richieste da loro stessi avanzate dovranno agire. E anche molto in fretta”.
1 dicembre 2009
Fulvio Colucci
Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno

“Se legge la richiesta di autorizzazione integrata ambientale dell’Ilva
scoprirà molte cose. La prima, assai significativa, riguarda l’atteggiamento
del governo. Io credo stia per arrivare, a metà dicembre,un ok da parte del
Ministero dell’ambiente. Insomma l’autorizzazione dovrebbe esserci e sarà
“benigna” nei confronti del Gruppo Riva. Sa perché? Provi a leggere il parere
rilasciato dalla Commissione cosiddetta Ippc, un po’ la premessa per arrivare
all’Aia. Vedrà che tutti i problemi di fondo legati all’inquinamento del
sinergico rimangono irrisolti”.

Biagio de Marzo è uno dei portavoce di Peacelink.Figura come tecnico di
spicco, ha lavorato nello stabilimento siderurgico, è quello che potrebbe
definirsi un profondo conoscitore della “macchina” dello stabilimento. A lui
gli ambientalisti hanno affidato la lettera delle oltre mille pagine di cui si
compone la richiesta di autorizzazione integrata ambientale presentata dall’
Ilva al ministero.

Ingegnere è preoccupato?
“Sì. La richiesta non è sufficiente a rispondere alla domanda di riduzione
dell’inquinamento che viene dagli ambientalisti e dai Sindaci dei Comuni di
Taranto e Statte. Sulla diossina Ilva si ferma all’impianto Urea, esclude che
prima del 2014 si possa arrivare al drastico abbattimento dell’inquinante
secondo il dettato della legge regionale e addirittura non individua altre
tecniche per eliminare il problema. Poi c’è il problema degli scarichi a mare.
Vanno regolamentati per impedire lo sversamento di migliaia di chili di
sostanze velenose ogni anno. Non si può andare avanti con il concetto della
dissoluzione dei veleni, trincerandosi dietro una sentenza della Cassazione.

Poi?
“Non si parla di benzopirene, non si chiarisce un nodo centrale, strategico:
nell’autorizzazione integrata ambientale va regolamentata la quantità assoluta
di veleni immessi nell’atmosfera non le percentuali. Infine, ma non meno
importante, la questione dell’acciaieria 1. Non ci sono investimenti per
ridurre le emissioni di polvere. L’ultimo intervento risale al 1986, all’
Italsider pubblica. Fu rifatto l’impianto. L’azienda lo cita, ma non mi pare si
possa parlare di lavori recentissimi. Invece sarebbe urgente un adeguamento”.

La situazione sembra bloccata.
“Se l’Ilva è sorda alle richieste degli ambientalisti e dei Sindaci, che
proponevano interventi drastici e risolutivi su quelle emergenze, rimangono
poche chance”.

Continuare a marciare?
“ Non basta più. Bisogna rivolgersi alla magistratura. Prima però dico ai
Sindaci di Taranto e Statte: le ordinanze si possono fare in ogni momento, ma
se sarà concessa all’Ilva un’autorizzazione integrata ambientale non adeguata
alle richieste da loro stessi avanzate dovranno agire. E anche molto in
fretta”.

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