Indagini epidemiologiche nei siti di interesse nazionale per le bonifiche delle regioni italiane previste dai Fondi strutturali dell’Unione Europea
Il rapporto dell’Istituto Superiore di sanità 05/01 a cura di Liliana Cori, Manuela Cocchi e Pietro Comba esamina le problematiche tecnico-scientifiche relative agli studi epidemiologici sullo stato di salute delle popolazioni residenti nei siti di interesse nazionale per le bonifiche delle regioni.
Il rapporto presenta in modo specifico gli studi di mortalità su base geografica, le indagini analitiche (studi di coorte e caso-controllo), gli studi su eventi riproduttivi (in particolare, le anomalie congenite), l’utilizzo dei dati delle schede di dimissione ospedaliera e dei registri tumori, il contributo conoscitivo dei sistemi animali-sentinella e dei GIS (Geographical Information System). Vengono esaminate le potenzialità e le criticità degli studi attinenti le relazioni fra ambiente e salute con particolare riferimento alla problematica dei siti inquinati, e si pongono le basi per un corretto processo di informazione e comunicazione sul rischio.
Un sito viene definito “inquinato” quando è interessato dalla presenza di “livelli di contaminazione o alterazioni chimiche, fisiche o biologiche del suolo o del sottosuolo o delle acque superficiali o delle acque sotterranee tali da determinare un pericolo per la salute pubblica o per l’ambiente naturale o costruito” ed anche se uno solo dei valori di concentrazione delle sostanze inquinanti” nelle matrici ambientali risulta superiore ai valori di Concentrazione Massima Ammissibile (CMA) (art. 2, lett. B DM 471/1999).
La selezione degli interventi di interesse nazionale avviene secondo i seguenti principi e criteri
direttivi (art. 18, comma 1 lett. N DL.vo 22/1997 e art. 15, comma 1 DM 471/1999):
– bonifica riguardi territori, compresi i corpi idrici, di particolare pregio ambientale;
– bonifica riguardi territori tutelati ai sensi della Legge 431/1985;
– rischio sanitario ed ambientale sia elevato in ragione della densità della popolazione o dell’estensione dell’area interessata;
– impatto socio-economico sia rilevante;
– inquinamento costituisca un rischio per i beni di interesse storico e culturale di rilevanza nazionale;
– bonifica riguardi siti compresi nel territorio di più regioni.
Quindi l’inserimento di un’area tra i “siti di bonifica di interesse nazionale” avviene, sentiti gli enti e organismi territoriali, in base a criteri di:
– ordine sanitario: evidenze di alterazioni dello stato di salute delle popolazioni residenti nell’area d’interesse; evidenze di situazioni di potenziale rischio sanitario, valutate tramite “stime del rischio”;
– ordine ambientale: estensione dell’area potenzialmente inquinata e compromissione di tutte le matrici ambientali (suolo, acqua, aria); presenza massiva di abbancamenti di rifiuti senza i presidi tecnologici; caratteristiche degli inquinanti presenti in relazione ai loro aspetti di bioaccumulo e persistenza; presenza di bersagli della contaminazione particolarmente sensibili, ad esempio aree lagunari, bacini lacustri con scarso ricambio idrico, ecc;
– ordine sociale: al di là del reale rischio sanitario e ambientale esibito dal sito d’interesse, vi sia da parte della popolazione una elevata percezione del rischio stesso, per motivazioni storiche, sociali, ambientali, ecc.; le aree compromesse siano di particolare interesse e pregio ambientale, storico e culturale.
La bonifica dei siti inquinati rientra nelle attività di gestione dei rifiuti finanziate nell’ambito dei Programmi Operativi Regionali (POR) dai Fondi strutturali europei, che costituiscono lo strumento con cui l’Unione Europea persegue la coesione economica e sociale fra le regioni degli Stati membri. I Fondi strutturali sono meccanismi finanziari che supportano le azioni dei singoli Paesi finalizzate a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni.
Taranto viene definito area inquinata e sito di interesse nazionale da bonificare già dalla Legge 426/1998, che evidenziava i primi 14 interventi su tutto il territorio nazionale, con queste caratterisitiche:
Tipologia inquinamento: Area industriale polo chimico, industria siderurgica e cementiera, cantieristica. Tratto di mare antistante.
Superficie: aree private ca. 22 kmq; aree pubbliche 10 kmq; Mar Piccolo 22 kmq; Mar Grande 51,1 kmq; Salina Grande 9,8 kmq. Tratto costiero ca. 17 km.
Nel rapporto viene fatto anche un censimento degli studi epidemiologici disponibili condotti nei siti di interesse nazionale, utili a evidenziare o mettere in luce i problemi sanitari relativi all’esposizione a fonti inquinanti.
Dai dati emerge il fatto che Taranto, insieme a Crotone, sia l’unico comune per cui sono disponibili solo due studi geografici dell’OMS, che riguardano solo il comune e capoluogo di provincia anche se nel perimetro da bonificare rientrano i comuni di Statte e San Giorgio Jonico, e lo studio sulla mortalità per tumore della pleura (Rapporto ISTISAN 02/12, pubblicato già nell’archivio di Peacelink).
Infine il rapporto propone degli esempi di indagini epidemiologiche da cui trarre importanti lezioni per le ricerche future.
Allegati
Indagini epidemiologiche nei siti di interesse nazionale per le bonifiche delle regioni italiane previste dai Fondi strutturali dell’Unione Europea
Liliana Cori, Manuela Cocchi e Pietro Comba
Fonte: Istituto Superiore di Sanità1439 Kb - Formato pdfRapporto ISTISAN 05/01
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