"Le cokerie Ilva sono da rottamare" Confindustria: utopia
Altamarea torna in piazza. Dopo la diossina, tocca a un’altra pericolosa sostanza inquinante - il benzoapirene - finire nel mirino del cartello di associazioni ambientaliste. Protesta popolare, ma la partita questa volta è più delicata. Perché tra le fonti di emissione del benzoapirene, «Altamarea» cita le cokerie Ilva, chiamando in causa il sindaco Stefàno e chiedendo «un’ordinanza» mirata: «La vecchia cokeria dell’Ilva - dichiarano gli ambientalisti di “Altamarea” in un comunicato - va rottamata! La cokeria Ilva non può più essere autorizzata nell’Autorizzazione integrata ambientale. E il sindaco lo deve comunicare al ministero dell’Ambiente. Quella cokeria avvelena l'aria che respiriamo».
Per quei paradossi con i quali solo la Storia sa scherzare, «Altamarea » chiede a Stefàno lo stesso, drastico, provvedimento preso nel 2001 da Rossana Di Bello: la chiusura delle cokerie Ilva. Il simbolo della «rinascita» di Taranto dopo il dissesto, colui il quale passerà alle cronache come l’anti-Di Bello per eccellenza, dovrebbe, insomma, prendere esempio proprio dalla prima cittadina che finì nella polvere per la disastrosa gestione delle casse comunali. Una contraddizione, certo. Ma anche un «dettaglio» non trascurabile.
Dal punto di vista operativo, «Altamarea» vuole «convocare un'assemblea cittadina per preparare una grande manifestazione popolare davanti al Municipio di Taranto. Una marea umana sarà la risposta di questa città al superamento del valore di legge per uno dei più potenti cancerogeni che avvelena l’aria di Taranto: il benzoapirene. La manifestazione - spiega la nota di “Altamarea” - di fronte al Municipio chiederà un’ordinanza del Sindaco. Non comprendiamo perché si rottamino le automobili inquinanti e poi si debbano respirare le emissioni cancerogene di una vecchia cokeria superinquinante. Le centraline del quartiere Tamburi di Taranto registrano da anni ormai un costante superamento del valore di legge».
Altamarea cita le analisi Arpa effettuate in presenza di vento e il superamento del valore-obiettivo di 1 nanogrammo per metro cubo d’aria (nel 2009 ai Tamburi si è registrato un valore di 1,3 nanogrammi). «E’ chiarissima - spiegano gli ambientalisti - la provenienza industriale del benzoapirene. L'inquinamento da traffico non è il fattore che determina il superamento del valore di legge».
Poi l’appello al sindaco prosegue: «Non si può più tollerare che i bambini del quartiere Tamburi siano costretti a respirare cancerogeni per un equivalente di oltre mille sigarette anno. Occorre un'azione drastica a tutela della salute pubblica». «Altamarea» promette che la mobilitazione, perché Stefàno firmi l’ordinanza sulle cokerie, continuerà anche sul social network Facebook: «La mobilitazione aumenterà nei prossimi giorni. Passerà da Facebook alle strade. Diventerà una marea umana davanti al Municipio».
Infine un altro appello «a tutte le forze sociali e democratiche, a tutte le associazioni e i movimenti della città perché questa mobilitazione divenga l’espressione inarrestabile della volontà popolare». Altamarea chiede tre cose a Stefàno: «Un’ordinanza sulla cokeria e l'immediata installazione, a spese dell’Ilva, di sistemi di rilevazione perimetrale degli inquinanti attorno alla cokeria, in particolare analizzatori in continuo degli idrocarburi policiclici aromatici; con la supervisione dell’Arpa; l’installazione anche attorno all’Eni e alla Cementir di un analogo sistema di rilevazione a cura e spese delle aziende, sotto il controllo di Arpa Puglia; il risarcimento all'Ilva i danni causati (processo per i parchi minerali, con condanna definitiva). Su questo - conclude “Altamarea” - il sindaco non può più aspettare; aveva chiesto nel 2009 un parere al suo ufficio legale; il termine per l'azione risarcitoria scade a settembre di quest'anno. Il tempo dei rinvii e delle attese è finito. Torniamo in piazza».
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ORE 15:40 - CONFINDUSTRIA TARANTO: UN'UTOPIA
In una nota Confindustria Taranto esprime perplessità per i tre quesiti referendari sull'ipotesi di chiusura, totale o parziale, dell’Ilva e sulla richiesta di risarcimento danni proposti dal comitato 'Taranto futura', sui quali i cittadini del capoluogo potrebbero essere chiamati ad esprimersi qualora si raccogliessero le tremila firme necessarie. “L'equazione Ilva chiusa e città risanata – osserva Confidustria – è un’utopia pericolosa su cui più che le parole dovrebbero parlare i fatti. Il centro siderurgico, sul quale peraltro è in corso un processo di risanamento che deve a tutti i costi continuare e completarsi, esprime ancora adesso il 75% del Pil cittadino, e attorno ad esso opera un poderoso indotto fatto di piccole e medie imprese, che nell’ipotesi di chiusura rischiano di soccombere assieme alla grande industria”.
Confindustria ricorda che la città è “devastata da una crisi che sta producendo moltitudini di cassintegrati e disoccupati e ogni giorno fa registrare livelli altissimi e preoccupanti di tensione sociale”. Di conseguenza “è irresponsabile oggi – conclude la nota – proporre ai cittadini presunte soluzioni di risanamento ambientale spacciandole come unico rimedio possibile all’inquinamento, continuando a far finta di ignorare cosa una scelta del genere produrrebbe in termini di nuova disoccupazione”.
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