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L’Ilva chiude il Treno nastri 1 appena tre mesi dopo averlo riaperto

La crisi ha zanne d'acciaio l'Ilva di Taranto chiude un reparto : 200 in cassa integrazione

"Spunta di nuovo l’ombra del ricatto occupazionale?" Il segretario della Uilm , Antonio Talò : " mi sembra strano scoprire solo oggi che non ci sono più commesse, che il Treno nastri va chiuso in fretta e in furia e che non ci sono tempi certi per la sua riapertura"
22 maggio 2010
Fulvio Colucci
Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno

L’Ilva chiude il Treno nastri 1 appena tre mesi dopo averlo riaperto. La decisione improvvisa è stata comunicata ieri mattina dal direttore dello stabilimento, Luigi Capogrosso, alle rappresentanze sindacali unitarie e da queste poi trasmessa alle segreterie generali dei sindacati metalmeccanici: Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm. Decisione improvvisa e, per certi versi, sorprendente. L’azienda giustifica la mossa con il fatto che sarebbero venute meno, nel giro di poche ore, le commesse su cui il Gruppo Riva faceva affidamento per proseguire l’attività. Ilva di Taranto

Va sottolineato come la riapertura del Treno nastri 1 era stata interpretata, fino a pochi giorni fa, come uno dei segnali più eloquenti della ripresa produttiva. L’impennata dei primi mesi del 2010 sembra ormai un’illusione, un fuoco fatuo consumatosi nella drammatica temperie del mercato mondiale alle corde. A soffrire è soprattutto la produzione di coils, i rotoli d’acciaio laminato utilizzati dalle industrie automobilistiche e di elettrodomestici. Ed ecco perché il Treno nastri 1, che “sforna” proprio i coils, è stata la prima vittima a cadere.

L’impianto ospita poco più di 200 lavoratori, dai prossimi giorni in cassa integrazione straordinaria. Spaventano due cose: l’indeterminatezza della decisione, perché l’Ilva non sa stabilire esattamente quanto durerà la cassa integrazione non potendo fare previsioni sugli sviluppi della crisi; la cassa straordinaria che alla fine dell’anno, esauritasi già la cassa ordinaria, potrebbe trasformarsi in mobilità con pesanti conseguenze sul futuro occupazionale di questi e di altri lavoratori. Perché, infatti, si teme che gli effetti della crisi possano presto spiegarsi su altri reparti. L’Ilva non lo esclude.

Così un «effetto domino» potrebbe travolgere acciaierie e altoforni. I riflessi sul lavoro, calcolando l’assenza di ulteriori forme di ammortizzatori sociali, sarebbero davvero problematici. Del resto fu lo stesso Fabio Riva, al momento di inaugurare l’impianto di depolverazione dell’Acciaieria 2, alla presenza del governatore Vendola, a dire, qualche mese fa, che se la fabbrica non avesse ripreso a marciare a pieno regime potevano sorgere seri problemi occupazionali.

La reazione sindacale non si è fatta attendere. Il segretario della Uilm, Antonio Talò, si è detto «sorpreso e amareggiato» per la decisione dell’Ilva, ma soprattutto «preoccupato» per le prospettive. Talò non ha lesinato stoccate critiche all’azienda visto il non irragionevole dubbio che sul contesto abbia il suo peso l’aggravarsi dei rapporti con la città dal punto di vista ambientale.

Il Consiglio comunale ha dato il via libera al sindaco per avviare l’azione di risarcimento danni nei confronti della grande industria. Il 29 maggio gli ambientalisti di «Altamarea» tornano in piazza con un sit-in e chiedono la chiusura delle cokerie per l’inquinamento da benzoapirene. Su tutto, poi, incombe la raccolta delle firme avviata dal comitato «Taranto Futura» per il referendum sulla chiusura dello stabilimento siderurgico.

«Spunta di nuovo l’ombra del ricatto occupazionale? Mettiamoci pure il punto interrogativo - spiega Talò - ma il Gruppo Riva deve chiarire come intende procedere nella gestione della crisi. Perché mi sembra strano scoprire solo oggi che non ci sono più commesse, che il Treno nastri va chiuso in fretta e in furia e che non ci sono tempi certi per la sua riapertura. Senza considerare il problema che altri impianti potrebbero risentire di questa drammatica svolta ».

Ieri, quasi a suggellare la giornata difficile e a confermare che il confronto tra Ilva, parti sociali e città vive un momento molto delicato, la conferenza stampa della Fiom Cgil. Sia pur con intenti elettorali - si vota per il rinnovo delle rappresentanze sindacali unitarie all’Ilva - il sindacato guidato da Rosario Rappa ha ricordato il suo impegno sui fronti della tutela dei lavoratori e dell’ambiente, criticando il referendum sulla chiusura dell’Ilva: «Non si dice con chiarezza ai cittadini che quel referendum non porterà alla chiusura dell’Ilva perché è solo consultivo».

Rappa, insieme al segretario della Cgil, Luigi D’ISabella e a Maurizio Landini della Fiom Cgil nazionale ha ricordato anche come nella piattaforma del contratto integrativo ci siano alcune proposte importanti che riguardano l’introduzione della figura di rappresentanti dei lavoratori che si occupino di tutela ambientale in fabbrica, oltre che di sicurezza Insieme all’avvocato Del Vecchio, i rappresentanti sindacali hanno evidenziato, infine, come la Fiom Cgil si sia costituita parte civile in tutti i processi, vecchi e nuovi, che riguardano morti bianche e malattie professionali: «Sfidiamo gli altri sindacati a farlo» ha concluso Rappa.

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