Diossina: l'impianto urea non basta
Sono stati finalmente resi noti i dati dei controlli sulla diossina effettuati sul camino E312 dell’Ilva. I dati risalgono a gennaio e a febbraio scorso. Solo ora risultano di dominio pubblico.
Il loro interesse discende dal fatto che costituiscono il primo test effettivo per valutare se l’impianto ad urea ha funzionato o no e se l’Ilva è riuscita a scendere sotto il limite intermedio di 2,5 nanogrammi a metro cubo fissato dalla legge regionale sulla diossina.
Sono sei misurazioni e tutte appaiono “a colpo d’occhio” sotto tale limite.
ng/m3
11/01/10 1,96
12/01/10 0,50
13/01/10 2,30
01/02/10 0,96
02/02/10 0,87
03/03/10 0,99
Questi dati, pur costituendo un passo in avanti rispetto al passato, vanno letti però con attenzione ai dettagli. Infatti nei fumi di combustione del camino dell’Ilva doveva essere presente una percentuale di ossigeno pari al 15,5%. Invece è stata riscontrata una percentuale più alta di ossigeno. Come mai? Sono stati “diluiti” i fumi con “aria fresca” per abbassare la concentrazione di diossina? L’Ilva ha sempre rigettato questa domanda come un’insinuazione infondata se non addirittura calunniosa. Noi non ci esprimeremo su questo. Tuttavia, per una verifica, abbiamo voluto rifare i calcoli della concentrazione di diossina “normalizzando” le misurazioni al 15,5%. Quanta diossina si sarebbe rilevata nei fumi se si fosse imposta una percentuale standard di ossigeno al 15,5%? La domanda ha un fondamento in quanto nella bozza regionale della legge sulla diossina veniva prevista la “normalizzazione al 15,5%”. Si tratta di applicare una semplice formula matematica. I dati che sono venuti fuori, con la “normalizzazione”, sono questi:
ng/m3
11/01/10 3,44
12/01/10 0,86
13/01/10 3,96
01/02/10 1,26
02/02/10 1,14
03/03/10 1,38
Come si può notare in due occasioni le emissioni dell’Ilva avrebbero superato il limite di 2,5 nanogrammi a metro cubo. Ma la bozza della legge regionale fu modificata: venne “cancellata” la “normalizzazione” al 15,5% da una “manina misteriosa”. Ciò ha fatto sì che oggi non si possa parlare di “sforamento” e che tutto sia “a norma”. Ma se fosse passata la bozza originaria della legge regionale, nelle scorse settimane le autorità competenti si sarebbero convocate per valutare il fermo dell’impianto.
Questo scenario oggi viene meno per un’altra ragione. Infatti l’Ilva ha anche ottenuto una modifica ulteriore alla legge: si deve calcola il valore medio delle misurazioni. Non basta il singolo “sforamento”. E’ come se invece di farci la multa per eccesso di velocità con un solo passaggio di fronte all’autovelox si considerasse il valore medio delle velocità riscontrate in un anno. Se nel codice della strada si applicasse la logica dell’attuale legge regionale sulla diossina (“rivista e corretta” a Roma con il governo) ogni automobilista avrebbe buone possibilità di non ricevere multe in quanto si dovrebbe calcolare sempre la media delle velocità riscontrate di fonte all’autovelox. Vi è poi la “tolleranza del 35%” a partire dal valore massimo riscontrato per cui il dato dell’11 gennaio sarebbe ancora “a norma” in quanto, decurtato del 35%, scende sotto il valore di 2,5 nanogrammi a metro cubo. Come si può notare la legge regionale è stata “manomessa” a tutto vantaggio dell’Ilva.
Tuttavia il valore misurato il 13 gennaio è veramente alto e deve far riflettere tutti.
Infatti la principale preoccupazione è questa: di notte, quando non ci sono i controlli dell’Arpa, quali sono le concentrazioni di diossina? Tendono ad avvicinarsi a quelle più basse (0,86) o a quelle più alte (3,96)? Per tranquillizzarci esiste un sistema: il campionamento in continuo. Tale campionamento continuo è previsto dall’articolo 3 della legge regionale sulla diossina. Ma non è stato mai applicato dall’Ilva.
Dalle misurazioni emerge un altro dato che fa riflettere: dal camino E312 fuoriescono i PCB (policlorobifenili). La Procura della Repubblica, supportata dai propri consulenti, ha sollevato il problema della presenza dei PCB nei terreni, quasi contrapponendo i PCB alla diossina e ipotizzando una provenienza del PCB da siti differenti rispetto all’Ilva. Quindi le fonti di contaminazione sarebbero “diverse”, secondo questa ipotesi della Procura. I dati emersi dalle misurazioni tuttavia confermano che una buona quantità di PCB continua a provenire dal camino E312 dell’Ilva. Verrebbero fuori ogni anno oltre 13 Kg di PCB totali se si prende come riferimento la prestazione peggiore, quella del 13 gennaio. Quindi sostenere che i PCB non provengano dall'area industriale è un’affermazione che desta non pochi dubbi.
In conclusione ci troviamo di fronte ad una situazione con luci e ombre, in cui non si capisce se, una volta andata via la squadra che effettua i controlli, prevalgano le luci o prevalgano le ombre. Per saperlo occorrerebbe il controllo costante delle emissioni (campionamento continuo). E’ tecnicamente fattibile ed è previsto dalla legge. Ma l’Ilva non lo applica. E il sindaco, indebolendo l’applicazione delle legge antidiossina, ha dichiarato che non è tecnicamente fattibile il campionamento continuo, senza spiegare quali sono le fonti delle sue informazioni tecniche (l’Ilva?). PeaceLink chiede l’applicazione dell’articolo 3 della legge regionale che prevede il campionamento continuo. Se non verrà attuata questa prescrizione di legge la questione passerà alla Procura della Repubblica.
Biagio De Marzo e Alessandro Marescotti
Associazione PeaceLink
Occorre moltiplicare le concentrazioni per un fattore che viene fuori da
questa formula
(21 - %O2 misurata)/(21 - %O2 rif)
esempio
O2 rif = 15,5%
O2 mis = 18%
(21-15,5)/(21-18) = 5,5/3 = 1,83
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