Cokeria: eravamo andati a “sbattere contro il Palazzo”. Ma non invano
Da mesi assistevamo ad un rimpallo di responsabilità fra Comune, Regione e Arpa. Da mesi facevamo una precisa richiesta: sapere da dove provenisse il benzo(a)pirene cancerogeno che aveva determinato lo “sforamento” nel quartiere Tamburi. E ora siamo di fronte ai dati terrificanti resi noti dall'Arpa: 99,7% degli IPA cancerogeni del quartiere Tamburi è “targato” Ilva. E, dato che il benzo(a)pirene è l'IPA più cancerogeno fra tutti, ecco venire dall'Arpa l'altro dato terrificante: all'interno di quel 99,7%, ben il 98,5% del benzo(a)pirene è “targato” cokeria Ilva.
L'opinione pubblica ha capito che quei dati Arpa sono emersi dopo che una pattuglia agguerrita di cittadini ha “graffiato” il Palazzo con la convinzione che fosse non solo utile ma necessario forzare i tempi.
L'Arpa ha stimato che il solo benzo(a)pirene determina 2 morti di tumore in più nel quartiere Tamburi. Ci sono civiltà in cui ogni anno sull'altare del tempio venivano collocate due vittime sacrificali e lì venivano immolate come offerta votiva agli dei. A Taranto possiamo continuare a tollerare di portare sull'altare di un tempio di acciaio due esseri umani e di decretarne la morte di cancro?
Che potere abbiamo di farlo? Che senso dell'etica ci può spingere tale scempio di umanità?
No, non ci possiamo inchinare di fronte al moderno altare del profitto offrendo ogni anno, come dono propiziatorio, due vite da sacrificare, magari due bambini.
Siamo stati convocati alla Regione Puglia.
Il vertice in Regione è il riconoscimento della linea e del ruolo di Altamarea.
Della delegazione faranno parte, oltre a noi, Rosella Balestra, Biagio De Marzo, Pierpaolo Fiume ,
Antonio Lupo , Roberto Missiani , Piero Mottolese e Giacomo Raffaelli.
All'assessore all'Ambiente Lorenzo Nicastro diremo che non siamo disposti ad accettare che muoiano altre persone attendendo altri mesi invano. E illustreremo la nostra diffida alla Regione che impone l'adozione di un urgente piano di azione.
Occorre infatti, come prevede la legge, un “piano d'azione” perché nel 2010 nei polmoni dei cittadini non entri più tutto quel benzo(a)pirene e non vengano provocati altri ulteriori danni alla salute. La palla ora passa all'Ilva. Non possono continuare a far funzionare questa cokeria. Infatti, anche se fosse dotata delle “migliori tecnologie disponibili” (che l'azienda dice tra l'altro di aver installato!), è evidente che la vicinanza è tale da imporre scelte ancora più radicali, anche alla luce di quanto appurato dall'Agenzia Europea dell'Ambiente, la quale valuta in non meno di 5 nanogrammi a metro cubo le emissioni di benzo(a)pirene di una cokeria dotata delle “migliori tecnologie disponibili”. Quindi viene meno la compatibilità con un quartiere vicino che abbia come obiettivo di qualità quello di scendere sotto 1 nanogrammo a metro cubo.
Abbiamo inviato una diffida alla Regione che verte su un pilastro giuridico: l'obiettivo di qualità. Il valore di 1 nanogrammo (che è stato sforato del 30%) è un “obiettivo di qualità” e non un “valore obiettivo” come sostiene l'Ilva. E gli obiettivi di qualità impongono provvedimenti che vadano anche oltre le “migliori tecnologie disponibili” se esse non si dimostrano sufficienti a raggiungere l'obiettivo di qualità stesso. Questo dice la legge e questo chiederemo. La nostra diffida è un forte richiamo alla legalità e al dovere di tutelare immediatamente la salute dei cittadini.
La sentenza della Corte di Giustizia della Comunità Europea n. 237 del 25 luglio 2008 riconosce a ciascun cittadino dell’Unione Europea il diritto soggettivo a ottenere un piano d’azione diretto a contenere le emissioni inquinanti entro i valori normati.
Se l'Ilva non darà risposte convincenti, la scelta non potrà che essere il fermo della cokeria.
Non tollereremo che si perda più tempo.
Non siamo avventurieri.
L'azione di Altamarea si fa responsabilmente carico dei problemi dei lavoratori dell'Ilva.
In questi giorni sentiamo anche la vicinanza dei lavoratori che ci scrivono email e usano la Rete per dialogare con noi. Faremo pressione perché venga avviata un'ampia bonifica e un progetto di formazione e riconversione professionale che faccia perno sugli stessi lavoratori. Occorrerà vigilare sul Comune perché il risarcimento per i danni ambientali venga effettivamente richiesto costituendo quel “fondo per il lavoro” su cui rilanciare uno sviluppo pulito. I profitti sporchi di inquinamento devono essere restituiti alla città e dalla città riutilizzati per rinascere. Siamo di fronte ad una svolta e nulla sarà come prima.
Luigi Boccuni
Paola D'Andria
Alessandro Marescotti
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