Inquinamento, il Comune diffida l’Ilva
Comune di Taranto e Regione Puglia stringono l’assedio attorno all’Ilva e impongono una serie di prescrizioni per arginare l’avvelenamento da benzo(a) pirene. Il sindaco dà trenta giorni di tempo all’azienda per presentare un piano che elenchi le migliori tecniche disponibili (Bat), da attuare senza perdere tempo, per ridurre al minimo le ricadute della sostanza cancerogena sulla città e, nello stesso tempo, le impone alcune misure di sorveglianza e monitoraggio per tenere sotto costante controllo le emissioni.
La Regione, dal canto suo, vuole bruciare i tempi e si è già attivata per preparare un piano d’azione finalizzato all’immediato rientro nei limiti previsti dalla legge sul benzo(a)pirene già nel 2010 senza attendere il 31 dicembre del 2012. Inoltre solleciterà il ministero dell’Ambiente perché includa nel rilascio dell’autorizzazione ambientale integrata (Aia) misure più incisive e stringenti rispetto alle Bat. Per tenere il benzo(a)pirene sotto il limite obiettivo di 1 nanogrammo per metro cubo saranno necessarie, quasi con certezza, le migliori tecnologie in assoluto.
LE RIUNIONI - I provvedimenti comunali e regionali sono il bilancio amministrativo di una giornata nella quale il rapporto con la grande industria dell’acciaio è stato al centro di due riunioni, una a Palazzo di città tra il sindaco e i rappresentanti di Arpa e Asl, l’altra a Bari tra l’assessore all’Ambiente, Lorenzo Nicastro, e i rappresentanti di Altamarea, l’associazione ambientalista che raggruppa associazioni e cittadini. Il sindaco Stefàno ha notificato all’Ilva l’ordinanza che punta a riportare sotto il controllo, anche pubblico, le emissioni delle sostanze inquinanti. Di qui la prescrizione del sistema di monitoraggio a videocamera, delle emissioni diffuse e quelle convogliate; dell’installazione di un sistema di monitoraggio ad alta risoluzione temporale lungo tutto il perimetro dello stabilimento; dell’installazione di un impianto di monitoraggio in continuo degli idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) e dei composti volatili (Btex) e del campionamento delle polveri sulle macchine caricatrici e sfornatrici, il quale consenta un prelievo mediato lungo l’intero sviluppo delle batterie.
LA MANCATA PUBBLICAZIONE - Manca, nell’ordinanza, l’esplicita disposizione che tutti questi dati siano trasmessi ad Arpa ed, eventualmente, resi pubblici mediante Internet. In ogni caso, si tratta di misure che permetteranno di capire se le emissioni di benzo(a)pirene riescano a stare al di sotto dei limiti di compatibilità con un centro urbano. «Riteniamo positiva l’iniziativa del sindaco - commenta Alessandro Marescotti, di Peacelink, - in alcuni punti va addirittura oltre le nostre richieste e permetterà di verificare se una cokeria può stare accanto a una città. Se i dati dimostreranno il contrario non rimane che la chiusura, come avvenuto altrove, perché le cokerie sono strutturalmente incompatibili e ad alta criticità perché le emissioni sono ineliminabili. Sarebbe auspicabile che i dati raccolti siano resi pubblici in modo da consentire il controllo perché un diritto dei cittadini esercitarlo». Altamarea ha valutato in modo positivo l’incontro con l’assessore Nicastro che ne ha condiviso tesi e proposte tanto da aver sollecitato Arpa a varare con urgenza il piano d’azione per limitare le emissioni nocive da parte dell’Ilva.
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