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A proposito delle dichiarazioni dell'ing. Adolfo Buffo nella trasmissione Linea Notte

Quelle domande a cui l'Ilva non ha voluto rispondere

Bianca Berlinguer ha chiesto in diretta televisiva al dirigente dell'Ilva: “Senta... ma quando si è accorta l'azienda di produrre diossina?”
18 giugno 2010

Il 16 giugno su Linea Notte (Raitre) l'ing. Adolfo Buffo, dirigente sicurezza ed ecologia dell'Ilva, ha dichiarato che “abbiamo ottenuto con questo impianto dell'urea una riduzione del 90% della diossina”. Ma come è possibile? Va ricordato che il 16 febbraio 2009 l'ing. Luigi Capogrosso, direttore dello stabilimento Ilva di Taranto, dichiarava al Ministero dell'Ambiente che con l'urea non poteva rispettare la legge regionale antidiossina: "L'Ilva non può rispettare il limite di 2,5 nanogrammi a metro cubo anche in presenza dell'impianto urea".
Ilva di Taranto


L'ing. Capogrosso infatti riteneva che l'urea non potesse tagliare la diossina neanche del 50% (l'Arpa ne ha rilevato in media 4,9 nanogrammi a metro cubo nelle prime misurazioni del 2007). L'ing. Buffo parla invece in TV del 90%!

I casi sono due: o ha sbagliato Buffo in TV, o ha sbagliato Capogrosso al Ministero dell'Ambiente. Due ingegneri, due verità. E' credibile cambiare i numeri a seconda delle circostanze?

L'Ilva sembra oscillare fra un eccesso di pessimismo (50%) e un eccesso di ottimismo (90%).

La netta impressione è che usi i numeri con grande disinvoltura.

L'ing. Buffo ha tentato inoltre di smentire la conduttrice Bianca Berlinguer sostenendo che "il 92% della diossina nazionale è un dato falso” perché si riferisce solo ai 5 stabilimenti che producono diossina e che sono tenuti a fare la “dichiarazione Ines”. In altri termini solo gli stabilimenti che emettono più di un grammo all'anno di diossina devono dichiararla. Rimarrebbero pertanto “fuori dalla statistica” tutti gli stabilimenti che producono meno di un grammo/anno di diossina. Ergo: la percentuale calerebbe se si contassero tutte le fonti industriali di diossina. L'ing. Buffo dice una cosa vera. Ma non dice tutta la verità. Ossia che l'Ilva ha dichiarato in passato al registro Ines quantitativi di diossina che “stimava” fra i 70 e i 90 grammi all'anno mentre ne emetteva (dal solo camino E312) anche più di 170 grammi annui, stando alle rilevazioni Arpa. Quindi l'Ilva ha dichiarato al registro Ines del Ministero dell'Ambiente MENO diossina di quanta ne emettesse realmente. Pertanto il 92% di cui parlava la conduttrice era calcolato su dati Ilva sottostimati. E' del tutto evidente che la percentuale di diossina rimane terribilmente alta se si conteggia tutta la diossina “non stimata” e "non dichiarata" dall'Ilva. Riassumendo: se si allarga il numero di aziende su cui calcolare la percentuale allora il dato del 92% scende (e ha ragione l'ing. Buffo); ma, se di considera il “non dichiarato” dell'Ilva, inevitabilmente il dato percentuale ritorna a salire, e di tantissimo. Questi "esercizi statistici" ci auguriamo che siano un retaggio del passato e che con l'applicazione delle tecnologie europee si conseguano i “tagli europei” che l'Ilva avrebbe dovuto effettuare già da molti anni. E qui arriviamo ad un punto spinoso: perché l'Ilva non si è data da fare prima e si è mossa solo quando “costretta” da una legge regionale?

Bianca Berlinguer ha chiesto infatti in diretta televisiva: “Senta... ma quando si è accorta l'azienda di produrre diossina?” La risposta è stata: “Il problema della diossina è stato, diciamo, evidenziato intorno al 2006-7”. La conduttrice ha incalzato: “Ma ne è stata data subito comunicazione agli enti locali?”

Su questo Buffo ha dribblato. Va annotato che la data del 2006 non convince per nulla. Possibile che l'Ilva dichiari in buona fede che il problema si "evidenzia" nel 2006 e che se ne ne fossero accorti prima? Non era evidente all'azienda il problema delle emissioni di diossina? La verità è che l'azienda non poteva non sapere di spargere diossina nell'ambiente. Il dato sorprendente è infatti che già nel 2002 era apparso sul registro Ines del Ministero dell'Ambiente che l'Ilva emetteva un certo quantitativo di diossina. Quel dato era stato comunicato dalla stessa azienda nel 2001. Quindi perché l'Ilva nel 2001 comunica al Ministero dell'Ambiente di emettere diossina e non comunica nulla agli enti locali? Come mai nel tavolo dell'atto di intesa inaugurato nel 2003 per l'”ambientalizzazione” dell'impianto la questione diossina non è mai stata neppure sfiorata nei corposi cronoprogrammi stilati dall'azienda?

Sono domande importanti. Se l'Ilva ha la coscienza tranquilla dovrebbe dare una risposta.

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