«Battaglia per l'ambiente: insieme si vince»
Gentile Direttore,
La diossina trovata nelle uova prodotte in Germania ha avuto un’immediata eco mediatica che ha coinvolto stampa e tv di mezzo mondo. Ebbene una riflessione va fatta per dire che non altrettanta attenzione è stata rivolta storicamente a Taranto “capitale della produzione di diossina”.
Per anni abbiamo “ingurgitato ” quantità abnormi di veleni e nessuno se ne occupava più di tanto. I governi che si sono succeduti hanno colposamente trascurato i pericoli per la salute dei tarantini, col risultato che la città è balzata ai primi posti per malattie da tumori. In effetti non c’è stato un adeguato allarme nè tantomeno una mobilitazione minimamente paragonabile a ciò che sta succedendo in queste ore nella capitale tedesca.
Forse paghiamo il fatto di essere una città di provincia dell’estremo sud e quindi non “degna” di rispettare le aspettative di benessere dei suoi cittadini.
Per fortuna il Presidente Vendola da un po’ di tempo ci ha messo una pezza per cui oggi ci sentiamo un pochino più controllati. Tuttavia pare che il nostro presidente in cambio della famosa legge, oggi ci consegna 50.000 tonnellate di rifiuti napoletani. Personalmente credo sia giusto solidarizzare con chi vive l’emergenza, ma, viene lecito chiedersi perché solo Taranto per tutta la Puglia? Forse perché siamo più ”remissivi” e accettiamo senza troppi mugugni ciò che ci viene ordinato dall’alto.
Penso, dovremmo cambiare i nostri caratteri “condiscendenti” per poter far sentire forte la nostra voce. Comunque, penso che i controlli sulla diossina da parte dell’Arpa non siano proprio esaustivi. Chi controlla l’eventuale presenza di diossina negli agrumi così abbondanti sulle nostre tavole? Chi controlla la diossina nelle uova tarantine? Chi controlla la diossina nelle verdure, patate, pomodori etc..? Ma, soprattutto chi impedirebbe all’Arpa di sistemare centraline di rilevamento fuori dai principali stabilimenti industriali presenti sul nostro territorio?
Credo che nessuna autorità possa vietare di controllare 24 ore su 24 l’emissione di veleni nell’ambiente tarantino. E sarei proprio curioso di vedere qualche istituzione esporsi alle “ire” dei cittadini impedendo i controlli. Purtroppo si è sempre in pochi a ribellarsi e pur dando merito ad Altamarea e ad altre associazioni che si impegnano a portare avanti una battaglia impari che sta minando la salute e la pazienza di ciascuno di noi; non sempre si hanno risposte risolutive ai problemi chi ci attanagliano.
A Lei cara Direttrice rinnovo l’appello di continuare in maniera martellante la battaglia ambientalista che qualche risultato positivo in parte ha dato. Solo così potremo coltivare la speranza che i nostri figli restino sul nostro territorio senza la paura d’ammalarsi. Ai nostri amministratori locali e regionali l’invito a voler più bene alla città con fatti concreti e costanti; le parole ormai non ci bastano più e ci hanno in un certo senso “scocciato”.
Se tutti insieme apriamo e portiamo avanti una vertenza per bonificare definitivamente Taranto ,i risultati non tarderanno ad arrivare, poiché insieme, quasi sempre e si vince perchè più forti e solidali.
Auguri Taranto!
Con molta cordialità
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Gent. mo lettore,
il nostro impegno rimane immutato. Sviluppo e crescita non possono e non devono prescindere dalla salvaguardia di ambiente e salute. Questo territorio ha pagato un prezzo altissimo per fare spazio ad un modello di sviluppo che a distanza di 50 anni mostra tutte le sue contraddizioni.
Ieri abbiamo assistito alla mattanza delle pecore, oggi viene lanciato l'allarme sulla presenza di diossina nei mitili del Mar Piccolo. E domani? Se vogliamo dare un futuro a questa città, una prospettiva alle nuove generazioni, dobbiamo avere il coraggio di guardare la realtà, di conoscerla a fondo, senza ipocrisie e omissioni.
Dopo tanti silenzi, da qualche anno, anche grazie alla forte pressione esercitata dalle associazioni ambientaliste, la questione ambientale è esplosa in tutta la sua drammaticità e termini come diossina, benzo(a)pirene, campionamento in continuo sono diventati sempre più familiari.
E' stato avviato un percorso che non può più interrompersi. Ma al di là dei provvedimenti adottati e degli impegni annunciati, bisogna fare un salto di qualità, compiere uno scatto che coinvolga tutti i livelli: politico, tecnico, scientifico, sanitario.
La questione va affrontata nella sulla complessità.
Per curare un malato occorrono diagnosi certe e documentate.
Gli strumenti per intervenire ci sono. Il resto dipende da noi e da chi ci rappresenta.
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