Confindustria e sindacati: Alleanze incestuose
Dopo quella di Confindustria Taranto, la sollecitazione dei tre sindacati confederali provinciali a rimuovere tutti gli ostacoli che si frappongono ancora alla realizzazione della centrale termoelettrica Enipower da 240 Mw a ciclo combinato cogenerativo, adducendo le ragioni della sostituzione di un impianto altamente inquinante esistente ed operante, ci impone per l’ennesima volta una puntualizzazione.
Dell’assetto attuale si vorrebbe dismettere, rispetto agli odierni 85 Mw prodotti, solo una Tg da 10Mw e due caldaie, o generatori di vapore, da 70 tn di vapore cadauno costruite nel 1966.
Il nuovo assetto, però, porterebbe, nei fatti, la produzione elettrica totale a 307 Mw dei quali larga parte verrebbe venduta al gestore della rete nazionale come energia assimilabile a quella alternativa, con enormi vantaggi economici per l’azienda.
Riteniamo, quindi, che tale operazione sia finalizzata principalmente a fini commerciali perché già oggi, nel suo complesso, la centrale termoelettrica è fortemente cogenerativa: essa è composta da una sezione a ciclo combinato (turbina a gas, caldaia a recupero e turbine a vapore) e da una sezione cogenerativa classica (caldaie e turbine a vapore). L’impianto più recente e moderno esistente in Enipower Taranto, che produce quasi la metà dell’energia totale con il relativo vapore tecnico, è una turbogas con relativa post combustione che risale al 1994 (tecnologia ancora attuale). Restano ancora efficienti ed, infatti, vengono riproposti, impianti costruiti dal 1967 in poi.
Riteniamo, inoltre, che tale investimento non vada realizzato perché si inserirebbe in una realtà fortemente già compromessa nel suo ambiente senza portare alcun beneficio perché eliminerebbe poco inquinamento mentre aumenterebbe notevolmente l’emissione in atmosfera di CO2 e CO.
Sarebbe inoltre un grave errore produrre energia elettrica in una realtà come quella pugliese in cui si esporta già oggi oltre la metà della propria produzione con gravi perdite lungo le linee e con relativi inquinamenti magnetici, oltre a quelli prodotti alla fonte, con un trend positivo di crescita di energia alternativa in cui ENI, tra le altre cose, è ben presente.
Confidiamo che la Regione Puglia ed il Comune di Taranto, nelle loro responsabilità e competenze, confermeranno la volontà di rigettare tale progetto.
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