Petrolio in Mar Grande Legambiente protesta
egambiente di Taranto prende coscienza del rischio rappresentato dalla presenza della condotta sottomarina dell’Eni che dal Mar Grande, attraverso strutture galleggianti di pompaggio denominate «campi boa», spinge il greggio delle petroliere direttamente nei grandi depositi della raffineria. «Un’operazione senza rischi», l’hanno definita ieri i responsabili della Capitaneria di Porto che sottintende al controllo. Così non la pensano, invece, l’ortopedico tarantino William Uzzi e l’ambientalista Fabio Matacchiera. I due esprimono seri dubbi in merito alla sicurezza e parlano (è il caso di Matacchiera), di «incidenti già verificati».
La presidente di Legambiente Taranto, Lunetta Franco, sgrana gli occhi: «Ammetto di non conoscere il problema - dice - ma se le cose stanno così, è bene che chi ha il dovere di intervenire lo faccia in fretta». La rappresentante tarantina dell’organizzazione ambientalista che proprio sui traffici di petrolio del colosso energetico e sui suoi programmi di trivellazione nel Golfo di Taranto sta conducendo una battaglia serrata, non si accontenta delle rassicurazioni rese dalla Capitaneria di porto («può accadere qualche piccola perdita - ha ammesso l’ufficiale responsabile del settore tecnico - ma solo di quantità di materiale assolutamente irrisorio che viene prontamente ripulito e reso innocuo»). «Una quantità minima di sostanza inquinante, in un mare già fortemente compromesso - replica Franco -, è un danno che il nostro mare non può permettersi».
Lunetta Franco mette sotto accusa «la solita trascuratezza delle industrie» dove, aggiunge, «ogni attenzione per preservare l’ambiente qui a Taranto diventa un optional». La responsabile dell’organizzazione con la bandiera gialla ammette di non aver letto la denuncia di Matacchiera né di aver visto le foto da lui pubblicate sul Corriere del Mezzogiorno dove si evidenziano chiazze nerastre in prossimità dei bocchettoni delle boe di collegamento delle navi- cisterna. Secondo l’esperto subacqueo, già autore di numerosissime denunce sugli inquinamenti firmati dall’industria pesante tarantina, gli sversamenti avverrebbero durante la fase di collegamento dei manicotti, «soprattutto quando il mare è mosso», con una frequenza «di almeno una volta ogni tre, quattro operazioni». In un caso è stato anche testimone dell’incidente puntualmente immortalato da una foto molto eloquente. Per la Capitaneria, è bene ripeterlo, «sono incidenti trascurabili prontamente risolti e circoscritti dalle squadre addette alla sicurezza». Lunetta Franco non si accontenta e chiede l’intervento degli organismi preposti al controllo ma anche della politica. «Il comune è tenuto ad esercitare un controllo politico per cui, alla luce di quanto sta emergendo dalla stampa, farebbe bene il sindaco a fare la sua parte». Ecco tirato in ballo l’amministrazione comunale che sulle tematiche ambientali, almeno sinora, non si è mai tirata indietro.
Articoli correlati
- Meloni più audace di Putin
Si condanna l’occupazione russa dell’Ucraina mentre si continua ad occupare l’Iraq
Nessuno sembra farci più caso ma i militari della NATO, ora sotto comando italiano, stanno sempre occupando illegalmente il Nord Est dell’Iraq, zona grande quanto il Donbass. Più audace di Putin, la Premier Meloni, in tuta mimetica, è andata sotto Natale a rendere loro visita. Nessuno ha fiatato.1 gennaio 2023 - Patrick Boylan - Azione nonviolenta a Roma davanti all’ENI
Solidarietà agli attivisti di Extinction Rebellion
Gli attivisti chiedono di incontrare i ministri Patuanelli e Gualtieri, che detengono la Golden Share con cui si può indirizzare l’ENI verso la fuoriuscita dal fossile e verso nuove politiche sostenibili in Italia e nel mondo9 ottobre 2020 - Alessandro Marescotti - “Intanto io lo so...”
La pubblicità “verde” di ENI smascherata da due gruppi ecologisti
A sostegno della loro denuncia, gli attivisti mettono a disposizione online un prezioso documento ricco di infografiche. Inoltre, organizzano un webinar il 14 maggio per presentarlo.12 maggio 2020 - Patrick Boylan Sotto la Hidrochemical la falda è avvelenata. Arsenico più di 40 volte oltre i limiti
I dati preoccupanti dopo la caratterizzazione del sito3 gennaio 2018 - Luciano Manna
Sociale.network