Sequestro Ilva? Prima le perizie
Il sequestro degli impianti dell’Ilva è un’ipotesi che la Procura ha già preso in considerazione. Nella richiesta di incidente probatorio, infatti, non viene esclusa l’adozione di provvedimenti anche clamorosi nel caso in cui dalla super perizia dovessero emergere dati inquietanti sulle emissioni e soprattutto su una eventuale correlazione fra inquinamento, patologie e decessi.
Sono valutazioni precedenti a quelle dei Carabinieri del Noe che, come riferito ieri, hanno chiesto alla Procura il sequestro delle acciaierie e dei relativi impianti utilizzati per la combustione dei gas di scarto espulsi dalle torce. Una richiesta avanzata, si legge nel rapporto, “al fine di prevenire conseguenze ulteriori sia per l’ambiente sia per la salute pubblica”.
Sull’orientamento della Procura sulla richiesta degli investigatori del Nucleo operativo ecologico di legge viene mantenuto il più stretto riserbo. L’impressione è che in questo momento l’obiettivo principale sia quello di portare avanti l’inchiesta e di attendere i risultati della super perizia che sarà effettuata dal pool di chimici e di esperti di epidemiologia.
I militari, per 40 giorni di seguito nell’intero arco di 24 ore, hanno filmato lo “slopping”, ossia l’espulsione di gas e nubi rossastre dai camini del siderurgico. Le sei torce delle due acciaierie, secondo i carabinieri, vengono utilizzate come impianto di combustione dei gas di scarto pericolosi per i lavoratori anzichè essere attivate come meccanismo di emergenza. Le videoriprese hanno documentato fino a 37 attivazioni delle torce in un giorno, con enormi fiammate che bruciano i gas visibili soprattutto nelle ore notturne.
Un utilizzo improprio delle torce, è la tesi degli investigatori che hanno contestato presunte irregolarità anche per le aree “discarica paiole” e “taglio rottami ferrosi” e per gli impianti per “taglio fondi” e “taglio cilindri e fondi sbozzati”.
“E’ ingiustificabile – scrivono i carabinieri del Noe – l’assenza di impianti per l’abbattimento delle polveri e dei fumi derivanti proprio dal taglio dei materiali ferrosi”
I rilievi del Noe, comunque, riguardano le emissioni ma non il tipo di sostanze liberate nell’atmosfera che saranno oggetto di indagine dei periti chimici. Il rapporto dei militari, depositato l’altro ieri dal procuratore Franco Sebastio (titolare del fascicolo col pm Mariano Buccoliero), è stato messo a disposizione del pool che inizierà le operazioni peritali il primo luglio a Roma al Centro epidemiologico. Prossima udienza dinanzi al gip Patrizia Todisco il 17 febbraio 2010.
Intanto, su Facebook l’attenzione degli ambientalisti verso l’inchiesta continua. L’altro giorno si sono dati appuntamento in tribunale. Giovani e meno giovani, alcuni dei quali si conoscevano solo in rete, si sono ritrovati a testimoniare la loro attenzione verso l’inchiesta. A giudicare dai commenti postati ieri, hanno appreso con favore la notizia della richiesta di sequestro del Noe e confidano nel lavoro della magistratura.
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