Fiamme all'Eni, paura in città
Centralini di Vigili del fuoco e Polizia municipale intasati così come quelli delle redazioni giornalistiche.
Il denso fumo nero e le alte fiammate provenienti dalle torce della Raffineria Eni, visibili da moltissimi punti della città, hanno allarmato i cittadini i quali, temendo che potesse essersi verificato un grave incidente all’intrno dello s tabilimento con possibili ripercussioni all’esterno sul piano della sicurezza ambientale subito si sono incollati ai telefoni per saperne di più.
In realtà, l’accensione delle torce, verificatasi intorno alle 17 e 30 di ieri, è stata dovuta all’interruzione del flusso di energia elettrica all’interno della centrale Enipower. Questo inconveniente ha comportato il blocco e la messa in sicurezza degli impianti. In quel momento, infatti, gli impianti della Raffineria erano soggetti ad un forte import di energia elettrica dalla rete nazionale. Nel momento in cui si è verificata una falla nell’erogazione dell’energia i sistemi automatici di sicurezza della Raffineria sono immediatamente scattati provvedendo alla depressurizzazione degli impianti e all’immediata attivazioen delle torce che hanno cominciato a bruciare combustibile.
Un’operazione, spiegano dall’azienda, che non ha creato danni nè a cose nè a persone. Subito dopo sono scattate le verifiche interne tese a ripristinare le condizioni antecedenti all’evento.
Contestualmente la dirigenza della Raffineria ha provveduto ad informare di quanto verificatosi gli organi competenti quali Arpa, Asl, Vigili del Fuoco e istituzioni.
La falla, ovvero l’interruzione momentanea di energia elettrica, verificatasi nella rete nazionale, di fatto ripropone quanto evidenziato da Giovanni Milani, amministratore delegato di Enipower, nel corso dell’ultima conferenza dei servizi tenutasi a Palazzo di Città e nel corso della quale era stato presentato il progetto per la realizzazione di una nuova centrale elettrica in grado di sopperire al fabbisogno della Raffineria, rendendola così più competitiva, abbinando, secondo i dati riferiti dal management dell’azienda, una contenutissima pressione ambientale.
L’intervento consiste, infatti, nella realizzazione di una nuova centrale a ciclo combinato da 240 Mw alimentata a gas naturale in sostituzione degli esistenti e obsoleti gruppi alimentati a olio combustibile, ottenendo, appunto, una consistente riduzione delle emissioni in atmosfera.
Progetto nei confronti dei quali l’amministrazione comunale di Taranto non si è ancora espressa al contrario di quanto fatto dalle associazioni ambientaliste, presenti a quell’incontro, che hanno criticato fortemente l’intera operazione. Al contrario, invece, di Cgil, Cisl e Uil favorevoli, come la Provincia di Taranto, alla realizzazione del nuovo impianto.
Tanto è vero che proprio l’altro giorno i tre segretari generali di Cgil (Luigi D’Isabella), Cisl (Daniela Fumarola) e Uil (Gianfranco Turi) hanno scritto al sindaco Stefàno evidenziando come sia essenziale per il nostro territorio «finalizzare la corposa progettualità messa in campo da Eni, Enipower e Cementir, che contemplano, tra l’altro, gli interventi di necessario adeguamento tecnologico degli impianti» per cui sarebbe opportuno «un immediato incontro anche al fine di valutare le risultanze emerse in occasione della recente conferenza dei servizi sulla riconversione della centrale elettrica all’interno della Raffineria Eni».
Posizioni divergenti che, al di là della bontà o meno delle rispettive posizioni impone una seria riflessione sul fatto che, comunque, l’ambiente di Taranto e la salute dei tarantini vanno comunque preservate con o senza nuova centrale.
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