Raffineria Eni, Prestigiacomo dà l’ok a Tempa Rossa
Da Roma arriva il via libera al progetto Tempa Rossa della raffineria Eni di Taranto.
Il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, infatti, ieri ha firmato quattro decreti di pronuncia di compatibilità ambientale per il progetto Via/Aia congiunto per la Raffineria di Taranto dell’Eni (“Adeguamento stoccaggio del greggio proveniente dal giacimento Tempa Rossa”); per il metanodotto Flaibano/Istrana della Snam Rete Gas, tra Udine e Treviso; per il progetto del gasdotto sottomarino della Progas Metano “componente il sistema di trasporto e distribuzione di gas naturale all’Isola di Procida (Napoli), nel tratto di mare tra il lago del Fusaro (Bacoli) e la zona porto dell’isola di Procida”; per il decommissioning della centrale nucleare di Latina ad opera della Sogin (“Disattivazione accelerata per il rilascio incondizionato del sito. Fase 1″).
La Raffineria di Taranto è stata già oggetto di un decreto di Aia (nel maggio 2010) e, in precedenza, aveva avuto anche un parere di compatibilità ambientale relativo al progetto di integrazione di un’unità Hydrocracking nell’unità esistente, per la conversione con idrogeno dei prodotti pesanti. Il progetto di adeguamento delle strutture della Raffineria di Taranto per lo stoccaggio e la movimentazione del greggio proveniente dal giacimento Tempa Rossa consiste in diverse opere, tra cui la costruzione di un nuovo impianto pre-raffreddamento greggio Tempa Rossa e di due nuovi impianti di recupero vapori a integrazione dell’esistente, uno per la gestione dei vapori da caricamento greggio Tempa Rossa e uno per la gestione dei vapori da caricamento greggio Val d’Agri.
Il progetto è stato oggetto di accesi dibattiti e forti polemiche in ordine al suo impatto ambientale, in una realtà che già presenta forti criticità. L’ok a Tempa Rossa comporterà, probabilmente, un aumento della produzione e quindi del fabbisogno energetico. E infatti, EniPower da tempo ha presentato un progetto per la costruzione di una nuova centrale a ciclo combinato, la cui capacità produttiva è quasi tre volte superiore a quella attuale. Secondo i dirigenti della società, la sostituzione oltre a garantire l’aumentato fabbisogno energetico, abbatterà le emissioni inquinanti. La maggiore produzione di CO2 verrà compensata su scala nazionale. Ma queste tesi non hanno convinto la Regione Puglia che si è opposta alla nuova centrale. Anche il Comune di Taranto ha espresso alcune perplessità. Decisamente contrari gli ambientalisti.
L’Eni, intanto, ha soddisfatto le prescrizioni impartite dal Comitato Tecnico regionale. Ad affermarlo è stato lo stesso organo di controllo al termine della riunione svoltasi lo scorso 7 settembre. In sostanza, il Ctr dopo aver esaminato la relazione del Gruppo di Lavoro, ha ritenuto ottemperata dal gestore dello stabilimento, la prescrizione impartita nei mesi scorsi. In virtù di ciò è stato revocato il provvedimento restrittivo che era stato comunicato all’Eni il 18 luglio.
E’ questo l’ultimo atto e forse il tassello mancante della vicenda sollevata nei giorni scorsi da Legamjonici. Secondo gli ambientalisti la raffineria era stata oggetto di un provvedimento di sospensione da parte del Comitato tecnico regionale, in virtù di alcune carenze in materia di anticendio. A quanto pare, l’azienda avrebbe sì ricevuto una prescrizione dal Comitato tecnico regionale, ma non in termini di sospensione degli impianti. Alla raffineria di Taranto, il Ctr avrebbe chiesto una serie di verifiche sulla portata e sulla pressione di alcuni impianti in relazione ai sistemi di sicurezza. In risposta l’azienda, si è impegnata a presentare un programma di verifiche degli impianti. Solo se l’Eni non avesse rispettato questo programma e se le verifiche effettuate dall’azienda non fossero state giudicate sufficienti, sarebbe scattato il periodo di sospensione degli impianti.
Questo procedimento, sarebbe solo una parte di una più ampia azione di controllo da parte del Ctr cominciata a luglio del 2009, a cui è sottoposta la raffineria Eni.
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