Enipower, il Comune cambia idea e dice sì alla megacentrale
Il Comune di Taranto cambia idea sulla nuova centrale Enipower. Lo ha annunciato ieri pomeriggio il sindaco Ezio Stefàno intervenendo alla riunione della Consulta per sviluppo tenutasi nello stabilimento Eni. Dinanzi ai lavoratori della raffineria, il primo cittadino ha annunciato che nei prossimi giorni la giunta adotterà un provvedimento favorevole alla costruzione della nuova centrale che andrà a sostituire quella attualmente in funzione, vecchia e altamente inquinante.
Si tratta di un’inversione a “U” visto che lo stesso esecutivo comunale nel 2009 aveva respinto il progetto dichiarando la disponibilità ad un nuovo impianto a patto che fosse di pari potenza con quello in esercizio.
Il progetto Enipower non è cambiato in questi anni ma Stefàno ha spiegato il dietrofront con gli approfondimenti tecnici eseguiti nei mesi scorsi che avrebbero sciolto i dubbi sulle emissioni inquinanti. Il sindaco, quindi, si è impegnato dinanzi ai lavoratori ad adottare un nuovo atto amministrativo.
L’assemblea di ieri ha chiuso una due giorni intensa sulla costruzione della nuova centrale che è uno dei temi presenti nel nuovo sondaggio lanciato dal nostro giornale (Scegli il futuro di Taranto: in prima pagina il tagliando, a pagina 7 le istruzioni per partecipare). Un argomento caldo che surriscalda ancora di più una fase già attraversata da forti tensioni sociali legate alla crisi. Lo hanno ricordato sia il presidente della Provincia Gianni Florido che i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil Luigi D’Isabella, Daniela Fumarola e Giancarlo Turi. «Il nostro territorio – ha detto Florido – non può permettersi di perdere altri posti di lavoro e altri investimenti».
Ed, a quanto si sussurra a denti stretti, il rischio che Eni possa dirottare altrove i 220 milioni di euro programmati sul sito di Taranto, oltre ad essere concreto, non è ancora del tutto scongiurato. Sembra che nei giorni scorsi un alto dirigente dell’azienda petrolifera abbia avuto una serie di incontri in città il cui tenore sarebbe stato più o meno questo: se entro la fine di ottobre non ci sono segnali positivi sulla nuova centrale, salta l’investimento su Taranto.
Nell’assemblea di ieri un contributo forte è venuto dagli stessi lavoratori della raffineria e dell’appalto i quali hanno spiegato di avere a cuore sia le ragioni dell’occupazione, ma anche quelle della salute e dell’ambiente. L’attuale centrale – hanno spiegato – non garantisce la sicurezza degli impianti e quindi dei luoghi di lavoro ed ha un impatto ambientale sicuramente maggiore di quella che si intende costruire.
Al dibattito è intervenuto anche il presidente di Confidustria e Camera di commercio, Luigi Sportelli il quale ha sottolineato come gli investimenti che riguardano Taranto sono tutti destinati al miglioramento impiantistico ed avranno tutti ricadute positive in termini di diminuzione dell’inquinamento.
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