"Taranto è drogata dalle ciminiere, ora deve imparare a disintossicarsi"
1. Quale futuro immagina per Taranto?
Per Taranto immagino un futuro radicalmente diverso. Taranto nell'ultima classifica del Sole 24 ore si posiziona al 100° posto per qualità della vita. Siamo maledettamente in coda. Dobbiamo perciò cambiare strada, uscire dalla pigrizia, combattere la rassegnazione e ridisegnare la nostra economia. Il futuro che immagino è quello di una “città laboratorio” che impara dai propri errori e che “impara a cambiare”. In Europa queste città virtuose si chiamano learning cities: “città che apprendono”. Immaginate un tossicodipendente che impara a cambiare e diventa una persona nuova dando l'esempio agli altri. Ecco: Taranto è una città tossicodipendente. Ha avuto bisogno dell'industria inquinante come un drogato ha bisogno dell'eroina. Ma se impara a uscire dal tunnel può diventare un esempio per gli altri. Per uscire dalla metafora, Taranto se impara a uscire dall'inquinamento potrà così insegnare ad altre città inquinate a fare altrettanto. Insegnare a riconvertire è una fonte di lavori ecosostenibili, provoca un indotto straordinario di tecnologie, imprese, competenze, innovazione. Questa è la mia visione del futuro. E' una visione che fa perno non solo sulla speranza ma anche e soprattutto sulla conoscenza, sulla ricerca scientifica e sulla creatività progettuale. L'Europa è piena di città sostenibili, come ad esempio Friburgo, Aarhus o Aalborg. Chi amministrerà Taranto dovrà andare lì per “imparare a cambiare”.
2. Nuova centrale Enipower, favorevole o contrario?
Sono contrario.
3. Perchè?
Perché aumenta la potenza complessiva. Si sfrutterà il metano, meno inquinante, ma per produrre di più. E' come sostituire una vecchia auto a benzina con tre auto a metano. Ci prendiamo in giro? Taranto è stata dichiarata per legge “città ad alto rischio di crisi ambientale” e non doveva quindi incrementare il proprio già gigantesco apparato produttivo. Lo spirito della legge non deve essere tradito.
4. Cosa vede, in futuro, nel rapporto tra Ilva e Taranto?
Tra Ilva e Taranto non ci sarà un buon rapporto finché l'area a caldo continuerà a funzionare a poca distanza dal quartiere Tamburi. Taranto dovrebbe fare come Genova: rottamare la cokeria e bonificare l'area. Non capisco perché se a Genova hanno chiuso la cokeria perché dannosa alla salute (lo ha detto il tribunale di Genova!) e a Taranto una cokeria ancora più grande rimane in funzione. Abbiamo per caso polmoni più robusti del genovesi? A Taranto siamo superman? Siamo i poveri imbecilli meridionali che scambiano una sventura per una occasione di lavoro? Gli studi europei dimostrano che nel raggio di 1700 metri una cokeria non è compatibile con una qualità dell'aria che scenda sotto 1 nanogrammo a metro cubo di benzo(a)pirene. PeaceLink ha tradotto in italiano questi studi. Li forniremo ai periti della magistratura. Noi siamo per la rottamazione della cokeria Ilva. I giornalisti vengono a Taranto da tutt'Europa per fotografarla. Ma come si rilancia il turismo se non si estirpa questo bubbone? Ecco perché occorre “imparare a cambiare”. Basta girare l'Europa. Troviamo città che hanno convertito intere aree industriali inquinatissime. Ora sono zone di attrazione per milioni di turisti. Il futuro con l'Ilva lo vedo difficile e conflittuale. Nel 2005 vi è stata una sentenza di condanna dell'Ilva per inquinamento da parte della Cassazione. Abbiamo chiesto al Sindaco nel 2010 la cosiddetta "interruzione dei termini per il risarcimento danni". Ora può agire per chiedere un risarcimento. Ma il Sindaco attuale non lo fa. Lo dovrà fare il prossimo sindaco.
5) Raddoppio Cementir, sì o no? Perché?
La risposta è facile ed è identica a quella dell'Enipower. Taranto è stata dichiarata per legge “città ad alto rischio di crisi ambientale” e non deve incrementare la sua produzione industriale. E' come se una persona che pesa 130 chili decidesse di mangiare di più invece di mettersi a dieta. Se raddoppio il cibo mangiato con la scusa che scelgo quello dietetico, non scenderò mai di peso. E così è per Taranto: va messa a dieta. E non può aumentare la produzione, anche se adotta le “migliori tecnologie disponibili”.
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